Il libro propone, con un approccio interdisciplinare, originali ipotesi interpretative sul rapporto tra il pittore Anne-Louis Girodet e Balzac. Attraverso una lettura incrociata che accosta i romanzi d’artista di Balzac alle opere letterarie e pittoriche di Anne-Louis Girodet, questo studio cerca di restituire alla cultura dell’età neoclassica una posizione di primo piano nella cartografia della modernità. La nascita dei musei, la dimensione agonica dei Salon, la crisi del concetto e della grammatica della mimesi, un collezionismo vissuto come pratica estetica totalizzante che annienta il confine tra la vita e l’arte: sono questi alcuni dei fenomeni qui rivisti da una prospettiva che supera i confini disciplinari e le cesure storiografiche e prova a inserire in uno stesso campo di forze la pittura apparentemente attardata e irrisolta di Girodet e l’universo fantasmagorico di Sarrasine e Frenhofer. Non solo Balzac, come qui si sostiene, usa la romanzesca biografia del pittore come sinopia per inventare i suoi artisti falliti. Il doppio legame che segna la vicenda artistica di Girodet e l’estetica neoclassica nel suo insieme – la ricerca impossibile di un’arte che, restando naturale, trascenda la natura – è infatti all’origine della straordinaria intuizione narrativa di Balzac. Dietro Frenhofer si disegna la sagoma di Pigmalione, il cui desiderio di infondere la vita all’arte si è definitivamente trasformato in un incubo
L'incubo di Pigmalione. Girodet, Balzac e l'estetica neoclassica
SAVETTIERI, CHIARA
2013-01-01
Abstract
Il libro propone, con un approccio interdisciplinare, originali ipotesi interpretative sul rapporto tra il pittore Anne-Louis Girodet e Balzac. Attraverso una lettura incrociata che accosta i romanzi d’artista di Balzac alle opere letterarie e pittoriche di Anne-Louis Girodet, questo studio cerca di restituire alla cultura dell’età neoclassica una posizione di primo piano nella cartografia della modernità. La nascita dei musei, la dimensione agonica dei Salon, la crisi del concetto e della grammatica della mimesi, un collezionismo vissuto come pratica estetica totalizzante che annienta il confine tra la vita e l’arte: sono questi alcuni dei fenomeni qui rivisti da una prospettiva che supera i confini disciplinari e le cesure storiografiche e prova a inserire in uno stesso campo di forze la pittura apparentemente attardata e irrisolta di Girodet e l’universo fantasmagorico di Sarrasine e Frenhofer. Non solo Balzac, come qui si sostiene, usa la romanzesca biografia del pittore come sinopia per inventare i suoi artisti falliti. Il doppio legame che segna la vicenda artistica di Girodet e l’estetica neoclassica nel suo insieme – la ricerca impossibile di un’arte che, restando naturale, trascenda la natura – è infatti all’origine della straordinaria intuizione narrativa di Balzac. Dietro Frenhofer si disegna la sagoma di Pigmalione, il cui desiderio di infondere la vita all’arte si è definitivamente trasformato in un incuboI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.