Cento anni e più di ricerche petrolifere in Basilicata hanno avuto un peso determinante sull’evoluzione delle conoscenze geologiche della regione. In un’area strutturalmente complessa come l’Appennino Meridionale, e come la Basilicata in particolare, l’esplorazione del sottosuolo è un elemento di primo piano, al di là dei suoi obiettivi specifici, per comprendere lo stile tettonico generale dell’area, elaborare una ricostruzione palinspastica attendibile degli originari domini paleogeografici e ripercorrere le principali tappe della storia sedimentaria di questi domini e del loro progressivo coinvolgimento nella tettonica compressiva. Attraverso l’integrazione dei dati stratigrafici di superficie e di sottosuolo abbiamo cercato di introdurre nuovi vincoli capaci di ridurre i gradi di libertà insiti in qualunque tentativo di ricostruzione paleogeografica e in qualunque modello cinematico teso a descrivere l’evoluzione geologica di un’area così complessa come l’Appennino Campano-Lucano e al tempo stesso così ricca di informazioni sulla sua struttura profonda grazie ai risultati dell’esplorazione petrolifera. La presente nota si propone di portare elementi di novità su tre punti principali: o aggiornamento degli schemi cronostratigrafici delle unità geologiche che compongono l’Appennino Campano-Lucano e conseguente aggiornamento del modello paleogeografico di riferimento; o ricostruzione palinspastica della Piattaforma Apula tra il margine orientale del Bacino Lagonegrese e il margine occidentale del Bacino Sud-Adriatico; o aggiornamento del modello cinematico relativo all’evoluzione del sistema catena-avanfossa-avampaese nell’Appennino campano-lucano attraverso la definizione dell’età della base dei depositi silicoclastici di tipo flysch nelle successioni stratigrafiche rappresentative delle diverse unità tettoniche (impostazione nel bacino di avanfossa) e l’età dei primi depositi di tipo thrust-top che ricoprono in disconformità ciascuna unità tettonica dopo la sua prima deformazione compressiva (incorporazione nel cuneo di catena).

Il contributo degli studi stratigrafici di superficie e sottosuolo alla conoscenza dell’Appennino Campano-Lucano.

PATACCA, ETTA;SCANDONE, PAOLO
2013-01-01

Abstract

Cento anni e più di ricerche petrolifere in Basilicata hanno avuto un peso determinante sull’evoluzione delle conoscenze geologiche della regione. In un’area strutturalmente complessa come l’Appennino Meridionale, e come la Basilicata in particolare, l’esplorazione del sottosuolo è un elemento di primo piano, al di là dei suoi obiettivi specifici, per comprendere lo stile tettonico generale dell’area, elaborare una ricostruzione palinspastica attendibile degli originari domini paleogeografici e ripercorrere le principali tappe della storia sedimentaria di questi domini e del loro progressivo coinvolgimento nella tettonica compressiva. Attraverso l’integrazione dei dati stratigrafici di superficie e di sottosuolo abbiamo cercato di introdurre nuovi vincoli capaci di ridurre i gradi di libertà insiti in qualunque tentativo di ricostruzione paleogeografica e in qualunque modello cinematico teso a descrivere l’evoluzione geologica di un’area così complessa come l’Appennino Campano-Lucano e al tempo stesso così ricca di informazioni sulla sua struttura profonda grazie ai risultati dell’esplorazione petrolifera. La presente nota si propone di portare elementi di novità su tre punti principali: o aggiornamento degli schemi cronostratigrafici delle unità geologiche che compongono l’Appennino Campano-Lucano e conseguente aggiornamento del modello paleogeografico di riferimento; o ricostruzione palinspastica della Piattaforma Apula tra il margine orientale del Bacino Lagonegrese e il margine occidentale del Bacino Sud-Adriatico; o aggiornamento del modello cinematico relativo all’evoluzione del sistema catena-avanfossa-avampaese nell’Appennino campano-lucano attraverso la definizione dell’età della base dei depositi silicoclastici di tipo flysch nelle successioni stratigrafiche rappresentative delle diverse unità tettoniche (impostazione nel bacino di avanfossa) e l’età dei primi depositi di tipo thrust-top che ricoprono in disconformità ciascuna unità tettonica dopo la sua prima deformazione compressiva (incorporazione nel cuneo di catena).
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