Gli scambi epistolari esaminati nel presente saggio rimandano a un quadro ben più esteso, che si allarga a comprendere i molteplici rapporti culturali che Tristan Tzara, in veste di caposcuola del movimento Dada e della rivista eponima, ha stretto con interlocutori futuristi antimarinettiani e con Guillaume Apollinaire. I tre carteggi che hanno fatto l’oggetto dell’analisi sono stati scelti da un corpus letterario più ampio, al fine di una ricognizione del modo in cui ciascun partecipante al dialogo riflette alla propria identità e all’appartenenza alla madre patria, indipendentemente dall’assenso o dal disappunto rispetto all’ideologia dominante che quella patria ha deciso di abbracciare. Gli interlocutori italiani dell’artista romeno-francese sono rispettivamente Francesco Meriano, il direttore della rivista La Brigata (Bologna), legato all’inizio al futurismo grazie al suo primo volume di versi Equatore notturno e che sceglie poi un’apertura esplicita verso il dadaismo, in secondo luogo Nicola Moscardelli, il condirettore di Le Pagine (Aquila e dopo Napoli), che diventa egli stesso un grande estimatore dell’arte dadaista e, infine, Filippo de Pisis, collaboratore di tutte e due le riviste citate in precedenza. Dalle lettere emerge con particolare intensità emotiva il contrasto che si stabilisce tra l’impegno artistico, teso verso la libertà di espressione, e le severe limitazioni imposte dalla censura. A dispetto delle barriere di comunicazione, concrete e talvolta invalicabili, questi artisti sono riusciti a instaurare legami autentici, rapporti di collaborazione e di affetto, in nome della vittoria strenuamente auspicata degli Alleati e di un internazionalismo dell’arte nuova, fertile, potente e intenso più che mai che, già nelle loro intenzionalità, si era dato il compito di superare le limitazioni e le chiusure di ogni genere, imposte dalla guerra. La rilevanza dei carteggi commentati in questo contributo è accresciuta dal fatto che gli scambi di idee e di propositi condivisi dai protagonisti di allora della cultura europea hanno accompagnato in stretta concomitanza temporale la definizione stessa dei principi dell’anti-arte nell’opera di Tristan Tzara, in un lasso di tempo altrettanto cruciale per la costituzione e per la diffusione internazionale dell’avanguardia storica fondata a Zurigo.

La prima conflagrazione mondiale nella corrispondenza epistolare di Tristan Tzara con scrittori futuristi antimarinettiani e con Guillaume Apollinaire

Emilia David
2016-01-01

Abstract

Gli scambi epistolari esaminati nel presente saggio rimandano a un quadro ben più esteso, che si allarga a comprendere i molteplici rapporti culturali che Tristan Tzara, in veste di caposcuola del movimento Dada e della rivista eponima, ha stretto con interlocutori futuristi antimarinettiani e con Guillaume Apollinaire. I tre carteggi che hanno fatto l’oggetto dell’analisi sono stati scelti da un corpus letterario più ampio, al fine di una ricognizione del modo in cui ciascun partecipante al dialogo riflette alla propria identità e all’appartenenza alla madre patria, indipendentemente dall’assenso o dal disappunto rispetto all’ideologia dominante che quella patria ha deciso di abbracciare. Gli interlocutori italiani dell’artista romeno-francese sono rispettivamente Francesco Meriano, il direttore della rivista La Brigata (Bologna), legato all’inizio al futurismo grazie al suo primo volume di versi Equatore notturno e che sceglie poi un’apertura esplicita verso il dadaismo, in secondo luogo Nicola Moscardelli, il condirettore di Le Pagine (Aquila e dopo Napoli), che diventa egli stesso un grande estimatore dell’arte dadaista e, infine, Filippo de Pisis, collaboratore di tutte e due le riviste citate in precedenza. Dalle lettere emerge con particolare intensità emotiva il contrasto che si stabilisce tra l’impegno artistico, teso verso la libertà di espressione, e le severe limitazioni imposte dalla censura. A dispetto delle barriere di comunicazione, concrete e talvolta invalicabili, questi artisti sono riusciti a instaurare legami autentici, rapporti di collaborazione e di affetto, in nome della vittoria strenuamente auspicata degli Alleati e di un internazionalismo dell’arte nuova, fertile, potente e intenso più che mai che, già nelle loro intenzionalità, si era dato il compito di superare le limitazioni e le chiusure di ogni genere, imposte dalla guerra. La rilevanza dei carteggi commentati in questo contributo è accresciuta dal fatto che gli scambi di idee e di propositi condivisi dai protagonisti di allora della cultura europea hanno accompagnato in stretta concomitanza temporale la definizione stessa dei principi dell’anti-arte nell’opera di Tristan Tzara, in un lasso di tempo altrettanto cruciale per la costituzione e per la diffusione internazionale dell’avanguardia storica fondata a Zurigo.
2016
David, Emilia
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
E. David. La prima conflagrazione mondiale nella corrispondenza di T. Tzara.pdf

accesso aperto

Descrizione: file pdf articolo in rivista di E. David. La prima conflagrazione mondiale nella corrispondenza di T. Tzara.pdf
Tipologia: Versione finale editoriale
Licenza: Creative commons
Dimensione 1.7 MB
Formato Adobe PDF
1.7 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/834622
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact