La fascia costiera italiana, che si sviluppa per oltre 7500 chilometri, è caratterizzata da paesaggi di eccezionale valore naturalistico, ma ospita anche una consistente parte delle risorse economiche nazionali, con importanti centri urbani ed industriali, infrastutture viarie ed attività turistiche. Come in tutti i paesi industrializzati, l'interfaccia terra-mare costituisce una delle zone più soggette a degrado ambientale, sia per gli interessi conflittuali che vi si accentrano, sia per la fragilità tipica di ogni ambiente di transizione. Questa fragilità trova la sua espressione più eclatante nell'erosione che colpisce oggi una quota consistente delle nostre spiagge. E' questo un fatto nuovo, perché in epoca storica tutte le spiagge italiane erano intessate da un accrescimento generalizzato, dovuto alla grande quantità di sedimenti che i fiumi portavano a mare in conseguenza degli estesi disboscamenti che venivano praticati nei bacini idrografici. Alla foce dei fiumi arrivavano cosi più sedimenti di quanto il mare non riuscisse a rimuoverne, tanto che in quel periodo si formarono vaste pianure costiere orlate da imponenti cordoni dunari e cuspidi deltizie aggettanti in mare. Le nostre ampie spiagge sono quindi il risultato di un enorme dissesto idrogeologico, innescato da quella riduzione della copertura boschiva che ha accompagnato la crescita del nostro Paese. Dalla metà del XIX secolo, l'abbandono delle campagne e la ricrescita del bosco, le bonifiche per colmata delle paludi costiere e gli interventi di stabilizzazione dei versanti, nonché la costruzione di dighe e l'estrazione di inerti dagli alvei fluviali, determinarono una drastica riduzione dell'apporto sedimentario da parte dei fiumi, cosicché le spiagge iniziarono a ritirarsi. Nello stesso periodo, anche a seguito della sconfitta della malaria, era iniziato il flusso migratorio dall'interno verso la costa, dove, anche per le favorevoli condizioni morfologiche, si vennero a concentrare tutte quelle attività che fanno oggi di questa parte del territorio una delle più dinamiche del Paese e con un flusso demografico in crescita costante. Purtroppo, molti insediamenti furono costruiti in prossimità del mare, proprio quando già l'erosione stava producendo i suoi primi effetti. I1 fenomeno divenne così preoccupante che fu promulgata una legge specifica, quella del 4 luglio 1907 "Legge per la difesa degli abitati dall'erosione marina", che prevedeva I'intervento automatico dello Stato laddove gli insediamenti abitativi erano minacciati dall'erosione. Nella Legge erano contemplate tre possibilità: la costruzione di pennelli, di scogliere parallele a riva o di ogni altro lavoro idoneo a fermare l'erosione. Di fatto i litorali furono "stabilizzati" con scogliere aderenti e protetti dalle onde con scogliere parallele o poste al largo. Furono costruiti anche molti pennelli, bloccando il flusso dei sedimenti lungo riva ed aggravando l'erosione nei tratti di litorale non protetti. Queste opere, inoltre, stravolsero il paesaggio costiero ed impediscono oggi una ottimale utilizzazione dell'arenile. Una scarsa attenzione ai problemi ambientali e una limitata conoscenza dei processi costieri portò anche alla costruzione di porti lungo le coste basse, che intercettano il flusso dei sedimenti lungo riva e causano, o incentivano, l'erosione delle spiagge poste sottoflutto.

