Il testo del Couch, ormai un classico nel mondo universitario anglosassone, rappresenta quanto di più vicino si possa oggi immaginare al concetto di libro fondamentale per il settore dei sistemi di telecomunicazione. Esso presenta una scelta di argomenti a spettro molto ampio, e tiene la trattazione a un livello sufficientemente approfondito sui concetti fondamentali, senza tuttavia trascurare gli indispensabili aspetti applicativi. Questa impo- stazione, con l’ausilio di numerosi esempi svolti ed esercizi proposti, rende il questo libro particolarmente adatto come supporto didattico per i corsi delle Lauree triennali dei nuo- vi ordinamenti nazionali nei settori dell’Ingegneria e delle Scienze dell’informazione. Articolando l’insegnamento su due moduli di 6 crediti ciascuno, la suddivisione ideale degli argomenti prevede l’uso dei primi cinque capitoli nel primo modulo, e dei restanti tre nel secondo. Parti specifiche del libro sono inoltre adatte a servire corsi di 4-6 crediti a livello di Lauree specialistiche nel settore dell’Ingegneria e delle Scienze dell’Informazione, al di fuori dell’Ingegneria delle Telecomunicazioni. Il lavoro di traduzione dall’originale in lingua inglese è stato estremamente piacevole, perché ci ha dato l’occasione di rincontrare molti vecchi amici, cioè concetti di base e applicazioni, che magari, travolti nella vita professionale dall’urgenza del contingente, si ha sempre meno il tempo di frequentare. Ma ha richiesto anche molta fatica: da una parte, per il consueto problema della traduzione di rendere chiaramente in italiano concetti e frasi strutturati in un’altra lingua, e dall’altra per la necessità di riadattare, anche integralmente, quelle parti del testo che, specialmente nella descrizione delle applicazioni (reti cellulari, televisione), sono riferite specificamente alla realtà nordamericana e quindi appaiono di scarso interesse per il lettore di lingua italiana. Il nostro approccio è stato quel- lo di evitare il più possibile l’uso del gergo tecnico “italiese”, e cioè di tradurre in lingua italiana il più possibile anche i termini tecnici, amenoché l’equivalente italiano sia di scar- so uso, oppure obsoleto, o un po’ ridicolo. Non vediamo cioè il motivo per cui si debba, in italiano, usare ad esempio la parola inglese “frame” quando l’equivalente “trama” de- scrive esattamente lo stesso concetto, così come non ha senso provare a tradurre l’inglese “clock” universalmente utilizzato anche in Italia con un problematico “orologio” (!?). Per concludere questa dissertazione linguistica, osserviamo che nel mondo accademico è molto diffusa la traduzione di “digital” con “numerico”. Dopo aver seguito questa tendenza per anni, l’abbiamo anche noi abbandonata, passando al meno elegante “digitale” a causa della enorme diffusione del termine anche a livello non tecnico. In fin dei conti, co- me ci insegna N. Negroponte, non siamo oggigiorno tutti quanti “digitali” ? Un caloroso grazie va a Luca Giugno e Cosimo Saccomando per l’opera di correzione del manoscritto e per le relative osservazioni sulla traduzione. Lo staff di Apogeo (il nostro editor A. Kratter Thaler e Stefano Fabiano) si è dimostrato impareggiabile nel guidarci in maniera ottimale al compimento del lavoro senza mai darci l’impressione di tenerci il fiato sul collo...

Fondamenti di Telecomunicazioni

LUISE, MARCO
Co-primo
Writing – Review & Editing
;
LOTTICI, VINCENZO
Co-primo
Writing – Review & Editing
;
2001-01-01

Abstract

Il testo del Couch, ormai un classico nel mondo universitario anglosassone, rappresenta quanto di più vicino si possa oggi immaginare al concetto di libro fondamentale per il settore dei sistemi di telecomunicazione. Esso presenta una scelta di argomenti a spettro molto ampio, e tiene la trattazione a un livello sufficientemente approfondito sui concetti fondamentali, senza tuttavia trascurare gli indispensabili aspetti applicativi. Questa impo- stazione, con l’ausilio di numerosi esempi svolti ed esercizi proposti, rende il questo libro particolarmente adatto come supporto didattico per i corsi delle Lauree triennali dei nuo- vi ordinamenti nazionali nei settori dell’Ingegneria e delle Scienze dell’informazione. Articolando l’insegnamento su due moduli di 6 crediti ciascuno, la suddivisione ideale degli argomenti prevede l’uso dei primi cinque capitoli nel primo modulo, e dei restanti tre nel secondo. Parti specifiche del libro sono inoltre adatte a servire corsi di 4-6 crediti a livello di Lauree specialistiche nel settore dell’Ingegneria e delle Scienze dell’Informazione, al di fuori dell’Ingegneria delle Telecomunicazioni. Il lavoro di traduzione dall’originale in lingua inglese è stato estremamente piacevole, perché ci ha dato l’occasione di rincontrare molti vecchi amici, cioè concetti di base e applicazioni, che magari, travolti nella vita professionale dall’urgenza del contingente, si ha sempre meno il tempo di frequentare. Ma ha richiesto anche molta fatica: da una parte, per il consueto problema della traduzione di rendere chiaramente in italiano concetti e frasi strutturati in un’altra lingua, e dall’altra per la necessità di riadattare, anche integralmente, quelle parti del testo che, specialmente nella descrizione delle applicazioni (reti cellulari, televisione), sono riferite specificamente alla realtà nordamericana e quindi appaiono di scarso interesse per il lettore di lingua italiana. Il nostro approccio è stato quel- lo di evitare il più possibile l’uso del gergo tecnico “italiese”, e cioè di tradurre in lingua italiana il più possibile anche i termini tecnici, amenoché l’equivalente italiano sia di scar- so uso, oppure obsoleto, o un po’ ridicolo. Non vediamo cioè il motivo per cui si debba, in italiano, usare ad esempio la parola inglese “frame” quando l’equivalente “trama” de- scrive esattamente lo stesso concetto, così come non ha senso provare a tradurre l’inglese “clock” universalmente utilizzato anche in Italia con un problematico “orologio” (!?). Per concludere questa dissertazione linguistica, osserviamo che nel mondo accademico è molto diffusa la traduzione di “digital” con “numerico”. Dopo aver seguito questa tendenza per anni, l’abbiamo anche noi abbandonata, passando al meno elegante “digitale” a causa della enorme diffusione del termine anche a livello non tecnico. In fin dei conti, co- me ci insegna N. Negroponte, non siamo oggigiorno tutti quanti “digitali” ? Un caloroso grazie va a Luca Giugno e Cosimo Saccomando per l’opera di correzione del manoscritto e per le relative osservazioni sulla traduzione. Lo staff di Apogeo (il nostro editor A. Kratter Thaler e Stefano Fabiano) si è dimostrato impareggiabile nel guidarci in maniera ottimale al compimento del lavoro senza mai darci l’impressione di tenerci il fiato sul collo...
2001
8873038514
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/177501
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