Nella prima parte di questa nota è descritta l’evoluzione dei modelli per il calcolo del ritardo medio ad una intersezione semaforizzata. Le intersezioni rappresentano i punti nevralgici delle reti stradali urbane. In esse l’utente spende la gran parte del viaggio per spostarsi dalla origine alla destinazione del suo viaggio. Il ritardo medio per una corrente di traffico rappresenta, secondo quanto anche stabilito dall’”Highway Capacity Manual”, il parametro fondamentale per l’individuazione del livello di servizio ad una intersezione semaforizzata. I primi lavori sulla modellizzazione del ritardo ipotizzavano arrivi di tipo uniformi. Successivamente una formula per il ritardo medio per arrivi poissoniani fu messa a punto da Webster, nel corso di una ricerca, svolta sulla fine degli anni 50, che rappresenta un lavoro fondamentale nell’ambito della nascita dell’Ingegneria del Traffico. La formula di Webster ha validità in condizioni di funzionamento del sistema stazionarie: è stato da più parti messo in evidenza che se la portata della corrente veicolare dura un tempo limitato, quello di punta, questo tempo non è sufficiente affinché siano raggiunte le condizioni di stazionarietà del sistema quando il grado di saturazione della corrente è prossimo ad uno. In queste condizioni la formula di Webster fornisce per il ritardo medio dei valori non attinenti a quelli sperimentali. A partire dalla fine degli anni 70 sono stati messi a punto, e si sono affermati nella pratica progettuale, dei modelli per il calcolo del ritardo medio validi in condizioni non stazionarie. Nella memoria viene messo in evidenza come l’esigenza di questo tipo di modelli venga anche dal problema dell’assegnazione di un vettore di domanda ad una rete di trasporto individuale urbana. Nella seconda parte della nota viene eseguito un confronto fra le stime del ritardo medio fornite dai vari modelli e fra queste e i risultati forniti da un programma di simulazione, messo a punto dall’autore, del tipo di quello messo a punto da Webster. I risultati del confronto mettono in evidenza che i vari modelli forniscono dei risultati piuttosto simili fra loro fino ad un grado si saturazione della corrente veicolare inferiore a 0.90. Per valori superiori a 0.90, ma inferiori ad 1, la formula di Webster, come previsto, si discosta notevolmente dai risultati forniti dalle altre e dalla simulazione. Le formule “non stazionarie” seguono bene i risultati della simulazione: sia per valori del grado di saturazione compresi fra 0.90 e 1, sia per valori superiori, leggermente, ad 1, soddisfacendo perciò l’esigenza per cui sono state messe a punto. Nella nota è però messo in evidenza l’alta sensibilità della stima del valore del ritardo medio al variare dei parametri di input per il suo calcolo, come il flusso di saturazione e la portata della corrente veicolare, quando il grado di saturazione è prossimo ad 1, ma inferiore ad esso. In questi casi in pratica la sensibilità del valore del ritardo medio è tale che la sua stima non può che essere indicativa.

DETERMINAZIONE DEL LIVELLO DI SERVIZIO AD UNA INTERSEZIONE SEMAFORIZZATA: ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA MODELLIZZAZIONE DEL RITARDO

LUPI, MARINO
1998-01-01

Abstract

Nella prima parte di questa nota è descritta l’evoluzione dei modelli per il calcolo del ritardo medio ad una intersezione semaforizzata. Le intersezioni rappresentano i punti nevralgici delle reti stradali urbane. In esse l’utente spende la gran parte del viaggio per spostarsi dalla origine alla destinazione del suo viaggio. Il ritardo medio per una corrente di traffico rappresenta, secondo quanto anche stabilito dall’”Highway Capacity Manual”, il parametro fondamentale per l’individuazione del livello di servizio ad una intersezione semaforizzata. I primi lavori sulla modellizzazione del ritardo ipotizzavano arrivi di tipo uniformi. Successivamente una formula per il ritardo medio per arrivi poissoniani fu messa a punto da Webster, nel corso di una ricerca, svolta sulla fine degli anni 50, che rappresenta un lavoro fondamentale nell’ambito della nascita dell’Ingegneria del Traffico. La formula di Webster ha validità in condizioni di funzionamento del sistema stazionarie: è stato da più parti messo in evidenza che se la portata della corrente veicolare dura un tempo limitato, quello di punta, questo tempo non è sufficiente affinché siano raggiunte le condizioni di stazionarietà del sistema quando il grado di saturazione della corrente è prossimo ad uno. In queste condizioni la formula di Webster fornisce per il ritardo medio dei valori non attinenti a quelli sperimentali. A partire dalla fine degli anni 70 sono stati messi a punto, e si sono affermati nella pratica progettuale, dei modelli per il calcolo del ritardo medio validi in condizioni non stazionarie. Nella memoria viene messo in evidenza come l’esigenza di questo tipo di modelli venga anche dal problema dell’assegnazione di un vettore di domanda ad una rete di trasporto individuale urbana. Nella seconda parte della nota viene eseguito un confronto fra le stime del ritardo medio fornite dai vari modelli e fra queste e i risultati forniti da un programma di simulazione, messo a punto dall’autore, del tipo di quello messo a punto da Webster. I risultati del confronto mettono in evidenza che i vari modelli forniscono dei risultati piuttosto simili fra loro fino ad un grado si saturazione della corrente veicolare inferiore a 0.90. Per valori superiori a 0.90, ma inferiori ad 1, la formula di Webster, come previsto, si discosta notevolmente dai risultati forniti dalle altre e dalla simulazione. Le formule “non stazionarie” seguono bene i risultati della simulazione: sia per valori del grado di saturazione compresi fra 0.90 e 1, sia per valori superiori, leggermente, ad 1, soddisfacendo perciò l’esigenza per cui sono state messe a punto. Nella nota è però messo in evidenza l’alta sensibilità della stima del valore del ritardo medio al variare dei parametri di input per il suo calcolo, come il flusso di saturazione e la portata della corrente veicolare, quando il grado di saturazione è prossimo ad 1, ma inferiore ad esso. In questi casi in pratica la sensibilità del valore del ritardo medio è tale che la sua stima non può che essere indicativa.
1998
Lupi, Marino
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