Medea, the last carachter appearing in Dario Fo’s play Tutta casa, letto e chiesa (1977), differs from the other female contemporary voices of the tetralogy (Una donna sola, La mamma fricchettona e Abbiamo tutte la stessa storia) for her style, genre/type and language. Dario Fo and Franca Rame – joint author and starring actress – draw on Myth as contemporaneity, although suggesting political and ideological expectations (as women general revival), seems incapable of feeding our modern imagination. Medea, archetype and black heroine of the Greek Myth, breaks into the play disturbing its fixed pattern made of comic and colloquial style. As a result, drama loses its strangeness making use of a new scheme of mixed time relations (the Ancient Greece, the Middle Ages, Reinassance, the Modern world) and differing language styles (the ancient umbro-marchigiano dialect, the tuscan tradition of the singing “maggio”).

L’intervento intende declinare il tema della contemporaneità nelle arti (nel caso specifico del teatro) in una direzione inconsueta, quella dell’inadeguatezza a dare voce e valore alle istante politiche più urgenti, tanto da imporre la necessità di un recupero del “classico”. Questo aspetto dell’insufficienza del contemporaneo sarà sviluppato attraverso l’analisi della Medea di Dario Fo e Franca Rame, che risale al 1977 e si colloca nel contesto più ampio delle riscritture di modelli classici. All’interno di un panorama di voci femminili contemporanee, Una donna sola, La mamma fricchettona e Abbiamo tutte la stessa storia, che compongono lo spettacolo Tutta casa, letto e chiesa, quella di Medea, ultimo personaggio della tetralogia, si distingue per una dissonanza di stile, di genere e di lingua. Dario Fo, autore dell’opera, e Franca Rame, coautrice ed interprete, manifestano qui l’esigenza di attingere al mito e all’archetipo proprio perché le figure della contemporaneità non sono in grado di parlare al pubblico con una vis tale da legittimare l’urgenza del cambiamento, che nel caso specifico è il rinnovamento individuale e collettivo della donna. Il recupero, quindi, della figura archetipica di Medea, eroina nera del mito greco, rompe lo schema prefissato nello spettacolo che vede come preponderante l’uso del genere comico e dello stile quotidiano (come aspetto tematico e linguistico), per attingere invece al tragico e all’estraneo, attraverso un codice semantico nuovo che scaturisce dalla commistione di riferimenti temporali (l’antichità greca, il medioevo, il rinascimento, la contemporaneità) ed elementi stilistici (il dialetto umbro-marchigiano del Quattrocento, il maggio toscano sette-ottocentesco) difformi.

Le insufficienze del contemporaneo. La Medea di Dario Fo e Franca Rame

MARINAI, EVA
2011-01-01

Abstract

Medea, the last carachter appearing in Dario Fo’s play Tutta casa, letto e chiesa (1977), differs from the other female contemporary voices of the tetralogy (Una donna sola, La mamma fricchettona e Abbiamo tutte la stessa storia) for her style, genre/type and language. Dario Fo and Franca Rame – joint author and starring actress – draw on Myth as contemporaneity, although suggesting political and ideological expectations (as women general revival), seems incapable of feeding our modern imagination. Medea, archetype and black heroine of the Greek Myth, breaks into the play disturbing its fixed pattern made of comic and colloquial style. As a result, drama loses its strangeness making use of a new scheme of mixed time relations (the Ancient Greece, the Middle Ages, Reinassance, the Modern world) and differing language styles (the ancient umbro-marchigiano dialect, the tuscan tradition of the singing “maggio”).
2011
Marinai, Eva
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