Questa nuova DOC, la sesta in ordine di tempo di approvazione della provincia di Grosseto, si inserisce in un interessante contesto vitivinicolo alquanto qualificato, basti pensare che questa zona è contornata da denominazioni prestigiose come Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano, Sant’Antimo e Monteregio di Massa Marittima. L’ottenimento della DOC è un riconoscimento atteso da tempo dai viticoltori, in quanto la vocazione a produrre vini di elevata qualità di questa zona è indiscussa le cui produzioni sono conosciute ed apprezzate fin dall’antichità. La denominazione “Montecucco” abbraccia una zona più ampia della località Montecucco, sita nel Comune di Cinigiano, che nel 1989 veniva riconosciuta con Decreto Ministeriale come Indicazione Geografica. L’utilizzo di questo nome è giustificato dal fatto che i vini prodotti nell’area circostante alla suddetta località hanno mostrato negli anni di possedere caratteristiche analoghe ai vini della suddetta Indicazione Geografica tanto da essere facilmente identificati dai consumatori. Già prima del 1900 i vini prodotti nel comune di Castel del Piano erano conosciuti, come si evince dai risultati delle analisi chimiche effettuate presso l’Istituto di Chimica Agraria dell’Università di Pisa (1895). Più in particolare per la produzione di uno di questi vini rossi concorrevano “Brunello”, “Tintura di Spagna” ed altre uve bianche. I suoli dell’intera area hanno in prevalenza una tessitura che varia dal medio impasto al medio impasto sabbioso e al medio impasto argilloso, con sottosuolo ciottoloso che conferisce un buon drenaggio. I terreni che derivano fondamentalmente dal disfacimento di rocce arenarie, con o senza la partecipazione di rocce calcaree, hanno reazione per lo più sub alcalina o neutra, sono carenti di sostanza organica e di azoto, sono ben provvisti di fosforo e moderatamente di potassio, nel complesso quindi sono particolarmente vocati alla coltivazione della vite. Anche il clima abbastanza mite, caratterizzato da una piovosità distribuita soprattutto durante i mesi autunnali e primaverili, crea condizioni idonee alla buona maturazione e alla sanità delle uve. Nei vecchi impianti il sistema di allevamento è a Guyot semplice o doppio, mentre nei nuovi impianti si tende ad adottare il cordone speronato ed a intensificare la densità di piantagione, anche oltre a quanto prevede il disciplinare (minimo 3.400 viti/ha). In quest’area la buona l’espressione delle potenzialità del Sangiovese ha esercitato uno stimolo all’incremento degli impianti negli ultimi anni, sia da parte degli agricoltori locali, sia di nuovi imprenditori. Possiamo pertanto considerarla un’area in continua evoluzione, dove accanto al vino rosso da affinamento si attende a breve scadenza la riscoperta di altre peculiarità come quella del vino bianco, che oggi si basa soprattutto sul vitigno “Vermentino”.

Montecucco

SCALABRELLI, GIANCARLO
2008-01-01

Abstract

Questa nuova DOC, la sesta in ordine di tempo di approvazione della provincia di Grosseto, si inserisce in un interessante contesto vitivinicolo alquanto qualificato, basti pensare che questa zona è contornata da denominazioni prestigiose come Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano, Sant’Antimo e Monteregio di Massa Marittima. L’ottenimento della DOC è un riconoscimento atteso da tempo dai viticoltori, in quanto la vocazione a produrre vini di elevata qualità di questa zona è indiscussa le cui produzioni sono conosciute ed apprezzate fin dall’antichità. La denominazione “Montecucco” abbraccia una zona più ampia della località Montecucco, sita nel Comune di Cinigiano, che nel 1989 veniva riconosciuta con Decreto Ministeriale come Indicazione Geografica. L’utilizzo di questo nome è giustificato dal fatto che i vini prodotti nell’area circostante alla suddetta località hanno mostrato negli anni di possedere caratteristiche analoghe ai vini della suddetta Indicazione Geografica tanto da essere facilmente identificati dai consumatori. Già prima del 1900 i vini prodotti nel comune di Castel del Piano erano conosciuti, come si evince dai risultati delle analisi chimiche effettuate presso l’Istituto di Chimica Agraria dell’Università di Pisa (1895). Più in particolare per la produzione di uno di questi vini rossi concorrevano “Brunello”, “Tintura di Spagna” ed altre uve bianche. I suoli dell’intera area hanno in prevalenza una tessitura che varia dal medio impasto al medio impasto sabbioso e al medio impasto argilloso, con sottosuolo ciottoloso che conferisce un buon drenaggio. I terreni che derivano fondamentalmente dal disfacimento di rocce arenarie, con o senza la partecipazione di rocce calcaree, hanno reazione per lo più sub alcalina o neutra, sono carenti di sostanza organica e di azoto, sono ben provvisti di fosforo e moderatamente di potassio, nel complesso quindi sono particolarmente vocati alla coltivazione della vite. Anche il clima abbastanza mite, caratterizzato da una piovosità distribuita soprattutto durante i mesi autunnali e primaverili, crea condizioni idonee alla buona maturazione e alla sanità delle uve. Nei vecchi impianti il sistema di allevamento è a Guyot semplice o doppio, mentre nei nuovi impianti si tende ad adottare il cordone speronato ed a intensificare la densità di piantagione, anche oltre a quanto prevede il disciplinare (minimo 3.400 viti/ha). In quest’area la buona l’espressione delle potenzialità del Sangiovese ha esercitato uno stimolo all’incremento degli impianti negli ultimi anni, sia da parte degli agricoltori locali, sia di nuovi imprenditori. Possiamo pertanto considerarla un’area in continua evoluzione, dove accanto al vino rosso da affinamento si attende a breve scadenza la riscoperta di altre peculiarità come quella del vino bianco, che oggi si basa soprattutto sul vitigno “Vermentino”.
2008
Scalabrelli, Giancarlo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/120686
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