Lo studio delle forme caratteristiche che l’agricoltura assume all’interno di un qualsiasi comprensorio risulta complicato dalle numerose interazioni esistenti fra l’esercizio dell’attività primaria e le particolari condizioni ambientali, culturali e sociali che caratterizzano il territorio. Per questi motivi già da molti anni, sono state proposte ed applicate numerose metodologie per analizzare la variabilità spaziale e temporale associabile ai diversi sistemi di produzione agricola, allo scopo di approfondirne ed ordinarne la conoscenza anche in relazione alla possibile risoluzione di problemi di pianificazione del territorio e di gestione degli spazi rurali (Bazzani et al., 1993; Bockstaller e Girardin, 1996). Ai tradizionali criteri di giudizio basati sulla valutazione degli aspetti tecnico-organizzativi delle aziende agrarie e sull’esame delle rispettive condizioni economico-sociali si è però recentemente aggiunta la necessità di analizzare anche i possibili effetti che l’attività agricola determina sulla qualità dell’ambiente naturale. Il completamento di questo percorso di indagine dovrebbe condurre, in ultima analisi, alla determinazione del livello di “sostenibilità” agronomica economica ed ambientale associabile ai processi di produzione agricola (Costanza, 1997; Bateman e Turner, 1993). Tale concetto non è stato però adeguatamente supportato dall’implementazione degli strumenti analitici necessari alla traduzione delle enunciazioni di principio in valutazioni di qualche interesse pratico; lo sviluppo e l’applicazione dei metodi di contabilità ambientale infatti sono risultati sporadici e comunque non sufficientemente integrati con i criteri di giudizio più convenzionali. In attesa che tali tecniche siano definitivamente messe a punto ed adeguatamente testate, sembra inevitabile affidarsi a procedimenti di indagine più consolidati, quali ad esempio l’uso degli indicatori, che pur non consentendo di operare una valutazione esaustiva dei sistemi agricoli, appaiono comunque caratterizzati da una sostanziale semplicità d’uso e da un ampio spettro di applicazione. Un indicatore è infatti una variabile che rende disponibili informazioni su altri parametri difficilmente accessibili; si tratta cioè di strumenti in grado di agevolare la misura di cambiamenti inerenti fenomeni e processi la cui complessità e le cui mutue interazioni renderebbero problematica una misura diretta, permettendo di rappresentare in forma sintetica concetti altrimenti poco accessibili (Kumar, 1989). A conferma del notevole interesse suscitato da questo tipo di approccio si ricorda quanto emerso dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e sullo Sviluppo di Rio de Janeiro (1992) che ha evidenziato l’utilità del loro impiego nel fornire “solidi basi per l’assunzione delle decisioni a tutti i livelli” (UNCED, 1992) e quanto affermato nel V Programma Quadro dell’UE dove si lamenta una “seria carenza di indicatori e metodologie per la valutazione ambientale” (CEC, 1993). Allo scopo quindi di testare l’utilità pratica di tali procedimenti di valutazione si è proceduto ad una loro applicazione nell’ambito della zona di rispetto del Parco Naturale della Maremma sita nell’area litoranea della provincia di Grosseto. Quasi tutta la superficie territoriale considerata riveste infatti un notevole interesse agricolo a cui si sovrappongono condizioni sia di particolare sensibilità ambientale che di notevole interesse paesaggistico.

Zona di rispetto del Parco: caratterizzazione agro-ambientale

SILVESTRI, NICOLA;PAMPANA, SILVIA
2002-01-01

Abstract

Lo studio delle forme caratteristiche che l’agricoltura assume all’interno di un qualsiasi comprensorio risulta complicato dalle numerose interazioni esistenti fra l’esercizio dell’attività primaria e le particolari condizioni ambientali, culturali e sociali che caratterizzano il territorio. Per questi motivi già da molti anni, sono state proposte ed applicate numerose metodologie per analizzare la variabilità spaziale e temporale associabile ai diversi sistemi di produzione agricola, allo scopo di approfondirne ed ordinarne la conoscenza anche in relazione alla possibile risoluzione di problemi di pianificazione del territorio e di gestione degli spazi rurali (Bazzani et al., 1993; Bockstaller e Girardin, 1996). Ai tradizionali criteri di giudizio basati sulla valutazione degli aspetti tecnico-organizzativi delle aziende agrarie e sull’esame delle rispettive condizioni economico-sociali si è però recentemente aggiunta la necessità di analizzare anche i possibili effetti che l’attività agricola determina sulla qualità dell’ambiente naturale. Il completamento di questo percorso di indagine dovrebbe condurre, in ultima analisi, alla determinazione del livello di “sostenibilità” agronomica economica ed ambientale associabile ai processi di produzione agricola (Costanza, 1997; Bateman e Turner, 1993). Tale concetto non è stato però adeguatamente supportato dall’implementazione degli strumenti analitici necessari alla traduzione delle enunciazioni di principio in valutazioni di qualche interesse pratico; lo sviluppo e l’applicazione dei metodi di contabilità ambientale infatti sono risultati sporadici e comunque non sufficientemente integrati con i criteri di giudizio più convenzionali. In attesa che tali tecniche siano definitivamente messe a punto ed adeguatamente testate, sembra inevitabile affidarsi a procedimenti di indagine più consolidati, quali ad esempio l’uso degli indicatori, che pur non consentendo di operare una valutazione esaustiva dei sistemi agricoli, appaiono comunque caratterizzati da una sostanziale semplicità d’uso e da un ampio spettro di applicazione. Un indicatore è infatti una variabile che rende disponibili informazioni su altri parametri difficilmente accessibili; si tratta cioè di strumenti in grado di agevolare la misura di cambiamenti inerenti fenomeni e processi la cui complessità e le cui mutue interazioni renderebbero problematica una misura diretta, permettendo di rappresentare in forma sintetica concetti altrimenti poco accessibili (Kumar, 1989). A conferma del notevole interesse suscitato da questo tipo di approccio si ricorda quanto emerso dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e sullo Sviluppo di Rio de Janeiro (1992) che ha evidenziato l’utilità del loro impiego nel fornire “solidi basi per l’assunzione delle decisioni a tutti i livelli” (UNCED, 1992) e quanto affermato nel V Programma Quadro dell’UE dove si lamenta una “seria carenza di indicatori e metodologie per la valutazione ambientale” (CEC, 1993). Allo scopo quindi di testare l’utilità pratica di tali procedimenti di valutazione si è proceduto ad una loro applicazione nell’ambito della zona di rispetto del Parco Naturale della Maremma sita nell’area litoranea della provincia di Grosseto. Quasi tutta la superficie territoriale considerata riveste infatti un notevole interesse agricolo a cui si sovrappongono condizioni sia di particolare sensibilità ambientale che di notevole interesse paesaggistico.
2002
Bonari, E.; Silvestri, Nicola; Pampana, Silvia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/74872
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