La “Parrina” è una piccola zona a Denominazione di Origine situata nell’ambiente pedocollinare a nord est di Orbetello che vanta una lunga tradizione nella produzione vitivinicola. Infatti si ritiene che il suo nome sia derivata dalla presenza spagnola del XVI-XVIII secolo. Infatti, dopo la cessione della Toscana ai Medici, gli spagnoli fondarono lo stato dei Presidi (1557-1815) comprendente Portolongone (Isola d’Elba), Porto Ercole, Santo Stefano, Ansedonia ed Orbetello, che ne era la capitale. Vi sono numerose testimonianze di questa presenza nel territorio, nella lingua, nei monumenti e nei toponimi tra i quali può essere annoverato quello di “Parrina” che deriverebbe da “Parra” ovvero pergola di vite. Numerosi scritti attestano la vocazione vitivinicola di questa zona, tra i quali assume particolare rilievo la relazione del Dr. Alfonso Ademollo (1884) all’inchiesta parlamentare Iacini, sulla situazione vitivinicola della provincia di Grosseto. Inoltre, nella “monografia sulla vite e il vino nel territorio di Orbetello” l’enotecnico Luigi Vivarelli (1906) afferma: “la vite viene coltivata esclusivamente in coltura specializzata utilizzando come sostegni le canne, che sarebbe bene sostituire con i fili di ferro. Inoltre la potatura più comune è a cornetti a 5-6 occhi per vite, ma si potrebbe introdurre con vantaggio il Guyot”. Nella parte collinare i terreni, prevalentemente di origine eocenica, derivano da arenarie inferiori o scisti arenari, mentre nella zona pedocollinare si trovano terreni neogenici e quaternari di consistenza sabbiosa. Si tratta di terreni a con reazione prevalentemente sub acida, poveri di sostanza organica e ben provvisti di potassio. Il clima caldo ed asciutto, mitigato dalla vicinanza del mare, è particolarmente favorevole alla maturazione delle uve anche sotto il profilo fenolico. Nel 1953 la fattoria della Parrina ricevette dall’Ente Autonomo Mostra Mercato Nazionale dei Vini Tipici e Pregiati di Siena un Diploma di Merito per il vino “Ansonica bianca del litorale di Orbetello”, era questo un tangibile segnale di apprezzamento che spingeva una decina di aziende a richiedere il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata che veniva concesso nel 1971. Da questo momento in poi i vini della Parrina iniziano ad essere commercializzati e conosciuti in vari paesi d’Europa. Successivamente, a seguito di un attento esame delle caratteristiche produttive e qualitative dei vitigni utilizzati e dopo un’attenta scelta dei vitigni, vengono apportate ulteriori modifiche al disciplinare, l’ultima della quale evidenzia in maniera piuttosto netta i nuovi orientamenti produttivi che si basano sull’utilizzo negli uvaggi dei vitigni “Chardonnay” e “Sauvignon” tra i bianchi, del “Cabernet Sauvignon” e del “Cabernet Franc” tra i rossi. Con questa fase iniziano anche nuove strategie produttive basate sull’ampliamento dei vitigni utilizzati, l’aumento della densità di piantagione, la diminuzione della produzione unitaria e l’aggiornamento della tecnica enologica, che prevede l’utilizzo del legno per l’affinamento dei vini rossi. Tali aggiornamenti sono stati attuati apportando anche modifiche al disciplinare di produzione.

Parrina

SCALABRELLI, GIANCARLO
2008-01-01

Abstract

La “Parrina” è una piccola zona a Denominazione di Origine situata nell’ambiente pedocollinare a nord est di Orbetello che vanta una lunga tradizione nella produzione vitivinicola. Infatti si ritiene che il suo nome sia derivata dalla presenza spagnola del XVI-XVIII secolo. Infatti, dopo la cessione della Toscana ai Medici, gli spagnoli fondarono lo stato dei Presidi (1557-1815) comprendente Portolongone (Isola d’Elba), Porto Ercole, Santo Stefano, Ansedonia ed Orbetello, che ne era la capitale. Vi sono numerose testimonianze di questa presenza nel territorio, nella lingua, nei monumenti e nei toponimi tra i quali può essere annoverato quello di “Parrina” che deriverebbe da “Parra” ovvero pergola di vite. Numerosi scritti attestano la vocazione vitivinicola di questa zona, tra i quali assume particolare rilievo la relazione del Dr. Alfonso Ademollo (1884) all’inchiesta parlamentare Iacini, sulla situazione vitivinicola della provincia di Grosseto. Inoltre, nella “monografia sulla vite e il vino nel territorio di Orbetello” l’enotecnico Luigi Vivarelli (1906) afferma: “la vite viene coltivata esclusivamente in coltura specializzata utilizzando come sostegni le canne, che sarebbe bene sostituire con i fili di ferro. Inoltre la potatura più comune è a cornetti a 5-6 occhi per vite, ma si potrebbe introdurre con vantaggio il Guyot”. Nella parte collinare i terreni, prevalentemente di origine eocenica, derivano da arenarie inferiori o scisti arenari, mentre nella zona pedocollinare si trovano terreni neogenici e quaternari di consistenza sabbiosa. Si tratta di terreni a con reazione prevalentemente sub acida, poveri di sostanza organica e ben provvisti di potassio. Il clima caldo ed asciutto, mitigato dalla vicinanza del mare, è particolarmente favorevole alla maturazione delle uve anche sotto il profilo fenolico. Nel 1953 la fattoria della Parrina ricevette dall’Ente Autonomo Mostra Mercato Nazionale dei Vini Tipici e Pregiati di Siena un Diploma di Merito per il vino “Ansonica bianca del litorale di Orbetello”, era questo un tangibile segnale di apprezzamento che spingeva una decina di aziende a richiedere il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata che veniva concesso nel 1971. Da questo momento in poi i vini della Parrina iniziano ad essere commercializzati e conosciuti in vari paesi d’Europa. Successivamente, a seguito di un attento esame delle caratteristiche produttive e qualitative dei vitigni utilizzati e dopo un’attenta scelta dei vitigni, vengono apportate ulteriori modifiche al disciplinare, l’ultima della quale evidenzia in maniera piuttosto netta i nuovi orientamenti produttivi che si basano sull’utilizzo negli uvaggi dei vitigni “Chardonnay” e “Sauvignon” tra i bianchi, del “Cabernet Sauvignon” e del “Cabernet Franc” tra i rossi. Con questa fase iniziano anche nuove strategie produttive basate sull’ampliamento dei vitigni utilizzati, l’aumento della densità di piantagione, la diminuzione della produzione unitaria e l’aggiornamento della tecnica enologica, che prevede l’utilizzo del legno per l’affinamento dei vini rossi. Tali aggiornamenti sono stati attuati apportando anche modifiche al disciplinare di produzione.
2008
Scalabrelli, Giancarlo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/120684
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