Il settore dell'Appennino romagnolo compreso tra la valle del T. Sillaro a NW e la valle del F. Marecchia a SE corrisponde all'area di affioramento, continua longitudinalmente per circa 80 km, delle torbiditi di avanfossa di età miocenica (Langhiano-Tortoniano) note in letteratura come Formazione Marnoso-Arenacea. L'assenza in questo esteso settore di residui di Unità liguri, con l'eccezione dell'olistostroma di Casaglia nella valle del T. Lamone, e di riflesso la posizione considerevolmente più arretrata delle Liguridi rispetto alla posizione occupata dalle stesse nell'Appennino emiliano a NW e in Val Marecchia a SE, solleva un interrogativo di fondo, probabilmente mai espresso in maniera esplicita nell'ambito del dibattito scientifico, riguardo alla continuità del ricoprimento delle Falde liguri al di sopra deii"'Autoctono" romagnolo. Il problema si è riproposto come una tematica di interesse generale nell'ambito del Progetto "Carta geologicostrutturale dell'Appennino emiliano-romagnolo (in scala 1 :250.000)" suggerendo di riesaminarne i diversi aspetti con un approccio multidisciplinare per l'acquisizione di dati (strutturali, petrografici, sedimentologici, mineralogici) dalla cui integrazione derivino vincoli per una soluzione univoca. - Nuove ricerche sono state awiate sulle deformazioni fragili, alla mesoscala, dei depositi clastici grossolani del Messiniano sup. e del Pliocene. Con poche eccezioni, di significato non chiaro, è stato rilevato un forte contrasto tra lo "strain fragile" dei ciottoli dei conglomerati della Successione del margine rispetto agli omologhi depositi soprastanti la Coltre ligure (Successione. intrappenninica). - Dati contrastanti, per la presenza di valori talvolta anomali o non significativi, sono derivati da ricerche diffrattometriche sui valori di critallinità dell'illite (indice di Kubler, IK) delle peliti (emipelagiti e "colombine") degli orizzonti geometricamente più elevati della Formazione Marnoso-Arenacea del settore romagnolo e delle peliti del Pliocene del margine, e dal confronto di questi valori con quelli di livelli strutturalmente elevati (Formazione di Cigarello della Successione epiligure e Argille del Pliocene intraappenninico) dell'Appennino bolognese e della Val Marecchia. - La composizione dei conglomerati del Messiniano ipoalino della Formazione a Colombacci e dei depositi alluvionali terrazzati (Pieistocene sup.) del margine romagnolo, suggerisce la provenienza di una parte, talvolta dominante, dei clasti dallo smantellamento delle Unità liguri e, forse, della soprastante Successione epiligure. Il dato assume rilevanza specifica sulle trasversali comprese tra il T. Rabbi e il T. Lamone dove non è possibile, o comunque risulta molto difficoltoso, ammettere un'alimentazione, da un lato, dalle Liguridi della Coltre del Marecchia e, dall'altro, dalle Liguridi dei settori a NW del Sillaro. L'insieme dei dati si accorda con l'ipotesi che le falde liguri fossero in origine continue in tutto l'Appennino romagnolo fino alla Val Marecchia e che pertanto la loro assenza nel settore centrale sia da imputare a smantellamento per erosione. Il settore compreso tra il T. Lamone e il T. Bidente assume in questo caso il significato di alto strutturale corrispondente ad una emifinestra tettonica sigillata sul margine esterno dai depositi del Pleistocene inf. e forse del Pliocene superiore (Vai, 1989). Il carattere di alto strutturale trova conferma nella geometria dei livelli più profondi che descrivono nel sottosuolo dell'Appennino romagnolo, a NW della Val Marecchia, una struttura antiforme (fig. 1) (Anelli et al., 1994). E' probabile che lo spessore delle falde liguri e della sovrastante Successione epiligure avesse tra il Lamone e il Bidente valori non molto elevati sostanzialmente comparabili a quelli dei settori nord-occidentali (Appenninobolognese) e sud-orientali (Val Marecchia) dove la Coltre alloctona è interessata da una fase tettonica estensionale a basso angolo post-Bismantova (Cerrina Feroni et al., dati inediti). Il sostanziale parallelismo tra la base delle Liguridi e la Successione meso-cenozoica