Questa denominazione riguardante soltanto la produzione di vini rossi comprende il territorio delle alte colline del fiume Fiora ed in particolare i Comuni di Sorano, Pitigliano e parte del comune di Manciano. In pratica corrisponde ad una parte della zona di produzione del Bianco di Pitigliano, al pari della quale ha sempre dato origine a vini interessanti fin dall'antichità. La scelta della denominazione Sovana è derivata oltre che dalla concentrazione di superifici vitate a bacca nera, anche per la notorietà acquisita da questo nome sia in Italia che all'estero e per l'importanza storica avuta nel passato, essendo stata città natale di Ildebrando da Soana, Papa Gregorio VII. Le tracce della coltura della vite risalenti al periodo etrusco si ritrovano in questa zona in una serie di reperti archeologici rinvenuti a Poggio Buco, esistono i resti della città di Statonia, dove sono stati rinvenuti in un tempio reperti decorati databili al VI secolo a.C.. La Sovana di oggi è un paese medievale dotato di un fascino particolare che palesa gli eventi passati quasi indelebilmente. Tra le ricchezze architettoniche ritroviamo i resti della rocca aldobrandesca, la “via di mezzo” con i mattoni a lisca di pesce, il palazzo pretorio e la Chiesa romanica di Santa Maria, che conserva segni tangibili della presenza della vite nella civiltà sovanese. La vocazione ed i pregi dei vini che sono prodotti in questa zona sono stati ampiamente riconosciuti fin dal secolo scorso, come si evince nella relazione del Dr. Alfonso Ademollo (Inchiesta parlamentare agraria Iacini, 1884) sulla vocazione viticola della provincia di Grosseto dove, tra l’altro, si riporta per il territorio suddetto: “...dunque trovasi terreni leggeri, permeabili, aridi nelle parti elevate, dovute a sabbie, rocce decomposte o detriti vulcanici e sassaie”… “…Attualmente la maggior quantità di vino viene data dai comuni di Pitigliano, Sorano… i quali sono dotati di buone cantine per conservarlo, fabbricate come sono nella lavorabile tufa vulcanica…”. Nello studio sullo sviluppo dell’agricoltura grossetana il Dr. Giacomo Barabino (1884) asseriva “…in pochi luoghi il vino si produce di qualità così squisita come nei vigneti di Manciano, Pitigliano e Sorano...”. Sotto l’aspetto geopedologico il territorio è costituito, nella parte collinare del Comune di Manciano, prevalentemente da terreni di origine eocenica, mentre nei bacini dell'Albegna e dell'Elsa dominano le formazioni plioceniche e rocce mioceniche. Conglomerati di sabbia, detriti e ciottoli fluviali del quaternario affiorano nella fascia collinare ad ovest di Manciano, mentre detriti e ciottoli con argille sono presenti nelle formazioni alluvionali. Travertini e tufi calcarei compaiono principalmente in prossimità di Saturnia e Manciano. Nel territorio dei Comuni di Pitigliano e Sorano prevalgono le rocce vulcaniche prodotte da effusioni del Monte Amiata che essendo legate ad ad eventi eruttivi lontani tra loro presentano natura e caratteristiche assai variabili. Pedologicamente i terreni più rappresentati nei comuni di Pitigliano, Sorano e a nord-est di Manciano sono tufacei, sub acidi, ricchi di scheletro, abbastanza aridi, mentre presso Saturnia e Manciano i suoli sono sciolti o di medio impasto, su travertino e arenarie eoceniche. Ai lati dei fiumi e dei torrenti si trovano suoli sciolti o di medio impasto, di tipo alluvionale, variabili per contenuto di sabbia, argilla, limo, ciottoli e calcare. Accanto ai vigneti più vecchi costituiti con ampi sesti d'impianto (m 3,00-2,70 x 1,50-1,20) sono stati effettuati nuovi impianti con distanze più ravvicinate, soprattutto sulla fila. Il sistema di allevamento finora più diffuso era il Guyot, che gradualmente è stato sostituito dal cordone speronato.

