Lo spirito sovversivo di Matei Vișniec si muove nel territorio del proibito e del censurato. La sua penna sottile, che non intinge mai nell’inchiostro letterario, abbozza scene plastiche e schegge di vita su cui si protende l’ombra dell’autore, libero di vagabondare come un eroe tragico tra le tombe dei morti. Con Occidental Express, opera del 2009, l’idea rivoluzionaria prende la forma di un treno della speranza, diretto a Parigi, miraggio paradisiaco per migranti accecati dalle luci all’orizzonte. A partire dall’analisi di questa successione di tableaux vivants (13 scene, autosufficienti ma agganciate a uno stesso binario come i vagoni di un convoglio), l’intervento proposto intende riflettere sul sistema di relazioni che lega l’Utopia alle modalità di scrittura postdrammatica. Utopia intesa, nel caso specifico, come vittoria dell’intellettuale sui rapporti di potere tra il miraggio dell’Occidente consumistico e l’austerità del regime comunista; ma anche come scacco subito dallo stesso intellettuale nel momento in cui cerca di sconfinare dalle leggi del sistema di appartenenza. E’ il caso della scena-refrain che vede un ipotetico candidato discutere la propria tesi di fronte a una commissione di sconcertati e ostili accademici: situazione emblematica per lo stile con cui rimodula l’assurdismo novecentesco e costruisce una scrittura scenica nuova, intrisa di amara ironia.

Train de vie. Il miraggio proibito dell’Occidente nel teatro di Matei Vișniec

eva marinai
2020-01-01

Abstract

Lo spirito sovversivo di Matei Vișniec si muove nel territorio del proibito e del censurato. La sua penna sottile, che non intinge mai nell’inchiostro letterario, abbozza scene plastiche e schegge di vita su cui si protende l’ombra dell’autore, libero di vagabondare come un eroe tragico tra le tombe dei morti. Con Occidental Express, opera del 2009, l’idea rivoluzionaria prende la forma di un treno della speranza, diretto a Parigi, miraggio paradisiaco per migranti accecati dalle luci all’orizzonte. A partire dall’analisi di questa successione di tableaux vivants (13 scene, autosufficienti ma agganciate a uno stesso binario come i vagoni di un convoglio), l’intervento proposto intende riflettere sul sistema di relazioni che lega l’Utopia alle modalità di scrittura postdrammatica. Utopia intesa, nel caso specifico, come vittoria dell’intellettuale sui rapporti di potere tra il miraggio dell’Occidente consumistico e l’austerità del regime comunista; ma anche come scacco subito dallo stesso intellettuale nel momento in cui cerca di sconfinare dalle leggi del sistema di appartenenza. E’ il caso della scena-refrain che vede un ipotetico candidato discutere la propria tesi di fronte a una commissione di sconcertati e ostili accademici: situazione emblematica per lo stile con cui rimodula l’assurdismo novecentesco e costruisce una scrittura scenica nuova, intrisa di amara ironia.
2020
Marinai, Eva
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
CaieteEchinox39-2020-pp.265-275.pdf

solo utenti autorizzati

Tipologia: Versione finale editoriale
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 197.37 kB
Formato Adobe PDF
197.37 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1059965
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact