L’obiettivo di questo libro, è focalizzare l'attenzione su un fenomeno, quello delle imprese minori, e su alcuni temi, squisitamente organizzativi, che non sempre riscontrano adeguata considerazione da parte della teoria economico-aziendale e organizzativa. Ciò si palesa quale evidente contraddizione se si riflette su come queste imprese abbiano agito da protagoniste nell’evoluzione recente del nostro sistema industriale e, quindi, sull’importante contributo che forniscono alla lettura, comprensione e interpretazione della dinamica produttiva del nostro sistema economico, in termini di sviluppo, innovazione, competitività. Non secondaria è poi la circostanza che molto spesso sono proprio le piccole e medie imprese a costituire un interessante campo di valutazione/riflessione di numerose teorie, approcci e modelli organizzativi, sovente indicati quale frontiera degli studi organizzativi. La struttura del lavoro rispecchia una generale riflessione su queste imprese, prendendo le mosse proprio dal significato di piccola e media impresa, quindi di dimensione, sempre più riconducibile ad una sensazione che non ad una sintesi di elementi oggettivi. Indubbiamente la questione dimensionale non può considerarsi un tema particolarmente nuovo all’interno del dibattito italiano: la presenza in Italia di un numero decisamente maggiore di piccole e medie imprese in confronto alle altre economie industriali moderne viene sempre più spesso indicata come punto di fragilità del nostro sistema produttivo e causa tra le principali delle difficoltà competitive che esso incontra. Tuttavia il termine dimensione può avere diversi significati: dimensione è estensione (grandezza, lunghezza, larghezza, altezza, superficie), misura (parametro, proporzione, volume, entità), ma è anche caratteristica, risultato di una qualità. Questa qualità, che è delle risorse (tutte), delle variabili organizzative, delle competenze, dei comportamenti, degli orientamenti, delle scelte e della loro combinazione, si traduce in solidità del fenomeno aziendale. Piuttosto che guardare “fuori”, alla ricerca di condizioni e iniziative che dovrebbero prospettiva privilegiata è quella interna, delle scelte e delle azioni che sono “nelle mani” dell’imprenditore, alla sua portata e passano attraverso il rafforzamento delle sue competenze, anzitutto organizzative. A questa iniziale riflessione segue un’analisi del rapporto tra teoria organizzativa e impresa minore, da un lato ricercando l’impresa minore all’interno della teoria organizzativa, dall’altro selezionando alcune teorie organizzative ritenute un importante sostegno per interpretare l’impresa minore e ragionare su possibili traiettorie di sviluppo future. Il “difficile” rapporto tra teoria organizzativa e impresa minore raramente è stato affrontato in letteratura; quando ciò è accaduto, è stato con riferimento separato a singoli apporti teorici. L’intento, senza pretese di esaustività, è quello di fornire un quadro il più ampio e completo possibile di teorie che hanno contribuito a irrobustire le basi della conoscenza sulla piccola e media impresa. L’attenzione si sposta quindi sulle peculiarità organizzative delle imprese minori, i loro punti di forza e di debolezza, esaminati seguendo in un certo senso la logica del ciclo di vita dell’impresa. L’analisi e la riflessione si soffermano dapprima sulla figura dell’imprenditore, quale premessa al tema della nascita, per comprendere le motivazioni che si pongono all’origine della creazione di nuove imprese e ragionare altresì sui fattori di contesto che possono operare da incentivo o freno. Si passa poi ad esaminare la dinamica della crescita, in relazione ai principali modelli elaborati dalla teoria, mettendo in evidenza i contributi da essi forniti insieme ai principali limiti, soprattutto sotto il profilo della capacità esplicativa. In chiusura, in una visione di sintesi, la crescita viene delineata quale tema che presenta tante variazioni e declinazioni, quale fenomeno complesso, eterogeneo, multidimensionale, comunque path dependent. Crescere significa diventare grandi, ma anche diventare maturi. La maturità è qui vista come il risultato di un percorso di sviluppo che si dipana lungo tre principali direttrici: il raggiungimento di un equilibrato mix tra imprenditorialità e managerialità, lo sviluppo di competenze organizzative, il presidio dei processi di apprendimento organizzativo. Alla piccola e media impresa matura si aprono molteplici possibilità in termini di crescita, competitività sostenibile, internazionalizzazione, innovazione. Infine, l’analisi si sposta sulla formazione di reti interorganizzative che vedono protagoniste le aziende minori, nell’intento di coglierne tanto le motivazioni strategiche, quanto gli aspetti tipicamente organizzativi. Nel corso della disamina e delle riflessioni e alla fine del lavoro sono proposti alcuni case study di aziende minori che hanno costituito oggetto di più o meno recenti ricerche. Questi casi ci permettono di testimoniare la varietà e le potenzialità del poliedrico universo delle piccole e medie imprese, refrattarie più che mai a qualsiasi tentativo di “inscatolamento” e più che mai orgogliose di rivendicare le loro del tutto originali connotazioni. Una, nessuna, centomila imprese di minori dimensioni, ognuna “unica e speciale” a modo suo.

