Considerando precedenti studi sull'argomento , in cui sono state confrontate per un triennio, due tesi di diradamento dei grappoli (25 e 50% della produzione pendente rimossa all'allegagione) con una tesi non diradata, dove nel corso dei primi due anni, il diradamento dei grappoli ha indotto cambiamenti più o meno attesi (riduzione della produzione per ceppo, aumento dei solidi solubili, incremento del peso medio del grappolo) nel corso del terzo anno consecutivo di diradamento, questi effetti si sono praticamente annullati, dove il parametro che spiega in modo convincente questo tipo di evoluzione temporale è costituito dalla fertilità dei germogli che denota un incremento nelle tesi diradate nel corso dei primi due anni e che presenta un ulteriore aumento nel terzo anno. In altri termini, sembra che le tesi sottoposte a diradamento mettano in atto col tempo, un meccanismo di competizione produttiva che agendo in direzione opposta al diradamento, tende a ripristinare il livello produttivo “naturale”. Nel nostro caso le operazioni di diradamento parziale e totale del grappolo sono costate rispettivamente circa 840 e 720 euro ed una corrispondente perdita di prodotto in media del 55% circa nelle tesi diradate rispetto al testimone. A fronte dei dati ottenuti dalla caratterizzazione della chioma e dai parametri vegeto produttivo delle tre tesi nonché dei relativi blocchi, si può notare come grazie all’analisi statistica si possa ben distinguere le tre tesi attraverso caratteri comuni omogenei, segno questo di una modificazione indotta dall’operazione di diradamento. Dopo aver constatato che i blocchi sottoposti a diverso tipo di diradamento, pur avendo caratteristiche vegetative molto simili tra di loro e con la tesi testimone non diradata, non hanno fornito evidente e riscontrabile differenza qualitativa avendo carichi produttivi molto diversi tra loro e premesso che i dati in bibliografia prima accennati giustamente suggeriscono che la ripetizione della prova per più anni consecutivi è necessaria a ridurre l'errore dovuto alla variabile “andamento stagionale” è altresì necessario a conoscere le risposte vegetative della varietà considerata ma ipotizzando che tali risultati possano provenire da uno squilibrio di base tra il rapporto parete fogliare e produzione, tale da non modificare sensibilmente un ulteriore squilibrio imposto dal diradamento, riscontriamo quindi che la scelta di operare il diradamento in questa prova non risulta conveniente.

Effetto del diradamento dei grappoli sul Sangiovese in zona DOCG “Morellino di Scansano”

SCALABRELLI, GIANCARLO;FERRONI, GIUSEPPE
2011-01-01

Abstract

Considerando precedenti studi sull'argomento , in cui sono state confrontate per un triennio, due tesi di diradamento dei grappoli (25 e 50% della produzione pendente rimossa all'allegagione) con una tesi non diradata, dove nel corso dei primi due anni, il diradamento dei grappoli ha indotto cambiamenti più o meno attesi (riduzione della produzione per ceppo, aumento dei solidi solubili, incremento del peso medio del grappolo) nel corso del terzo anno consecutivo di diradamento, questi effetti si sono praticamente annullati, dove il parametro che spiega in modo convincente questo tipo di evoluzione temporale è costituito dalla fertilità dei germogli che denota un incremento nelle tesi diradate nel corso dei primi due anni e che presenta un ulteriore aumento nel terzo anno. In altri termini, sembra che le tesi sottoposte a diradamento mettano in atto col tempo, un meccanismo di competizione produttiva che agendo in direzione opposta al diradamento, tende a ripristinare il livello produttivo “naturale”. Nel nostro caso le operazioni di diradamento parziale e totale del grappolo sono costate rispettivamente circa 840 e 720 euro ed una corrispondente perdita di prodotto in media del 55% circa nelle tesi diradate rispetto al testimone. A fronte dei dati ottenuti dalla caratterizzazione della chioma e dai parametri vegeto produttivo delle tre tesi nonché dei relativi blocchi, si può notare come grazie all’analisi statistica si possa ben distinguere le tre tesi attraverso caratteri comuni omogenei, segno questo di una modificazione indotta dall’operazione di diradamento. Dopo aver constatato che i blocchi sottoposti a diverso tipo di diradamento, pur avendo caratteristiche vegetative molto simili tra di loro e con la tesi testimone non diradata, non hanno fornito evidente e riscontrabile differenza qualitativa avendo carichi produttivi molto diversi tra loro e premesso che i dati in bibliografia prima accennati giustamente suggeriscono che la ripetizione della prova per più anni consecutivi è necessaria a ridurre l'errore dovuto alla variabile “andamento stagionale” è altresì necessario a conoscere le risposte vegetative della varietà considerata ma ipotizzando che tali risultati possano provenire da uno squilibrio di base tra il rapporto parete fogliare e produzione, tale da non modificare sensibilmente un ulteriore squilibrio imposto dal diradamento, riscontriamo quindi che la scelta di operare il diradamento in questa prova non risulta conveniente.
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