Il nome di Pitigliano risale all’epoca romana e deriverebbe, secondo la leggenda, da due esuli Pitilio e Ciliano che si rifugiarono in questo luogo dopo aver rubato la corona di Giove Statore in Campidoglio. Leggenda e verità si intrecciano in quanto a Roma fin dal 385 a.C. si parla di “gens petilia”. In epoca etrusca Pitigliano fu prima sotto la giurisdizione di Statonia alle dipendenze della lucumonia di Vulci, poi passò ai romani e a partire dall’VIII secolo divenne, sotto il dominio di Sovana, dimora della famiglia degli Aldobrandeschi, acquistando particolare importanza militare e strategica. L’importanza della vite e del vino per questo territorio è documetata fin dal periodo etrusco dai reperti archeologici rinvenuti negli insediamenti presenti della zona della “civiltà del tufo”, alcuni dei quali conservati nel Museo archeologico di Pitigliano. Particolare rilievo rivestono le cantine scavate nel tufo, presenti nel borgo di Pitigliano e nelle zone limitrofe utilizzate fino a tempi recenti, dove si poteva gustare il famoso vino che purtroppo, date le tecniche allora adottate, non poteva resistere a lunghi viaggi. Già dal secolo scorso studiosi della vite e del vino come Alfonso Ademollo (1884) e Giacomo Barabino (1884), ed in seguito Cettolini (1927) sottolinearono la vocazione vitivinicola dei comuni di Pitigliano, Sorano e Manciano che costituiscono oggi gran parte del territorio di produzione di questo vino DOC. I terreni situati nei comuni di Pitigliano e Sorano sono in prevalenza di origine vulcanica, da medio impasto a sciolti tendenzialmente aridi, ricchi di potassio e poveri di fosforo. Verso il comune di Manciano si trovano anche terreni sabbiosi e sabbio-argillosi, posti su rocce arenarie eoceniche e su conglomerati. In ambedue i casi si tratta di terreni abbastanza sciolti di modesta fertilità, particolarmente adatti alla coltivazione della vite. Nell'ambito del programma promosso dall'Ente Maremma nacque nel 1954, per iniziativa di 11 soci, la Cantina Cooperativa di Pitigliano che incominciò a funzionare nel 1958. I soci della Cantina Sociale, saliti attualmente ad 875, rappresentano la parte preponderante dei produttori del Bianco di Pitigliano che nel 1966 fu il primo vino bianco della Toscana ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata che è situata nei comuni di Pitigliano, Sorano e Manciano. Rispetto a qualche decennio fa la produzione totale di vino a DOC è diminuita considerevolmente per effetto di diversi fattori tra i quali si possono annoverare l'abbandono della coltivazione, a seguito dei premi di espianto dei vigneti, e la diminuzione della produzione unitaria dei vigneti conseguente l'invecchiamento degli impianti. Infine le nuove strategie produttive inducono ad ottenere rese ad ettaro più contenute, che spesso sono inferiori a quelle previste dal disciplinare. Questa Denominazione d’Origine è andata incontro a due tipi di ristrutturazione a partire dal momento del suo riconoscimento. La prima, effettuata intorno agli anni 80' quando, per diminuire i costi di produzione, con la modifica della forma di allevamento in gran parte dei vigneti, sostituendo la spalliera con la cortina semplice (cordone alto, con chioma discendente). La seconda è iniziata nel decennio successivo alla modifica del disciplinare di produzione, che ha previsto l'inserimento di alcuni vitigni miglioratori, dopo una specifica sperimentazione. Quest'ultimo adeguamento, effettuato entro tre anni dall'approvazione del D.P.R. del 17 aprile 1990, ha richiesto nuovi impianti che sono stati realizzati secondo criteri di maggiore razionalità della gestione, in ottemperanza alle norme del disciplinare.

