Alla metà del XIX secolo si è affermata una teoria del commercio internazionale, che può già essere qualificata come “ortodossa”, basata sul concetto dei costi comparati. Nei propri contributi, Francesco Ferrara, forse il più importante economista italiano di questo periodo, sviluppa concetti innovativi intorno ai problemi legati agli scambi internazionali ma senza alcun riferimento ai costi comparati. Da questo punto di partenza, il volume ricostruisce il percorso attraverso il quale le teorie del commercio internazionale si sono sviluppate nel contesto italiano. Dalla ricezione dei costi comparati ai dibattiti sulle ragioni del crescente divario fra risultati teorici e politiche commerciali; dai contributi fondamentali degli economisti italiani di scuola marginalista – fra i quali spiccano Vilfredo Pareto ed Enrico Barone – alle intuizioni germinate dal confronto sui nuovi fenomeni economici come i trust e il dumping. Con la fine della prima guerra mondiale, gli economisti italiani si occupano con acume e rigore dei problemi posti dalla nuova situazione monetaria agli scambi internazionali. È il periodo nel quale la teoria del commercio internazionale “ortodossa” sembra trionfare, confermando la realtà italiana come un’«eccezione» – secondo il giudizio di Gottfried von Haberler riportato nel titolo – nel panorama della scienza economica non anglosassone. Ma con gli anni Trenta lo scenario cambia: il regime fascista, prima per necessità poi per scelta, attua una politica sempre più protezionista. La necessità di sostenere questa scelta dal punto di vista teorico non produce una struttura concettualmente coerente, ma condiziona e distorce il dibattito interno.

LA PARZIALE ECCEZIONE. COSTI COMPARATI E TEORIE DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE IN ITALIA DALLA METÀ DELL'OTTOCENTO ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

BIENTINESI, FABRIZIO
2011-01-01

Abstract

Alla metà del XIX secolo si è affermata una teoria del commercio internazionale, che può già essere qualificata come “ortodossa”, basata sul concetto dei costi comparati. Nei propri contributi, Francesco Ferrara, forse il più importante economista italiano di questo periodo, sviluppa concetti innovativi intorno ai problemi legati agli scambi internazionali ma senza alcun riferimento ai costi comparati. Da questo punto di partenza, il volume ricostruisce il percorso attraverso il quale le teorie del commercio internazionale si sono sviluppate nel contesto italiano. Dalla ricezione dei costi comparati ai dibattiti sulle ragioni del crescente divario fra risultati teorici e politiche commerciali; dai contributi fondamentali degli economisti italiani di scuola marginalista – fra i quali spiccano Vilfredo Pareto ed Enrico Barone – alle intuizioni germinate dal confronto sui nuovi fenomeni economici come i trust e il dumping. Con la fine della prima guerra mondiale, gli economisti italiani si occupano con acume e rigore dei problemi posti dalla nuova situazione monetaria agli scambi internazionali. È il periodo nel quale la teoria del commercio internazionale “ortodossa” sembra trionfare, confermando la realtà italiana come un’«eccezione» – secondo il giudizio di Gottfried von Haberler riportato nel titolo – nel panorama della scienza economica non anglosassone. Ma con gli anni Trenta lo scenario cambia: il regime fascista, prima per necessità poi per scelta, attua una politica sempre più protezionista. La necessità di sostenere questa scelta dal punto di vista teorico non produce una struttura concettualmente coerente, ma condiziona e distorce il dibattito interno.
2011
Bientinesi, Fabrizio
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