L’evoluzione delle tecnologie informatiche unitamente allo sviluppo di camere fotografiche sempre più sofisticate, ha portato alla definizione di nuovi standard nell’acquisizione di immagini digitali ad alta risoluzione, pensati particolarmente per lo sviluppo di visoni in realtà aumentata di dipinti e/o affreschi in cui l’elemento cromatico rappresenta il carattere distintivo e qualificante. Sono ampiamente documentate esperienze che permettono di acquisire digitalmente immagini ad una risoluzione ottica minima di 1500 ppi (pixel per pollice) sulla misura reale dell'opera, senza fare ricorso ad algoritmi di interpolazione software per poi raggiungere, attraverso operazioni di stitching, una risoluzione straordinaria, fino a 4000 ppi. Perché si fa questo? Walter Benjamin rifletterebbe sul processo di democratizzazione dell’arte prodotto dalle possibilità di riproducibilità dell’opera stessa. Ciò significa oggi anche la possibilità di vedere il dipinto come nella sua dimensione visiva reale è impossibile fare cogliendo dettagli fino al decimo di millimetro. Una possibilità concessa in genere solo al restauratore dotato di adeguate lenti e per un tempo limitato al periodo del restauro. In sostanza si riproduce in un luogo, remoto rispetto alla collocazione del dipinto, la possibilità di avere la percezione del pittore stesso, amplificandone l’indicibile spettacolarità della visione. Tuttavia tali tecniche, pur essendo disponibili, richiedono attualmente una quantità di risorse hardware e software che, insieme ai lunghissimi e complessi tempi di realizzazione (quindi alti costi e altissima specializzazione), rendono queste riproduzioni difficili da applicare ad un patrimonio diffuso come quello presente nel nostro paese. Invece è auspicabile che l’utilizzo di tali immagini possa estendersi, al di là della visione e delle analisi specialistiche del singolo manufatto, a progetti che ne possano valorizzare la comunicazione ad un pubblico vasto affrontando, in tal senso, tutte le problematiche connesse alla fruizione on line di queste immagini relazionate in contesti di esplorazione e fruizione virtuale. In tal senso si propone una esperienza su uno dei dipinti più significativi del nostro Rinascimento, la “Città Ideale” collocata all’interno di una delle architetture simbolo del Rinascimento stesso, il Palazzo Ducale di Urbino. In tale contesto si documenta un’acquisizione speditiva e low cost dell’immagine attraverso tecniche LHR, Lidar a triangolazione ottica e fotogrammetria sferica. Attraverso l’integrazione di un digitalizzatore ottico a luce strutturata, di uno scanner laser a tempo di volo, di riprese fotografiche effettuate con macchine a sensore di 12 milioni di pixel e focale max 400 e di panoramiche fotografiche eseguite con camere amatoriali si persegue un duplice obiettivo: permettere da un lato una ricognizione 3d del dipinto a risoluzioni tali da poter supportare, oltre che nuove forme di visione spettacolare dello stesso, operazioni di restauro e di analisi specialistica. Dall’altro, integrando le diverse tecniche di acquisizione e restituzione utilizzando esclusivamente software commerciali di fascia economica, permettere di esplorare virtualmente (in modalità off line e web based) l’ambiente architettonico in cui il dipinto è collocato potendo interrogare “La città ideale” nel contesto stesso in cui essa si trova.

Tecniche speditive per la realtà aumentata nell’analisi, comunicazione e musealizzazione del patrimonio storico artistico. La città Ideale di Urbino

RAZIONALE, ARMANDO VIVIANO;
2012-01-01

Abstract

L’evoluzione delle tecnologie informatiche unitamente allo sviluppo di camere fotografiche sempre più sofisticate, ha portato alla definizione di nuovi standard nell’acquisizione di immagini digitali ad alta risoluzione, pensati particolarmente per lo sviluppo di visoni in realtà aumentata di dipinti e/o affreschi in cui l’elemento cromatico rappresenta il carattere distintivo e qualificante. Sono ampiamente documentate esperienze che permettono di acquisire digitalmente immagini ad una risoluzione ottica minima di 1500 ppi (pixel per pollice) sulla misura reale dell'opera, senza fare ricorso ad algoritmi di interpolazione software per poi raggiungere, attraverso operazioni di stitching, una risoluzione straordinaria, fino a 4000 ppi. Perché si fa questo? Walter Benjamin rifletterebbe sul processo di democratizzazione dell’arte prodotto dalle possibilità di riproducibilità dell’opera stessa. Ciò significa oggi anche la possibilità di vedere il dipinto come nella sua dimensione visiva reale è impossibile fare cogliendo dettagli fino al decimo di millimetro. Una possibilità concessa in genere solo al restauratore dotato di adeguate lenti e per un tempo limitato al periodo del restauro. In sostanza si riproduce in un luogo, remoto rispetto alla collocazione del dipinto, la possibilità di avere la percezione del pittore stesso, amplificandone l’indicibile spettacolarità della visione. Tuttavia tali tecniche, pur essendo disponibili, richiedono attualmente una quantità di risorse hardware e software che, insieme ai lunghissimi e complessi tempi di realizzazione (quindi alti costi e altissima specializzazione), rendono queste riproduzioni difficili da applicare ad un patrimonio diffuso come quello presente nel nostro paese. Invece è auspicabile che l’utilizzo di tali immagini possa estendersi, al di là della visione e delle analisi specialistiche del singolo manufatto, a progetti che ne possano valorizzare la comunicazione ad un pubblico vasto affrontando, in tal senso, tutte le problematiche connesse alla fruizione on line di queste immagini relazionate in contesti di esplorazione e fruizione virtuale. In tal senso si propone una esperienza su uno dei dipinti più significativi del nostro Rinascimento, la “Città Ideale” collocata all’interno di una delle architetture simbolo del Rinascimento stesso, il Palazzo Ducale di Urbino. In tale contesto si documenta un’acquisizione speditiva e low cost dell’immagine attraverso tecniche LHR, Lidar a triangolazione ottica e fotogrammetria sferica. Attraverso l’integrazione di un digitalizzatore ottico a luce strutturata, di uno scanner laser a tempo di volo, di riprese fotografiche effettuate con macchine a sensore di 12 milioni di pixel e focale max 400 e di panoramiche fotografiche eseguite con camere amatoriali si persegue un duplice obiettivo: permettere da un lato una ricognizione 3d del dipinto a risoluzioni tali da poter supportare, oltre che nuove forme di visione spettacolare dello stesso, operazioni di restauro e di analisi specialistica. Dall’altro, integrando le diverse tecniche di acquisizione e restituzione utilizzando esclusivamente software commerciali di fascia economica, permettere di esplorare virtualmente (in modalità off line e web based) l’ambiente architettonico in cui il dipinto è collocato potendo interrogare “La città ideale” nel contesto stesso in cui essa si trova.
2012
8838761361
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