La lunga tradizione di studi anatomici pisani rappresentò il punto di partenza per lo sviluppo e il perfezionamento dell’attività didattica e delle tecniche di conservazione dei preparati anatomici. Nei primi anni dell’Ottocento, gli articoli XIV e XV del Regolamento Proposto dal Collegio Medico dell’I. e R. Università di Pisa per l’insegnamento dell’Anatomia Pratica approvato dall’illustrissimo Sig. Consultore Regio soprintendente agli studj del Granducato in esecuzione del motuproprio sovrano del dì 31 ottobre 1818 pose concretamente le basi per la conservazione di preparati anatomici. Questo regolamento era in fondo al Regolamento per la Regia Università di Pisa approvato da S.A.I. e R. con benigno rescritto de’ IX. Novembre MDCCCXIV. In particolare, nell’articolo XIV si legge: Se in tempo che il Settore dirigerà la Gioventù negli Esercizj pratici, s’incontreranno delle rare affezzioni di Visceri, o di Parti, concrezioni morbose ec., questi pezzi patologici saranno scrupolosamente raccolti, e preparati per la conservazione ad istruzione de’ Medici, e de’ Chirurghi. Quindi, per esempio, se si troveranno Ossa mal riunite nell’accadute fratture ... ec. tutto dovrà esser conservato, se possa reputarsi dal Settore istruttivo per la Scuola Chirurgica. Così se s’incontrino vizj enormi ne’ Visceri; tumori interni glandulari; alterazioni non naturali, e che giovino all’istruzione Medica, anco questi pezzi dovranno esser conservati, e preparati, o custoditi in modo che non possano perire. L’articolo XV prevedeva, poi, per le parti non conservabili, la loro minuziosa descrizione in un apposito libro intitolato: Osservazioni rare fatte nella Scuola di Anatomia pratica di Pisa. Fra gli allievi, si auspicava anche la presenza di alcuno istruito nel Disegno, per avere anche delle immagini relative ai pezzi descritti. La rarità di certi reperti anatomo-patologici indirizzava quindi verso la necessità di una cultura della conservazione, con il nobile scopo di permettere a tutti di usufruire delle conoscenze. Un passo fondamentale verso un’ulteriore affermazione del valore didattico degli studi anatomici fu l’istituzione di un museo da parte di Civinini. Sul finire del 1834 nacque il Museo d’Anatomia fisiologica e patologica umano-comparativa. L’intento della collezione era chiaro: i preparati sono pregievoli tutti per la loro qualità e molto opportuni alla pubblica istruzione, alcuni rarissimi e non posseduti anche dai più adulti Gabinetti, o forse anche nuovi o almeno ignoti fin qui. Civinini allestì molti preparati di cranio o di vertebre in cui le singole parti erano distinte con colori diversi (preparati variamente colorati). In quel periodo s’accesero discussioni scientifiche sul valore didattico di questi modelli. C’erano i fautori della testa montée à distance, di scuola francese, e i fautori della testa variamente colorata, di scuola italiana. Civinini dedicò un articolo scientifico a sostegno del suo modello didattico. Il museo conserva altri preparati didattici realizzati con i materiali più diversi. Oltre ai calchi in gesso, ci sono molti preparati embriologici in cera realizzati in Germania fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento dalla ditta tedesca Friedrich Ziegler di Friburgo. In cartapesta sono alcuni modelli anatomici, fra i quali uno generale del corpo umano, con organi smontabili, realizzato in Francia nel 1861. Si tratta delle statue elastiche, realizzate dal Dott. Auzoux. Pare che lo stesso Ministro della Pubblica Istruzione raccomandasse queste famose statue. Il Dott. Lemercier, rappresentante della ditta produttrice di questi modelli, giunse a Pisa nel 1852, per una dimostrazione pratica. In tempi più recenti, prima dell’arrivo delle diapositive e delle moderne proiezioni computerizzate integrate con internet, gli stessi docenti provvedevano a dare indicazioni per il disegno e la colorazione di grandi tavole tratte dai libri oppure concepite ex novo (Fig. 2). L’istituto era attrezzato con un tecnigrafo per la loro realizzazione. Queste tavole, solitamente prive di indicazioni scritte, erano appese nell’aula durante la lezione.

I sussidi didattici per l’insegnamento dell’anatomia umana a Pisa.