Bianco di Pitigliano

SCALABRELLI, GIANCARLO
2008-01-01

Abstract

Il nome di Pitigliano risale all’epoca romana e deriverebbe, secondo la leggenda, da due esuli Pitilio e Ciliano che si rifugiarono in questo luogo dopo aver rubato la corona di Giove Statore in Campidoglio. Leggenda e verità si intrecciano in quanto a Roma fin dal 385 a.C. si parla di “gens petilia”. In epoca etrusca Pitigliano fu prima sotto la giurisdizione di Statonia alle dipendenze della lucumonia di Vulci, poi passò ai romani e a partire dall’VIII secolo divenne, sotto il dominio di Sovana, dimora della famiglia degli Aldobrandeschi, acquistando particolare importanza militare e strategica. L’importanza della vite e del vino per questo territorio è documetata fin dal periodo etrusco dai reperti archeologici rinvenuti negli insediamenti presenti della zona della “civiltà del tufo”, alcuni dei quali conservati nel Museo archeologico di Pitigliano. Particolare rilievo rivestono le cantine scavate nel tufo, presenti nel borgo di Pitigliano e nelle zone limitrofe utilizzate fino a tempi recenti, dove si poteva gustare il famoso vino che purtroppo, date le tecniche allora adottate, non poteva resistere a lunghi viaggi. Già dal secolo scorso studiosi della vite e del vino come Alfonso Ademollo (1884) e Giacomo Barabino (1884), ed in seguito Cettolini (1927) sottolinearono la vocazione vitivinicola dei comuni di Pitigliano, Sorano e Manciano che costituiscono oggi gran parte del territorio di produzione di questo vino DOC. I terreni situati nei comuni di Pitigliano e Sorano sono in prevalenza di origine vulcanica, da medio impasto a sciolti tendenzialmente aridi, ricchi di potassio e poveri di fosforo. Verso il comune di Manciano si trovano anche terreni sabbiosi e sabbio-argillosi, posti su rocce arenarie eoceniche e su conglomerati. In ambedue i casi si tratta di terreni abbastanza sciolti di modesta fertilità, particolarmente adatti alla coltivazione della vite. Nell'ambito del programma promosso dall'Ente Maremma nacque nel 1954, per iniziativa di 11 soci, la Cantina Cooperativa di Pitigliano che incominciò a funzionare nel 1958. I soci della Cantina Sociale, saliti attualmente ad 875, rappresentano la parte preponderante dei produttori del Bianco di Pitigliano che nel 1966 fu il primo vino bianco della Toscana ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata che è situata nei comuni di Pitigliano, Sorano e Manciano. Rispetto a qualche decennio fa la produzione totale di vino a DOC è diminuita considerevolmente per effetto di diversi fattori tra i quali si possono annoverare l'abbandono della coltivazione, a seguito dei premi di espianto dei vigneti, e la diminuzione della produzione unitaria dei vigneti conseguente l'invecchiamento degli impianti. Infine le nuove strategie produttive inducono ad ottenere rese ad ettaro più contenute, che spesso sono inferiori a quelle previste dal disciplinare. Questa Denominazione d’Origine è andata incontro a due tipi di ristrutturazione a partire dal momento del suo riconoscimento. La prima, effettuata intorno agli anni 80' quando, per diminuire i costi di produzione, con la modifica della forma di allevamento in gran parte dei vigneti, sostituendo la spalliera con la cortina semplice (cordone alto, con chioma discendente). La seconda è iniziata nel decennio successivo alla modifica del disciplinare di produzione, che ha previsto l'inserimento di alcuni vitigni miglioratori, dopo una specifica sperimentazione. Quest'ultimo adeguamento, effettuato entro tre anni dall'approvazione del D.P.R. del 17 aprile 1990, ha richiesto nuovi impianti che sono stati realizzati secondo criteri di maggiore razionalità della gestione, in ottemperanza alle norme del disciplinare.
2008
Scalabrelli, Giancarlo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/120702
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