Negli ultimi anni il cambiamento dello stile di vita e dell’alimentazione hanno contribuito all’aumento di patologie cardio‐vascolari e cronico‐degenerative. Medici e nutrizionisti sottolineano sempre più frequentemente l’importanza dell’assunzione giornaliera di alimenti naturali per fornire all’organismo una serie di composti bioattivi capaci di rallentare o contrastare i processi di invecchiamento cellulare che portano alle sopracitate patologie.La possibilità di integrare nell’alimentazione i prodotti derivanti dal lino rappresenta un’interessante strategia per incrementare l’apporto di composti nutraceutici dalle importanti potenzialità salutistiche. Il lino infatti risulta essere un’ottima fonte di composti antiossidanti, grazie alla presenza di carotenoidi e alla componente fenolica, oltre a presentare un rapporto ω‐6/ω‐3 nettamente spostato a favore di quest’ultimo.Lo scopo del presente studio è stato quello di verificare se nel panello, ottenuto dalla spremitura a freddo dei semi di lino, si mantenessero le caratteristiche salutistiche che sono tipiche del seme.Inoltre, è stata valutata l’influenza della durata della conservazione e della modalità di packaging (carta e plastica) nel determinare il contenuto dei principali composti nutraceutici, quali carotenoidi, clorofille, composti fenolici unitamente alla valutazione della loro capacità antiossidante.Il contenuto in fenoli totali, flavonoidi e flavonoli è stato determinato mediante saggi spettrofotometrici mentre il profilo degli acidi fenolici è stato valutato tramite HPLC come pure sono stati quantificati i principali carotenoidi (luteina e ß‐carotene) e clorofille (a e b). Infine è stata determinata l’attività antiossidante (tramite i saggi ABTS, DPPH e FRAP) e la capacità chelante il ferro.I risultati hanno evidenziato un’invariata composizione tra seme e panello nel contenuto dei diversi composti bioattivi analizzati e nell’attività antiossidante. Una modesta diminuzione di tali parametri si verificava dopo 6 mesi di conservazione del panello, indipendentemente dalla modalità di packaging considerata. In conclusione, i risultati ottenuti suggeriscono che i co‐prodotti dell’industria agro‐alimentare, attualmente considerati alla stregua di scarti, possano trovare impiego come risorsa per l’alimentazione umana e animale in un prossimo futuro.

Caratterizzazione di metaboliti secondari del seme di lino e dei suoi coprodotti mantenuti a diversi tempi e modalità di conservazione

CASTAGNA, ANTONELLA;RANIERI, ANNAMARIA
2014-01-01

Abstract

Negli ultimi anni il cambiamento dello stile di vita e dell’alimentazione hanno contribuito all’aumento di patologie cardio‐vascolari e cronico‐degenerative. Medici e nutrizionisti sottolineano sempre più frequentemente l’importanza dell’assunzione giornaliera di alimenti naturali per fornire all’organismo una serie di composti bioattivi capaci di rallentare o contrastare i processi di invecchiamento cellulare che portano alle sopracitate patologie.La possibilità di integrare nell’alimentazione i prodotti derivanti dal lino rappresenta un’interessante strategia per incrementare l’apporto di composti nutraceutici dalle importanti potenzialità salutistiche. Il lino infatti risulta essere un’ottima fonte di composti antiossidanti, grazie alla presenza di carotenoidi e alla componente fenolica, oltre a presentare un rapporto ω‐6/ω‐3 nettamente spostato a favore di quest’ultimo.Lo scopo del presente studio è stato quello di verificare se nel panello, ottenuto dalla spremitura a freddo dei semi di lino, si mantenessero le caratteristiche salutistiche che sono tipiche del seme.Inoltre, è stata valutata l’influenza della durata della conservazione e della modalità di packaging (carta e plastica) nel determinare il contenuto dei principali composti nutraceutici, quali carotenoidi, clorofille, composti fenolici unitamente alla valutazione della loro capacità antiossidante.Il contenuto in fenoli totali, flavonoidi e flavonoli è stato determinato mediante saggi spettrofotometrici mentre il profilo degli acidi fenolici è stato valutato tramite HPLC come pure sono stati quantificati i principali carotenoidi (luteina e ß‐carotene) e clorofille (a e b). Infine è stata determinata l’attività antiossidante (tramite i saggi ABTS, DPPH e FRAP) e la capacità chelante il ferro.I risultati hanno evidenziato un’invariata composizione tra seme e panello nel contenuto dei diversi composti bioattivi analizzati e nell’attività antiossidante. Una modesta diminuzione di tali parametri si verificava dopo 6 mesi di conservazione del panello, indipendentemente dalla modalità di packaging considerata. In conclusione, i risultati ottenuti suggeriscono che i co‐prodotti dell’industria agro‐alimentare, attualmente considerati alla stregua di scarti, possano trovare impiego come risorsa per l’alimentazione umana e animale in un prossimo futuro.
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