Il saggio analizza il rapporto tra decima e signoria in Toscana tra XI e XIII secolo, cercando di comprendere in che misura e in che tempi il prelievo decimale sia stato sussulto tra i prelievi signorili. Cercando di far interagire fra loro due settori di ricerca poco comunicanti (gli studi sulla signoria rurale e quelli sul sistema della cura d'anime) si riflette sul ruolo reciproco delle due forme di prelievo. Al contrario di quanto avvenne in molte altre aree d'Europa, la decima appare poco presente negli elenchi di diritti signorili del XIII secolo anche nel caso di monasteri e chiese vescovili. Anche quando uno stesso soggetto, p.es. il monastero di S. Salvatore al Monte Amiata, controllava entrambi i prelievi, tendeva a considerarli come due cespiti distinti e di diversa natura. Si potrebbe spiegare questo fenomeno con il tardo sviluppo dei poteri signorili in Toscana, avvenuto in un momento in cui la "riforma" insisteva già sulla necessità di rendere le decime alle chiese in cura d'anime e alla loro specifica funzione. Inoltre, è evidente la continuità e intercambiabilità funzionale tra decime e cespiti signorili come strumento di finanziamento non solo dei signori, ma anche dei loro seguiti. Si può quindi vedere almeno in certa misura nell'affermazione del prelievo signorile una sostituzione delle entrate (e delle funzioni da esse svolte) derivanti dalla decima, che venivano messe in discussione dall'orientamento riformatore.

La dîme dans le système de prélèvement seigneurial en Italie: réflexions à partir du cas toscan

COLLAVINI, SIMONE MARIA
2012-01-01

Abstract

Il saggio analizza il rapporto tra decima e signoria in Toscana tra XI e XIII secolo, cercando di comprendere in che misura e in che tempi il prelievo decimale sia stato sussulto tra i prelievi signorili. Cercando di far interagire fra loro due settori di ricerca poco comunicanti (gli studi sulla signoria rurale e quelli sul sistema della cura d'anime) si riflette sul ruolo reciproco delle due forme di prelievo. Al contrario di quanto avvenne in molte altre aree d'Europa, la decima appare poco presente negli elenchi di diritti signorili del XIII secolo anche nel caso di monasteri e chiese vescovili. Anche quando uno stesso soggetto, p.es. il monastero di S. Salvatore al Monte Amiata, controllava entrambi i prelievi, tendeva a considerarli come due cespiti distinti e di diversa natura. Si potrebbe spiegare questo fenomeno con il tardo sviluppo dei poteri signorili in Toscana, avvenuto in un momento in cui la "riforma" insisteva già sulla necessità di rendere le decime alle chiese in cura d'anime e alla loro specifica funzione. Inoltre, è evidente la continuità e intercambiabilità funzionale tra decime e cespiti signorili come strumento di finanziamento non solo dei signori, ma anche dei loro seguiti. Si può quindi vedere almeno in certa misura nell'affermazione del prelievo signorile una sostituzione delle entrate (e delle funzioni da esse svolte) derivanti dalla decima, che venivano messe in discussione dall'orientamento riformatore.
2012
Collavini, SIMONE MARIA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/152661
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