Sovana

SCALABRELLI, GIANCARLO
2008-01-01

Abstract

Questa denominazione riguardante soltanto la produzione di vini rossi comprende il territorio delle alte colline del fiume Fiora ed in particolare i Comuni di Sorano, Pitigliano e parte del comune di Manciano. In pratica corrisponde ad una parte della zona di produzione del Bianco di Pitigliano, al pari della quale ha sempre dato origine a vini interessanti fin dall'antichità. La scelta della denominazione Sovana è derivata oltre che dalla concentrazione di superifici vitate a bacca nera, anche per la notorietà acquisita da questo nome sia in Italia che all'estero e per l'importanza storica avuta nel passato, essendo stata città natale di Ildebrando da Soana, Papa Gregorio VII. Le tracce della coltura della vite risalenti al periodo etrusco si ritrovano in questa zona in una serie di reperti archeologici rinvenuti a Poggio Buco, esistono i resti della città di Statonia, dove sono stati rinvenuti in un tempio reperti decorati databili al VI secolo a.C.. La Sovana di oggi è un paese medievale dotato di un fascino particolare che palesa gli eventi passati quasi indelebilmente. Tra le ricchezze architettoniche ritroviamo i resti della rocca aldobrandesca, la “via di mezzo” con i mattoni a lisca di pesce, il palazzo pretorio e la Chiesa romanica di Santa Maria, che conserva segni tangibili della presenza della vite nella civiltà sovanese. La vocazione ed i pregi dei vini che sono prodotti in questa zona sono stati ampiamente riconosciuti fin dal secolo scorso, come si evince nella relazione del Dr. Alfonso Ademollo (Inchiesta parlamentare agraria Iacini, 1884) sulla vocazione viticola della provincia di Grosseto dove, tra l’altro, si riporta per il territorio suddetto: “...dunque trovasi terreni leggeri, permeabili, aridi nelle parti elevate, dovute a sabbie, rocce decomposte o detriti vulcanici e sassaie”… “…Attualmente la maggior quantità di vino viene data dai comuni di Pitigliano, Sorano… i quali sono dotati di buone cantine per conservarlo, fabbricate come sono nella lavorabile tufa vulcanica…”. Nello studio sullo sviluppo dell’agricoltura grossetana il Dr. Giacomo Barabino (1884) asseriva “…in pochi luoghi il vino si produce di qualità così squisita come nei vigneti di Manciano, Pitigliano e Sorano...”. Sotto l’aspetto geopedologico il territorio è costituito, nella parte collinare del Comune di Manciano, prevalentemente da terreni di origine eocenica, mentre nei bacini dell'Albegna e dell'Elsa dominano le formazioni plioceniche e rocce mioceniche. Conglomerati di sabbia, detriti e ciottoli fluviali del quaternario affiorano nella fascia collinare ad ovest di Manciano, mentre detriti e ciottoli con argille sono presenti nelle formazioni alluvionali. Travertini e tufi calcarei compaiono principalmente in prossimità di Saturnia e Manciano. Nel territorio dei Comuni di Pitigliano e Sorano prevalgono le rocce vulcaniche prodotte da effusioni del Monte Amiata che essendo legate ad ad eventi eruttivi lontani tra loro presentano natura e caratteristiche assai variabili. Pedologicamente i terreni più rappresentati nei comuni di Pitigliano, Sorano e a nord-est di Manciano sono tufacei, sub acidi, ricchi di scheletro, abbastanza aridi, mentre presso Saturnia e Manciano i suoli sono sciolti o di medio impasto, su travertino e arenarie eoceniche. Ai lati dei fiumi e dei torrenti si trovano suoli sciolti o di medio impasto, di tipo alluvionale, variabili per contenuto di sabbia, argilla, limo, ciottoli e calcare. Accanto ai vigneti più vecchi costituiti con ampi sesti d'impianto (m 3,00-2,70 x 1,50-1,20) sono stati effettuati nuovi impianti con distanze più ravvicinate, soprattutto sulla fila. Il sistema di allevamento finora più diffuso era il Guyot, che gradualmente è stato sostituito dal cordone speronato.
2008
Scalabrelli, Giancarlo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/120687
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