Una, nessuna, centomila. Varietà dei percorsi di sviluppo nelle piccole e medie imprese

BONTI, MARIACRISTINA
2012-01-01

Abstract

L’obiettivo di questo libro, è focalizzare l'attenzione su un fenomeno, quello delle imprese minori, e su alcuni temi, squisitamente organizzativi, che non sempre riscontrano adeguata considerazione da parte della teoria economico-aziendale e organizzativa. Ciò si palesa quale evidente contraddizione se si riflette su come queste imprese abbiano agito da protagoniste nell’evoluzione recente del nostro sistema industriale e, quindi, sull’importante contributo che forniscono alla lettura, comprensione e interpretazione della dinamica produttiva del nostro sistema economico, in termini di sviluppo, innovazione, competitività. Non secondaria è poi la circostanza che molto spesso sono proprio le piccole e medie imprese a costituire un interessante campo di valutazione/riflessione di numerose teorie, approcci e modelli organizzativi, sovente indicati quale frontiera degli studi organizzativi. La struttura del lavoro rispecchia una generale riflessione su queste imprese, prendendo le mosse proprio dal significato di piccola e media impresa, quindi di dimensione, sempre più riconducibile ad una sensazione che non ad una sintesi di elementi oggettivi. Indubbiamente la questione dimensionale non può considerarsi un tema particolarmente nuovo all’interno del dibattito italiano: la presenza in Italia di un numero decisamente maggiore di piccole e medie imprese in confronto alle altre economie industriali moderne viene sempre più spesso indicata come punto di fragilità del nostro sistema produttivo e causa tra le principali delle difficoltà competitive che esso incontra. Tuttavia il termine dimensione può avere diversi significati: dimensione è estensione (grandezza, lunghezza, larghezza, altezza, superficie), misura (parametro, proporzione, volume, entità), ma è anche caratteristica, risultato di una qualità. Questa qualità, che è delle risorse (tutte), delle variabili organizzative, delle competenze, dei comportamenti, degli orientamenti, delle scelte e della loro combinazione, si traduce in solidità del fenomeno aziendale. Piuttosto che guardare “fuori”, alla ricerca di condizioni e iniziative che dovrebbero prospettiva privilegiata è quella interna, delle scelte e delle azioni che sono “nelle mani” dell’imprenditore, alla sua portata e passano attraverso il rafforzamento delle sue competenze, anzitutto organizzative. A questa iniziale riflessione segue un’analisi del rapporto tra teoria organizzativa e impresa minore, da un lato ricercando l’impresa minore all’interno della teoria organizzativa, dall’altro selezionando alcune teorie organizzative ritenute un importante sostegno per interpretare l’impresa minore e ragionare su possibili traiettorie di sviluppo future. Il “difficile” rapporto tra teoria organizzativa e impresa minore raramente è stato affrontato in letteratura; quando ciò è accaduto, è stato con riferimento separato a singoli apporti teorici. L’intento, senza pretese di esaustività, è quello di fornire un quadro il più ampio e completo possibile di teorie che hanno contribuito a irrobustire le basi della conoscenza sulla piccola e media impresa. L’attenzione si sposta quindi sulle peculiarità organizzative delle imprese minori, i loro punti di forza e di debolezza, esaminati seguendo in un certo senso la logica del ciclo di vita dell’impresa. L’analisi e la riflessione si soffermano dapprima sulla figura dell’imprenditore, quale premessa al tema della nascita, per comprendere le motivazioni che si pongono all’origine della creazione di nuove imprese e ragionare altresì sui fattori di contesto che possono operare da incentivo o freno. Si passa poi ad esaminare la dinamica della crescita, in relazione ai principali modelli elaborati dalla teoria, mettendo in evidenza i contributi da essi forniti insieme ai principali limiti, soprattutto sotto il profilo della capacità esplicativa. In chiusura, in una visione di sintesi, la crescita viene delineata quale tema che presenta tante variazioni e declinazioni, quale fenomeno complesso, eterogeneo, multidimensionale, comunque path dependent. Crescere significa diventare grandi, ma anche diventare maturi. La maturità è qui vista come il risultato di un percorso di sviluppo che si dipana lungo tre principali direttrici: il raggiungimento di un equilibrato mix tra imprenditorialità e managerialità, lo sviluppo di competenze organizzative, il presidio dei processi di apprendimento organizzativo. Alla piccola e media impresa matura si aprono molteplici possibilità in termini di crescita, competitività sostenibile, internazionalizzazione, innovazione. Infine, l’analisi si sposta sulla formazione di reti interorganizzative che vedono protagoniste le aziende minori, nell’intento di coglierne tanto le motivazioni strategiche, quanto gli aspetti tipicamente organizzativi. Nel corso della disamina e delle riflessioni e alla fine del lavoro sono proposti alcuni case study di aziende minori che hanno costituito oggetto di più o meno recenti ricerche. Questi casi ci permettono di testimoniare la varietà e le potenzialità del poliedrico universo delle piccole e medie imprese, refrattarie più che mai a qualsiasi tentativo di “inscatolamento” e più che mai orgogliose di rivendicare le loro del tutto originali connotazioni. Una, nessuna, centomila imprese di minori dimensioni, ognuna “unica e speciale” a modo suo.
2012
Bonti, Mariacristina
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