The concept of «integrated coastal zone management» is far from new. In fact, having acknowledged the state of neglect of a significant fraction of Europe’s coastlines at the time and the number of different parties involved and interested in their safeguard, the Council of Europe stressed as early as 1973, with Resolution 29 (73,) the need for every safeguard action to be the result of precise coordination among the accountable public authorities. The complexity of the concept of «integrated management» can be inferred from several documents, both international and pertaining to the European Union. Integrated management is not only a 'result' but also, as a consequence, a 'procedure' which, in compliance with the achievement of the goals, must be constructed in order to allow the identification and correct weighting of all the interests brought into play. Still, more than forty years after that first Council of Europe document, integrated safeguard and management of coastal areas has not yet been achieved – so far, not even an unambiguous definition of «coastal area» has yet been given. The coast, meant as where land and sea meet, is in fact constantly exposed to a vast number of operations, each one aiming at a specific goal and carried out with a large array of – usually, but not always – planning-related juridical instruments with diverse, non-overlapping spheres of influence. Despite the effective impossibility of complete unified planning, a legislator remembering that integrated management is both a result and a process still has several choices. The old instruments based on the so-called «hierarchy of interests» are now in fact being flanked by new models, namely the ones aiming to identify common goals during the planning phase or developing public-private shared governance systems.

Quello di «gestione integrata delle zone costiere» è concetto ormai risalente, dato che già nel 1973, con la Risoluzione (73) 29 sulla protezione delle aree costiere, il Consiglio d’Europa, preso atto del degrado in cui versa la maggior parte delle coste europee, sottoposte a pressioni antropiche crescenti, in grado di compromettere l’equilibrio di ecosistemi particolarmente fragili, sottolineava la necessità che, stante la molteplicità di interessi coinvolti, le azioni di tutela fossero il frutto dell’azione coordinata delle varie autorità pubbliche coinvolte. Da una cospicua serie di documenti a livello sia internazionale che comunitario si desume che quello di «gestione integrata» è concetto complesso, che indica non solo un risultato, ma anche, ed in conseguenza di ciò, un procedimento che, in funzione del raggiungimento dell’obiettivo, deve essere strutturato in modo da consentire l’emersione e la corretta ponderazione di tutti gli interessi in gioco. A distanza di più di 40 anni da quel primo documento del Consiglio d’Europa, la tutela integrata delle zone costiere appare ancora un obiettivo non raggiunto; d’altro canto, manca ad oggi perfino una definizione univoca di «zona costiera». La costa (intesa come luogo in cui mare e terra si incontrano) è infatti tuttora oggetto di una molteplicità di interventi, ciascuno volto al perseguimento di uno specifico interesse, attraverso una congerie di strumenti differenti, in particolare, ma non esclusivamente, di tipo pianificatorio, ciascuno dei quali si riferisce ad ambiti spaziali non coincidenti fra loro. Nella oggettiva impossibilità di una reductio ad unum, ormai svanito, cioè, il ‘mito’ della pianificazione unica, ricordando che la gestione integrata è, prima ancora che un risultato, un procedimento, diverse sono le scelte che si offrono al legislatore. E, accanto al ricorso al ‘vecchio’ strumento della c.d. «gerarchia degli interessi», si affermano nuovi modelli, quali, in particolare, quello che porta alla individuazione di obiettivi comuni all’atto della predisposizione dei piani ovvero alla elaborazione di modelli di governance condivisa pubblico-privato.

La "gestione integrata delle zone costiere" fra perduranti incertezze definitorie e nuovi modelli di attuazione.

LOLLI, ILARIA
2014-01-01

Abstract

The concept of «integrated coastal zone management» is far from new. In fact, having acknowledged the state of neglect of a significant fraction of Europe’s coastlines at the time and the number of different parties involved and interested in their safeguard, the Council of Europe stressed as early as 1973, with Resolution 29 (73,) the need for every safeguard action to be the result of precise coordination among the accountable public authorities. The complexity of the concept of «integrated management» can be inferred from several documents, both international and pertaining to the European Union. Integrated management is not only a 'result' but also, as a consequence, a 'procedure' which, in compliance with the achievement of the goals, must be constructed in order to allow the identification and correct weighting of all the interests brought into play. Still, more than forty years after that first Council of Europe document, integrated safeguard and management of coastal areas has not yet been achieved – so far, not even an unambiguous definition of «coastal area» has yet been given. The coast, meant as where land and sea meet, is in fact constantly exposed to a vast number of operations, each one aiming at a specific goal and carried out with a large array of – usually, but not always – planning-related juridical instruments with diverse, non-overlapping spheres of influence. Despite the effective impossibility of complete unified planning, a legislator remembering that integrated management is both a result and a process still has several choices. The old instruments based on the so-called «hierarchy of interests» are now in fact being flanked by new models, namely the ones aiming to identify common goals during the planning phase or developing public-private shared governance systems.
2014
9788895597195
Quello di «gestione integrata delle zone costiere» è concetto ormai risalente, dato che già nel 1973, con la Risoluzione (73) 29 sulla protezione delle aree costiere, il Consiglio d’Europa, preso atto del degrado in cui versa la maggior parte delle coste europee, sottoposte a pressioni antropiche crescenti, in grado di compromettere l’equilibrio di ecosistemi particolarmente fragili, sottolineava la necessità che, stante la molteplicità di interessi coinvolti, le azioni di tutela fossero il frutto dell’azione coordinata delle varie autorità pubbliche coinvolte. Da una cospicua serie di documenti a livello sia internazionale che comunitario si desume che quello di «gestione integrata» è concetto complesso, che indica non solo un risultato, ma anche, ed in conseguenza di ciò, un procedimento che, in funzione del raggiungimento dell’obiettivo, deve essere strutturato in modo da consentire l’emersione e la corretta ponderazione di tutti gli interessi in gioco. A distanza di più di 40 anni da quel primo documento del Consiglio d’Europa, la tutela integrata delle zone costiere appare ancora un obiettivo non raggiunto; d’altro canto, manca ad oggi perfino una definizione univoca di «zona costiera». La costa (intesa come luogo in cui mare e terra si incontrano) è infatti tuttora oggetto di una molteplicità di interventi, ciascuno volto al perseguimento di uno specifico interesse, attraverso una congerie di strumenti differenti, in particolare, ma non esclusivamente, di tipo pianificatorio, ciascuno dei quali si riferisce ad ambiti spaziali non coincidenti fra loro. Nella oggettiva impossibilità di una reductio ad unum, ormai svanito, cioè, il ‘mito’ della pianificazione unica, ricordando che la gestione integrata è, prima ancora che un risultato, un procedimento, diverse sono le scelte che si offrono al legislatore. E, accanto al ricorso al ‘vecchio’ strumento della c.d. «gerarchia degli interessi», si affermano nuovi modelli, quali, in particolare, quello che porta alla individuazione di obiettivi comuni all’atto della predisposizione dei piani ovvero alla elaborazione di modelli di governance condivisa pubblico-privato.
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