I paradossi del comico

Si tratta di una riflessione sui paradossi del comico: prendendo spunto dall'andamento sillogistico di Diderot, il saggio affronta sinteticamente la "crudeltà" del comico. Sia quando con esso s’intende il genere letterario-teatrale, declinabile nelle forme della commedia, della farsa, della poesia satirica o della parodia, sia quando invece s’incarna nel corpo dell’attore (che è sempre irrimediabilmente autore della propria comicità), e quindi prescinde da un genere, fondendo in un unico artificio retorico la quintessenza della maschera, il Comico è profondamente dis-umano e artaudianamente crudele. E non vale, ad aggiustare il tiro, neppure la visione bachtiniana di una comicità rituale, di un riso corale e festivo che ripristini l’unità primigenia di una collettività rurale. Anche in questo caso, infatti, la natura ambivalente del «corpo grottesco», che la società carnevalizzata instaura, diviene emblema di rigenerazione solo nella misura in cui prima demolisce e nega il presente.