Vi sono, in The Temple, sette componimenti — “The Temper (I)”, “Affliction (IV)”, “Confession”, “Justice (II)”, “Assurance”, “The Pulley” e “The Crosse” — nei quali Herbert affronta la questione della sofferenza umana, in rapporto all’arte e alla religione, in una maniera davvero originale ed innovativa, rispetto alle convenzioni della poesia devota tradizionale. Tramite una radicale e complessa riprogrammazione del piano del significante (effetti di simbolismo fonico e grafemico, reinterpretazione in chiave espressiva di alcuni tra i maggiori codici culturali e sistemi simbolici attivi nel periodo tardo elisabettiano e in quello giacomiano), il poeta ha strutturato questi componimenti sulle dinamiche profonde di un particolare genere di sofferenza psicofisica, quella, terribile, che scaturisce nell’ambito della tortura, modellizzando il rapporto uomo-Dio come una relazione tra una vittima e il proprio aguzzino. Il risultato di quest’operazione è quello di problematizzare fortemente il volto di Dio, presentato nel corpus, minando i presupposti del genere devoto e della visione del mondo religiosa, ai quali questi stessi componimenti fanno comunque costante riferimento. L’analisi proposta in questo saggio si addentra, allora, in una zona del pensiero e della scrittura herbertiani di grande interesse, per gli studi sul poeta, e che risulta ad oggi del tutto inesplorata.

“Broken in pieces all asunder”: il paradigma della tortura in The Temple

BECCONE, SIMONA
2009-01-01

Abstract

Vi sono, in The Temple, sette componimenti — “The Temper (I)”, “Affliction (IV)”, “Confession”, “Justice (II)”, “Assurance”, “The Pulley” e “The Crosse” — nei quali Herbert affronta la questione della sofferenza umana, in rapporto all’arte e alla religione, in una maniera davvero originale ed innovativa, rispetto alle convenzioni della poesia devota tradizionale. Tramite una radicale e complessa riprogrammazione del piano del significante (effetti di simbolismo fonico e grafemico, reinterpretazione in chiave espressiva di alcuni tra i maggiori codici culturali e sistemi simbolici attivi nel periodo tardo elisabettiano e in quello giacomiano), il poeta ha strutturato questi componimenti sulle dinamiche profonde di un particolare genere di sofferenza psicofisica, quella, terribile, che scaturisce nell’ambito della tortura, modellizzando il rapporto uomo-Dio come una relazione tra una vittima e il proprio aguzzino. Il risultato di quest’operazione è quello di problematizzare fortemente il volto di Dio, presentato nel corpus, minando i presupposti del genere devoto e della visione del mondo religiosa, ai quali questi stessi componimenti fanno comunque costante riferimento. L’analisi proposta in questo saggio si addentra, allora, in una zona del pensiero e della scrittura herbertiani di grande interesse, per gli studi sul poeta, e che risulta ad oggi del tutto inesplorata.
2009
Beccone, Simona
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