In questo intervento ho messo a fuoco la personalità poco nota di Jacques-Nicolas Paillot de Montabert, allievo di David, concentrandomi sul suo monumentale "Traité complet de la peinture" in 9 volumi (1829). Questo trattato, finora del tutto trascurato dalla critica, si rivela molto interessante: l'autore, vicino alla setta primitivista dei Barbus, vi fonda un sistema estetico basato sulle affinità tra la pittura e la musica. Convinto che la pittura sia un linguaggio di segni ottici, autonomo dal verbale, Paillot sottolinea che in un dipinto l'importante non è il soggetto, ma il "caractère", cioè la capacità di transmettere allo spettatore un'idea o un sentimento. A suo avviso, come la musica attraverso i "modi", che concepisce come dei generi diversi di tonalità e di rapporti tra i suoni, puo' esprimere un'affezione dell'animo, allo stesso modo la pittura deve scegliere un "mode", cioè una certa gamma di colori, di chiaroscuro, un certo tipo di linee e di tocco, adatti a esprimere determinate idee o sentimenti, e capaci di rispondere all'esigenza di armonia radicata nella natura umana. Questa teoria che fa della pittura un'arte dei rapporti tra gli elementi formali (linee, colori, chiaroscuro, tocco), che funzionano come segni linguistici , non solo rivela il legame tra una concezione formalista e anti-mimetica del'arte e la musica come modello, ma proietta il testo di Paillot nel futuro. In effetti molte delle sue idee si ritrovano nella "Grammaire des arts du dessin" di Charles Blanc (1867), che fu una delle fonti privilegiate degli artisti simbolisti e neo-impressionisti

"Il faut que le peintre adopte, comme le musicien, un mode": peinture et musique dans la pensée esthétique de Paillot de Montabert

SAVETTIERI, CHIARA
2009-01-01

Abstract

In questo intervento ho messo a fuoco la personalità poco nota di Jacques-Nicolas Paillot de Montabert, allievo di David, concentrandomi sul suo monumentale "Traité complet de la peinture" in 9 volumi (1829). Questo trattato, finora del tutto trascurato dalla critica, si rivela molto interessante: l'autore, vicino alla setta primitivista dei Barbus, vi fonda un sistema estetico basato sulle affinità tra la pittura e la musica. Convinto che la pittura sia un linguaggio di segni ottici, autonomo dal verbale, Paillot sottolinea che in un dipinto l'importante non è il soggetto, ma il "caractère", cioè la capacità di transmettere allo spettatore un'idea o un sentimento. A suo avviso, come la musica attraverso i "modi", che concepisce come dei generi diversi di tonalità e di rapporti tra i suoni, puo' esprimere un'affezione dell'animo, allo stesso modo la pittura deve scegliere un "mode", cioè una certa gamma di colori, di chiaroscuro, un certo tipo di linee e di tocco, adatti a esprimere determinate idee o sentimenti, e capaci di rispondere all'esigenza di armonia radicata nella natura umana. Questa teoria che fa della pittura un'arte dei rapporti tra gli elementi formali (linee, colori, chiaroscuro, tocco), che funzionano come segni linguistici , non solo rivela il legame tra una concezione formalista e anti-mimetica del'arte e la musica come modello, ma proietta il testo di Paillot nel futuro. In effetti molte delle sue idee si ritrovano nella "Grammaire des arts du dessin" di Charles Blanc (1867), che fu una delle fonti privilegiate degli artisti simbolisti e neo-impressionisti
2009
Savettieri, Chiara
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