NATALE, GIANFRANCO
2015-01-01

Abstract

La lunga tradizione di studi anatomici pisani rappresentò il punto di partenza per lo sviluppo e il perfezionamento dell’attività didattica e delle tecniche di conservazione dei preparati anatomici. Nei primi anni dell’Ottocento, gli articoli XIV e XV del Regolamento Proposto dal Collegio Medico dell’I. e R. Università di Pisa per l’insegnamento dell’Anatomia Pratica approvato dall’illustrissimo Sig. Consultore Regio soprintendente agli studj del Granducato in esecuzione del motuproprio sovrano del dì 31 ottobre 1818 pose concretamente le basi per la conservazione di preparati anatomici. Questo regolamento era in fondo al Regolamento per la Regia Università di Pisa approvato da S.A.I. e R. con benigno rescritto de’ IX. Novembre MDCCCXIV. In particolare, nell’articolo XIV si legge: Se in tempo che il Settore dirigerà la Gioventù negli Esercizj pratici, s’incontreranno delle rare affezzioni di Visceri, o di Parti, concrezioni morbose ec., questi pezzi patologici saranno scrupolosamente raccolti, e preparati per la conservazione ad istruzione de’ Medici, e de’ Chirurghi. Quindi, per esempio, se si troveranno Ossa mal riunite nell’accadute fratture ... ec. tutto dovrà esser conservato, se possa reputarsi dal Settore istruttivo per la Scuola Chirurgica. Così se s’incontrino vizj enormi ne’ Visceri; tumori interni glandulari; alterazioni non naturali, e che giovino all’istruzione Medica, anco questi pezzi dovranno esser conservati, e preparati, o custoditi in modo che non possano perire. L’articolo XV prevedeva, poi, per le parti non conservabili, la loro minuziosa descrizione in un apposito libro intitolato: Osservazioni rare fatte nella Scuola di Anatomia pratica di Pisa. Fra gli allievi, si auspicava anche la presenza di alcuno istruito nel Disegno, per avere anche delle immagini relative ai pezzi descritti. La rarità di certi reperti anatomo-patologici indirizzava quindi verso la necessità di una cultura della conservazione, con il nobile scopo di permettere a tutti di usufruire delle conoscenze. Un passo fondamentale verso un’ulteriore affermazione del valore didattico degli studi anatomici fu l’istituzione di un museo da parte di Civinini. Sul finire del 1834 nacque il Museo d’Anatomia fisiologica e patologica umano-comparativa. L’intento della collezione era chiaro: i preparati sono pregievoli tutti per la loro qualità e molto opportuni alla pubblica istruzione, alcuni rarissimi e non posseduti anche dai più adulti Gabinetti, o forse anche nuovi o almeno ignoti fin qui. Civinini allestì molti preparati di cranio o di vertebre in cui le singole parti erano distinte con colori diversi (preparati variamente colorati). In quel periodo s’accesero discussioni scientifiche sul valore didattico di questi modelli. C’erano i fautori della testa montée à distance, di scuola francese, e i fautori della testa variamente colorata, di scuola italiana. Civinini dedicò un articolo scientifico a sostegno del suo modello didattico. Il museo conserva altri preparati didattici realizzati con i materiali più diversi. Oltre ai calchi in gesso, ci sono molti preparati embriologici in cera realizzati in Germania fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento dalla ditta tedesca Friedrich Ziegler di Friburgo. In cartapesta sono alcuni modelli anatomici, fra i quali uno generale del corpo umano, con organi smontabili, realizzato in Francia nel 1861. Si tratta delle statue elastiche, realizzate dal Dott. Auzoux. Pare che lo stesso Ministro della Pubblica Istruzione raccomandasse queste famose statue. Il Dott. Lemercier, rappresentante della ditta produttrice di questi modelli, giunse a Pisa nel 1852, per una dimostrazione pratica. In tempi più recenti, prima dell’arrivo delle diapositive e delle moderne proiezioni computerizzate integrate con internet, gli stessi docenti provvedevano a dare indicazioni per il disegno e la colorazione di grandi tavole tratte dai libri oppure concepite ex novo (Fig. 2). L’istituto era attrezzato con un tecnigrafo per la loro realizzazione. Queste tavole, solitamente prive di indicazioni scritte, erano appese nell’aula durante la lezione.
2015
978-88-7145-289-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/813838
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