È la prima monografia critica su Emma Dante, drammaturga-regista fondatrice nel 1999 della Sud Costa Occidentale a Palermo, ma già molto affermata in Italia e soprattutto all'estero. Un’ampia premessa storico-semantica, sui paradossi artistici dei siciliani attratti dall’Europa, a partire dal nodo insoluto dell’Unità d’Italia, trasversalmente ai generi comprende Verga, De Roberto, Pirandello, Rosso di San Secondo, Brancati, Lampedusa, Sciascia, ma anche i più sperimentali Aniante, il “futur-espressionista” Ruggero Vasari, Beniamino Joppolo, intrecciando variate costanti (isolamento e violenza, fughe e ritorni, pathos e logos) che sembrano reinventarsi nell’autrice del secondo millennio. Chiude la cornice del libro il percorso biografico dell’artista, con puntuali riferimenti alle opere fino a “Cani di bancata” e con il rilievo delle sue oscillazioni non tanto fra isola e continente, ma fra la prima e l’altrove europeo in cui il suo teatro trova eco e sostegno, anche produttivo. Così il focus del lavoro risulta pienamente contestualizzato, nella duplice prospettiva d’un paesaggio germinativo e d’un panorama internazionale cui la Dante fa riferimento (nel nome anzitutto di Kantor). Ma anche quel focus include un doppio sguardo: sui testi e sugli spettacoli della sua “Trilogia della famiglia siciliana” (“mPalermu”, “Carnezzeria”, “Vita mia”). L’analisi della “lingua teatrale” della Dante, come polifonia di dialetto e italiano oltre che come sistema di codici performativi e musicali, interfaccia le mobili stesure drammaturgiche, elaborate su corpi e voci di attori-personaggi (il nocciolo duro del suo gruppo, alla cui formazione è dedicato un capitolo) con il racconto degli spettacoli, nel cui spazio visivo e sonoro il fenomeno scenico si realizza al meglio. L’indagine affronta quindi le relazioni pericolose fra oralità, scrittura e immaginazione, mediante un confronto teatralmente filologico tra copioni inediti e pubblicazioni in rivista, in libro, in scena; e pure fra tradizione e ricerca, svelando rapporti radicati, ed estremi, con un’Isola Mondo, attraverso le metamorfosi che la nostra epoca impone a tematiche antropologiche e archetipiche. Il libro contiene oltre alla Bibliografia e alla Teatrografia (le prime complete all'altezza cronologica della sua pubblicazione) una scelta iconografica (e narrativa) dagli spettacoli. Una edizione pubblicata nel 2009, diffusa nelle maggiori biblioteche italiane e in 14 biblioteche mondiali (fonte: Worldcat.org).

"La lingua teatrale di Emma Dante. 'mPalermu', 'Carnezzeria', 'Vita mia'"

BARSOTTI, ANNA
2009-01-01

Abstract

È la prima monografia critica su Emma Dante, drammaturga-regista fondatrice nel 1999 della Sud Costa Occidentale a Palermo, ma già molto affermata in Italia e soprattutto all'estero. Un’ampia premessa storico-semantica, sui paradossi artistici dei siciliani attratti dall’Europa, a partire dal nodo insoluto dell’Unità d’Italia, trasversalmente ai generi comprende Verga, De Roberto, Pirandello, Rosso di San Secondo, Brancati, Lampedusa, Sciascia, ma anche i più sperimentali Aniante, il “futur-espressionista” Ruggero Vasari, Beniamino Joppolo, intrecciando variate costanti (isolamento e violenza, fughe e ritorni, pathos e logos) che sembrano reinventarsi nell’autrice del secondo millennio. Chiude la cornice del libro il percorso biografico dell’artista, con puntuali riferimenti alle opere fino a “Cani di bancata” e con il rilievo delle sue oscillazioni non tanto fra isola e continente, ma fra la prima e l’altrove europeo in cui il suo teatro trova eco e sostegno, anche produttivo. Così il focus del lavoro risulta pienamente contestualizzato, nella duplice prospettiva d’un paesaggio germinativo e d’un panorama internazionale cui la Dante fa riferimento (nel nome anzitutto di Kantor). Ma anche quel focus include un doppio sguardo: sui testi e sugli spettacoli della sua “Trilogia della famiglia siciliana” (“mPalermu”, “Carnezzeria”, “Vita mia”). L’analisi della “lingua teatrale” della Dante, come polifonia di dialetto e italiano oltre che come sistema di codici performativi e musicali, interfaccia le mobili stesure drammaturgiche, elaborate su corpi e voci di attori-personaggi (il nocciolo duro del suo gruppo, alla cui formazione è dedicato un capitolo) con il racconto degli spettacoli, nel cui spazio visivo e sonoro il fenomeno scenico si realizza al meglio. L’indagine affronta quindi le relazioni pericolose fra oralità, scrittura e immaginazione, mediante un confronto teatralmente filologico tra copioni inediti e pubblicazioni in rivista, in libro, in scena; e pure fra tradizione e ricerca, svelando rapporti radicati, ed estremi, con un’Isola Mondo, attraverso le metamorfosi che la nostra epoca impone a tematiche antropologiche e archetipiche. Il libro contiene oltre alla Bibliografia e alla Teatrografia (le prime complete all'altezza cronologica della sua pubblicazione) una scelta iconografica (e narrativa) dagli spettacoli. Una edizione pubblicata nel 2009, diffusa nelle maggiori biblioteche italiane e in 14 biblioteche mondiali (fonte: Worldcat.org).
2009
Barsotti, Anna
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