pre-Marnoso-Arenacea suggerisce che la strutturazione dell'alto sia successiva alla messa in posto delle stesse Liguridi che in Val Marecchia si completa nel Pliocene inf. (Fase a G. puncticulata) (Conti, 1994, cum bibl.). Per la definizione dei tempi e delle modalità di smantellamento delle Unità liguri e di parte della Marnoso-Arenacea in questo settore dell'Appennino romagnolo occorre tener conto della distribuzione spazio-temporale dei depositi clastici post-avanfossa ad alimentazione prevalentemente trasversale. Le informazioni più significative derivano dai corpi clastici grossolani (ghiaie e conglomerati) per la maggior difficoltà di stimare l'influenza di correnti longshore, da SE, sulla ridistribuzione dei corpi detritici a granulometria più fine (sabbie). Se si fa astrazione dai conglomerati della Formazione a Colombacci del Messiniano sup., che sembrano derivare dallo smantellamento del fronte delle Liguridi ancora in evoluzione, e che comunque tendono a chiudersi verso NW lungo il margine romagnolo, i volumi più consistenti di ghiaie e conglomerati ad alimentazione trasversale sono presenti nei depositi alluvionali terrazzati (post-Sabbie gialle del Pleistocene inf.), dove la presenza diffusa di litologie di provenienza genericamente ligure testimonia un'attiva demolizione di livelli ancora molto elevati dell'alto strutturale nel Pleistocene superiore. Il problema delle relazioni temporali che intercorrono tra strutturazione e smantellamento dell'alto romagnolo non è di semplice soluzione, in particolare per la difficoltà di stimare il peso dell' uplift pleistocenico in rapporto agli effetti dell'eustatismo. Non è da escludere che l'intero processo geodinamico che ha controllato l'evoluzione dell'alto strutturale, sostanzialmente continuo nelle sue diverse fasi (deformazione, uplift, demolizione), si sviluppi interamente nel corso del Pleistocene medio-sup., successivamente alla deposizione delle Sabbie gialle.

L'assenza delle liguridi nell'appennino romagnolo: possibili relazioni con il sollevamento quaternario,

SARTI, GIOVANNI
1997-01-01

Abstract

Il settore dell'Appennino romagnolo compreso tra la valle del T. Sillaro a NW e la valle del F. Marecchia a SE corrisponde all'area di affioramento, continua longitudinalmente per circa 80 km, delle torbiditi di avanfossa di età miocenica (Langhiano-Tortoniano) note in letteratura come Formazione Marnoso-Arenacea. L'assenza in questo esteso settore di residui di Unità liguri, con l'eccezione dell'olistostroma di Casaglia nella valle del T. Lamone, e di riflesso la posizione considerevolmente più arretrata delle Liguridi rispetto alla posizione occupata dalle stesse nell'Appennino emiliano a NW e in Val Marecchia a SE, solleva un interrogativo di fondo, probabilmente mai espresso in maniera esplicita nell'ambito del dibattito scientifico, riguardo alla continuità del ricoprimento delle Falde liguri al di sopra deii"'Autoctono" romagnolo. Il problema si è riproposto come una tematica di interesse generale nell'ambito del Progetto "Carta geologicostrutturale dell'Appennino emiliano-romagnolo (in scala 1 :250.000)" suggerendo di riesaminarne i diversi aspetti con un approccio multidisciplinare per l'acquisizione di dati (strutturali, petrografici, sedimentologici, mineralogici) dalla cui integrazione derivino vincoli per una soluzione univoca. - Nuove ricerche sono state awiate sulle deformazioni fragili, alla mesoscala, dei depositi clastici grossolani del Messiniano sup. e del Pliocene. Con poche eccezioni, di significato non chiaro, è stato rilevato un forte contrasto tra lo "strain fragile" dei ciottoli dei conglomerati della Successione del margine rispetto agli omologhi depositi soprastanti la Coltre ligure (Successione. intrappenninica). - Dati contrastanti, per la presenza di valori talvolta anomali o non significativi, sono derivati da ricerche diffrattometriche sui valori di critallinità dell'illite (indice di Kubler, IK) delle peliti (emipelagiti e "colombine") degli orizzonti geometricamente più elevati della Formazione Marnoso-Arenacea del settore romagnolo e delle peliti