Lo stato dei litorali italiani

SALVATORE, MARIA CRISTINA;
2006-01-01

Abstract

La fascia costiera italiana, che si sviluppa per oltre 7500 chilometri, è caratterizzata da paesaggi di eccezionale valore naturalistico, ma ospita anche una consistente parte delle risorse economiche nazionali, con importanti centri urbani ed industriali, infrastutture viarie ed attività turistiche. Come in tutti i paesi industrializzati, l'interfaccia terra-mare costituisce una delle zone più soggette a degrado ambientale, sia per gli interessi conflittuali che vi si accentrano, sia per la fragilità tipica di ogni ambiente di transizione. Questa fragilità trova la sua espressione più eclatante nell'erosione che colpisce oggi una quota consistente delle nostre spiagge. E' questo un fatto nuovo, perché in epoca storica tutte le spiagge italiane erano intessate da un accrescimento generalizzato, dovuto alla grande quantità di sedimenti che i fiumi portavano a mare in conseguenza degli estesi disboscamenti che venivano praticati nei bacini idrografici. Alla foce dei fiumi arrivavano cosi più sedimenti di quanto il mare non riuscisse a rimuoverne, tanto che in quel periodo si formarono vaste pianure costiere orlate da imponenti cordoni dunari e cuspidi deltizie aggettanti in mare. Le nostre ampie spiagge sono quindi il risultato di un enorme dissesto idrogeologico, innescato da quella riduzione della copertura boschiva che ha accompagnato la crescita del nostro Paese. Dalla metà del XIX secolo, l'abbandono delle campagne e la ricrescita del bosco, le bonifiche per colmata delle paludi costiere e gli interventi di stabilizzazione dei versanti, nonché la costruzione di dighe e l'estrazione di inerti dagli alvei fluviali, determinarono una drastica riduzione dell'apporto sedimentario da parte dei fiumi, cosicché le spiagge iniziarono a ritirarsi. Nello stesso periodo, anche a seguito della sconfitta della malaria, era iniziato il flusso migratorio dall'interno verso la costa, dove, anche per le favorevoli condizioni morfologiche, si vennero a concentrare tutte quelle attività che fanno oggi di questa parte del territorio una delle più dinamiche del Paese e con un flusso demografico in crescita costante. Purtroppo, molti insediamenti furono costruiti in prossimità del mare, proprio quando già l'erosione stava producendo i suoi primi effetti. I1 fenomeno divenne così preoccupante che fu promulgata una legge specifica, quella del 4 luglio 1907 "Legge per la difesa degli abitati dall'erosione marina", che prevedeva I'intervento automatico dello Stato laddove gli insediamenti abitativi erano minacciati dall'erosione. Nella Legge erano contemplate tre possibilità: la costruzione di pennelli, di scogliere parallele a riva o di ogni altro lavoro idoneo a fermare l'erosione. Di fatto i litorali furono "stabilizzati" con scogliere aderenti e protetti dalle onde con scogliere parallele o poste al largo. Furono costruiti anche molti pennelli, bloccando il flusso dei sedimenti lungo riva ed aggravando l'erosione nei tratti di litorale non protetti. Queste opere, inoltre, stravolsero il paesaggio costiero ed impediscono oggi una ottimale utilizzazione dell'arenile. Una scarsa attenzione ai problemi ambientali e una limitata conoscenza dei processi costieri portò anche alla costruzione di porti lungo le coste basse, che intercettano il flusso dei sedimenti lungo riva e causano, o incentivano, l'erosione delle spiagge poste sottoflutto.
2006
Augelli, P. C.; Aminti, P. L.; Amore, C; Artom, C; Bellotti, P; Bozzano, A; Caputo, C; Castelliti, G; Cipriani, L. E.; Cocco, E; Corradi, N; D'Alessandro, L; Damiani, L; Davoli, L; DE PIPPO, T; Devoti, S; DI GREGORIO, F; Evangelista, S; Ferrari, M; Ferri, S; Fierro, G; Fontolan, G; Ginesu, S; Giuffrida, E; Iannantuono, E; Iuliano, S; LA MONICA, G. B.; Landini, B; Mascioli, F; Nesci, O; Palmentola, G; ENZO PRANZINI, E; Pugliese, F; Randazzo, G; Raffi, R; Rosskopf, C. M.; Salvatore, MARIA CRISTINA; Silenzi, S; Simeoni, U; Veltri, P.
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