L’apertura del sarcofago rivelò la presenza di una mummia naturale (cioè non sottoposta a processo di imbalsamazione) in un sorprendente stato di conservazione. Il corpo, avvolto in bende di lino e coperto con un drappo di seta, giaceva sul dorso a braccia conserte sul torace, con la mano sinistra posizionata sul gomito destro. Gli arti inferiori sono apparsi completamente distesi; i piedi erano assenti, ma alcune ossa tarsali e metatarsali sono state ritrovate sotto le bende e in prossimità delle caviglie, insieme a foglie di salvia ed altre piante aromatiche. I lineamenti della faccia apparivano ben conservati, ma la retrazione delle labbra scopriva gli incisivi superiori che mostravano alcune linee di ipoplasia dello smalto, indici di episodi di stress, nutrizionale o morboso, nel primo periodo infantile. I capelli apparivano riccioluti, di un colore castano. Le dita delle mani recavano ancora le rispettive unghie. L’addome, strettamente fasciato in un imponente bendaggio di lino passante dagli inguini, appariva assai espanso, di aspetto globoso. La cute è apparsa di colore marrone scuro in corrispondenza della testa e delle gambe, più chiara alle braccia e alle mani, di colore camoscio chiaro sotto le bende. L’esame esterno del corpo non evidenziò la presenza di alterazioni patologiche macroscopicamente rilevabili. L’esame autoptico, effettuato per motivi di praticità dalla cavità addominale, evidenziò una importante patologia epatica, caratterizzata da un fegato di grandi dimensioni, correttamente posizionato al disotto dell’emidiaframma di destra. Il reperto è tanto più interessante in quanto anche la semplice conservazione del fegato costituisce nelle mummie un evento raro. L’esame istologico , effettuato dopo reidratazione, ha rivelato un totale sovvertimento della struttura epatica, caratterizzata da tralci fibrosi delimitanti micronoduli di parenchima epatico ormai degenerato e da piccoli vasi venosi dilatati. Si tratta un quadro istologico tipico di una cirrosi micronodulare in fase non avanzata, di cui non è stato possibile, al momento, stabilire l’eziologia. Il reperto riveste una grande importanza paleopatologica in quanto i casi pubblicati di cirrosi, ritrovati quasi tutti in mummie egizie e perlopiù di origine parassitaria, sono estremamente rari, mentre finora è noto solo un altro caso di cirrosi di epoca rinascimentale, di tipo però macronodulare.

Esame autoptico

FORNACIARI, GINO;CIRANNI, ROSALBA
2004-01-01

Abstract

L’apertura del sarcofago rivelò la presenza di una mummia naturale (cioè non sottoposta a processo di imbalsamazione) in un sorprendente stato di conservazione. Il corpo, avvolto in bende di lino e coperto con un drappo di seta, giaceva sul dorso a braccia conserte sul torace, con la mano sinistra posizionata sul gomito destro. Gli arti inferiori sono apparsi completamente distesi; i piedi erano assenti, ma alcune ossa tarsali e metatarsali sono state ritrovate sotto le bende e in prossimità delle caviglie, insieme a foglie di salvia ed altre piante aromatiche. I lineamenti della faccia apparivano ben conservati, ma la retrazione delle labbra scopriva gli incisivi superiori che mostravano alcune linee di ipoplasia dello smalto, indici di episodi di stress, nutrizionale o morboso, nel primo periodo infantile. I capelli apparivano riccioluti, di un colore castano. Le dita delle mani recavano ancora le rispettive unghie. L’addome, strettamente fasciato in un imponente bendaggio di lino passante dagli inguini, appariva assai espanso, di aspetto globoso. La cute è apparsa di colore marrone scuro in corrispondenza della testa e delle gambe, più chiara alle braccia e alle mani, di colore camoscio chiaro sotto le bende. L’esame esterno del corpo non evidenziò la presenza di alterazioni patologiche macroscopicamente rilevabili. L’esame autoptico, effettuato per motivi di praticità dalla cavità addominale, evidenziò una importante patologia epatica, caratterizzata da un fegato di grandi dimensioni, correttamente posizionato al disotto dell’emidiaframma di destra. Il reperto è tanto più interessante in quanto anche la semplice conservazione del fegato costituisce nelle mummie un evento raro. L’esame istologico , effettuato dopo reidratazione, ha rivelato un totale sovvertimento della struttura epatica, caratterizzata da tralci fibrosi delimitanti micronoduli di parenchima epatico ormai degenerato e da piccoli vasi venosi dilatati. Si tratta un quadro istologico tipico di una cirrosi micronodulare in fase non avanzata, di cui non è stato possibile, al momento, stabilire l’eziologia. Il reperto riveste una grande importanza paleopatologica in quanto i casi pubblicati di cirrosi, ritrovati quasi tutti in mummie egizie e perlopiù di origine parassitaria, sono estremamente rari, mentre finora è noto solo un altro caso di cirrosi di epoca rinascimentale, di tipo però macronodulare.
2004
Fornaciari, Gino; Ciranni, Rosalba
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