del Pliocene del margine, e dal confronto di questi valori con quelli di livelli strutturalmente elevati (Formazione di Cigarello della Successione epiligure e Argille del Pliocene intraappenninico) dell'Appennino bolognese e della Val Marecchia. - La composizione dei conglomerati del Messiniano ipoalino della Formazione a Colombacci e dei depositi alluvionali terrazzati (Pieistocene sup.) del margine romagnolo, suggerisce la provenienza di una parte, talvolta dominante, dei clasti dallo smantellamento delle Unità liguri e, forse, della soprastante Successione epiligure. Il dato assume rilevanza specifica sulle trasversali comprese tra il T. Rabbi e il T. Lamone dove non è possibile, o comunque risulta molto difficoltoso, ammettere un'alimentazione, da un lato, dalle Liguridi della Coltre del Marecchia e, dall'altro, dalle Liguridi dei settori a NW del Sillaro. L'insieme dei dati si accorda con l'ipotesi che le falde liguri fossero in origine continue in tutto l'Appennino romagnolo fino alla Val Marecchia e che pertanto la loro assenza nel settore centrale sia da imputare a smantellamento per erosione. Il settore compreso tra il T. Lamone e il T. Bidente assume in questo caso il significato di alto strutturale corrispondente ad una emifinestra tettonica sigillata sul margine esterno dai depositi del Pleistocene inf. e forse del Pliocene superiore (Vai, 1989). Il carattere di alto strutturale trova conferma nella geometria dei livelli più profondi che descrivono nel sottosuolo dell'Appennino romagnolo, a NW della Val Marecchia, una struttura antiforme (fig. 1) (Anelli et al., 1994). E' probabile che lo spessore delle falde liguri e della sovrastante Successione epiligure avesse tra il Lamone e il Bidente valori non molto elevati sostanzialmente comparabili a quelli dei settori nord-occidentali (Appenninobolognese) e sud-orientali (Val Marecchia) dove la Coltre alloctona è interessata da una fase tettonica estensionale a basso angolo post-Bismantova (Cerrina Feroni et al., dati inediti). Il sostanziale parallelismo tra la base delle Liguridi e la Successione meso-cenozoica pre-Marnoso-Arenacea suggerisce che la strutturazione dell'alto sia successiva alla messa in posto delle stesse Liguridi che in Val Marecchia si completa nel Pliocene inf. (Fase a G. puncticulata) (Conti, 1994, cum bibl.). Per la definizione dei tempi e delle modalità di smantellamento delle Unità liguri e di parte della Marnoso-Arenacea in questo settore dell'Appennino romagnolo occorre tener conto della distribuzione spazio-temporale dei depositi clastici post-avanfossa ad alimentazione prevalentemente trasversale. Le informazioni più significative derivano dai corpi clastici grossolani (ghiaie e conglomerati) per la maggior difficoltà di stimare l'influenza di correnti longshore, da SE, sulla ridistribuzione dei corpi detritici a granulometria più fine (sabbie). Se si fa astrazione dai conglomerati della Formazione a Colombacci del Messiniano sup., che sembrano derivare dallo smantellamento del fronte delle Liguridi ancora in evoluzione, e che comunque tendono a chiudersi verso NW lungo il margine romagnolo, i volumi più consistenti di ghiaie e conglomerati ad alimentazione trasversale sono presenti nei depositi alluvionali terrazzati (post-Sabbie gialle del Pleistocene inf.), dove la presenza diffusa di litologie di provenienza genericamente ligure testimonia un'attiva demolizione di livelli ancora molto elevati dell'alto strutturale nel Pleistocene superiore. Il problema delle relazioni temporali che intercorrono tra strutturazione e smantellamento dell'alto romagnolo non è di semplice soluzione, in particolare per la difficoltà di stimare il peso dell' uplift pleistocenico in rapporto agli effetti dell'eustatismo. Non è da escludere che l'intero processo geodinamico che ha controllato l'evoluzione dell'alto strutturale, sostanzialmente continuo nelle sue diverse fasi (deformazione, uplift, demolizione), si sviluppi interamente nel corso del Pleistocene medio-sup., successivamente alla deposizione delle Sabbie gialle.
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