Lo studio è fondato sugli inventari secenteschi di private abitazioni livornesi, inventari post-mortem o di origine giudiziaria, traendone le indicazioni relative a immagini e oggetti e beni di carattere ‘culturale’. Si osserva a Livorno una presenza di immagini domestiche, già ai primi del ‘600, forse maggiore che in altri casi studiati in Toscana. Quanto alle immagini sante si delineano alcune tendenze iconografiche che traducono nuove sensibilità devozionali. Fra queste, le immagini a carattere ‘iconico’ del Cristo (‘testa’ o ‘ritratto’ di Nostro Signore) più che non quelle tradizionali narrative; e poi l’infanzia di Gesù, la Sacra Famiglia, altre sante infanzie; e ancora, in taluni inventari, una nuova presenza di angeli e angiolini in forma di statuine, oppure in carta, cartone, stucco e altri materiali. Nell’universo dei santi spicca la Maddalena, la santa ormai più ricorrente nel ‘600, riflesso di nuova sensibilità devozionale e sottaciuta sensualità insieme, come sembra indicare la ricorrente associazione nell’arredo figurativo con immagini profane quali la Venere al bagno, la Susanna al bagno e altre. Una certa presenza hanno i soggetti biblici, vetero-testamentari, il cui carattere storico-narrativo e ai confini del profano (si vedano le varie Giuditte e Susanne) è suggerito nuovamente dalle associazioni con soggetti profani e dalla frequente collocazione nella sala e ambienti di soggiorno. Quanto alle immagini non sacre, sui ritratti prevalgono i paesaggi e altro; sono semmai da segnalare i ritratti di fanciulli e fanciulle, forse più frequenti che altrove e probabilmente per influssi della pittura nordica mediata dai nordici insediati a Livorno. Ricorrenti le caratteristiche serie degli Imperatori, secondo un diffuso gusto antiquario, e delle Sibille, non prive ormai di un certo tocco di esotismo. Quanto ai paesaggi, ‘paesi’ e ‘paesini’, assenti fra fine ‘500 e primi del ‘600, prendono piede dal quarto decennio e poi largamente, anche in questo caso con qualche collegamento col gusto e la pittura nordica come mostrano vari inventari di stranieri residenti; affiora anche una certa moda delle cosiddette ‘boschereccie’, ‘boscherie’, con animali e altre figure. Per questi soggetti profani, e anche altri quali fiori e frutta, la frequente disposizione in pendant o in serie sulle pareti, la uniformità del formato e delle cornici ne suggeriscono il carattere decorativo rispetto agli ambienti. A Livorno i soggetti mitologici hanno una certa frequenza all’interno delle abitazioni, a cominciare dalla nuda Venere ritratta in varie attitudini. Sembra di poter osservare nelle case livornesi una commistione di immagini sacre e profane forse maggiore che altrove, anche nelle camere da letto, con una rottura dunque del monopolio che in quegli ambienti più intimi avevano tradizionalmente le sante immagini.

L'arte come quotidianità: arredi e immagini sacre e profane nelle case di Livorno nel secolo XVII

MENZIONE, ANDREA
2009-01-01

Abstract

Lo studio è fondato sugli inventari secenteschi di private abitazioni livornesi, inventari post-mortem o di origine giudiziaria, traendone le indicazioni relative a immagini e oggetti e beni di carattere ‘culturale’. Si osserva a Livorno una presenza di immagini domestiche, già ai primi del ‘600, forse maggiore che in altri casi studiati in Toscana. Quanto alle immagini sante si delineano alcune tendenze iconografiche che traducono nuove sensibilità devozionali. Fra queste, le immagini a carattere ‘iconico’ del Cristo (‘testa’ o ‘ritratto’ di Nostro Signore) più che non quelle tradizionali narrative; e poi l’infanzia di Gesù, la Sacra Famiglia, altre sante infanzie; e ancora, in taluni inventari, una nuova presenza di angeli e angiolini in forma di statuine, oppure in carta, cartone, stucco e altri materiali. Nell’universo dei santi spicca la Maddalena, la santa ormai più ricorrente nel ‘600, riflesso di nuova sensibilità devozionale e sottaciuta sensualità insieme, come sembra indicare la ricorrente associazione nell’arredo figurativo con immagini profane quali la Venere al bagno, la Susanna al bagno e altre. Una certa presenza hanno i soggetti biblici, vetero-testamentari, il cui carattere storico-narrativo e ai confini del profano (si vedano le varie Giuditte e Susanne) è suggerito nuovamente dalle associazioni con soggetti profani e dalla frequente collocazione nella sala e ambienti di soggiorno. Quanto alle immagini non sacre, sui ritratti prevalgono i paesaggi e altro; sono semmai da segnalare i ritratti di fanciulli e fanciulle, forse più frequenti che altrove e probabilmente per influssi della pittura nordica mediata dai nordici insediati a Livorno. Ricorrenti le caratteristiche serie degli Imperatori, secondo un diffuso gusto antiquario, e delle Sibille, non prive ormai di un certo tocco di esotismo. Quanto ai paesaggi, ‘paesi’ e ‘paesini’, assenti fra fine ‘500 e primi del ‘600, prendono piede dal quarto decennio e poi largamente, anche in questo caso con qualche collegamento col gusto e la pittura nordica come mostrano vari inventari di stranieri residenti; affiora anche una certa moda delle cosiddette ‘boschereccie’, ‘boscherie’, con animali e altre figure. Per questi soggetti profani, e anche altri quali fiori e frutta, la frequente disposizione in pendant o in serie sulle pareti, la uniformità del formato e delle cornici ne suggeriscono il carattere decorativo rispetto agli ambienti. A Livorno i soggetti mitologici hanno una certa frequenza all’interno delle abitazioni, a cominciare dalla nuda Venere ritratta in varie attitudini. Sembra di poter osservare nelle case livornesi una commistione di immagini sacre e profane forse maggiore che altrove, anche nelle camere da letto, con una rottura dunque del monopolio che in quegli ambienti più intimi avevano tradizionalmente le sante immagini.
2009
Menzione, Andrea
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/130626
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