Il saggio ricostruisce il processo di sviluppo della Provincia di Pisa tra la fine 800 e gli anni 1990 attraverso l’evoluzione strutturale del suo sistema industriale. Non si prende in considerazione lo sviluppo del polo siderurgico di Piombino, appartenente alla Provincia solo fino al 1925. L’industrializzazione non è endogena. Risulta dalla combinazione di processi avviati da alcuni investimenti internazionali e da investimenti di imprenditori che arrivano da altre province. Sono attratti da una manodopera relativamente abbondante e poco costosa (grazie anche a una consistente quota di donne giovani, in parte di estrazione contadina, a cui si ricorre anche per produzioni a domicilio); da una posizione logistica comoda per raggiungere i mercati dell’Italia centro meridionale e quelli affacciati sulle coste mediterranee; eventualmente dalla disponibilità di terreni e acqua. La struttura manifatturiera della provincia presenta molto presto un connotato dualistico, per le dimensioni e la localizzazione delle imprese. Le manifatture dinamiche sono relativamente grandi e concentrate su una limitata parte del territorio. Fino alla prima guerra mondiale, producono soprattutto beni di consumo maturi. Un buon numero di altre attività, piccole o artigiane, sono legate alla domanda locale e non hanno relazioni funzionali dirette con le imprese maggiori. Tra la prima guerra mondiale e i primi anni Venti si verifica una parziale riqualificazione del settore industriale, imperniata sulla meccanica. Ne deriverà uno sviluppo più consistente dalla a metà anni Trenta, sostenuto in parte dalla spesa militare. Esso riprenderà, grazie ad altri stimoli, dopo la ricostruzione postbellica, forse più agevole che in altre realtà grazie alla relativa diversificazione delle produzioni locali. Lo sviluppo si consoliderà grazie all’intensa crescita durata fino ai primi anni Settanta, di cui è ancora protagonista il ristretto gruppo delle maggiori imprese. Già dalla metà degli anni Sessanta, tuttavia, ciascuna di esse deve misurarsi, come conseguenza di dinamiche specifiche dei settori di appartenenza, con l’esigenza di ristrutturazioni profonde che finirono con l’imporre un drastico ridimensionamento di produzioni e occupazione. Si sommavano gli effetti dell’obsolescenza di produzioni ormai molto mature, una certa tensione nella disponibilità di manodopera solo parzialmente rimediata dall’integrazione di nuova forza lavoro, le trasformazioni di diversi mercati, le politiche di industrializzazione che favorivano aree diverse, la riorganizzazione delle strutture industriali imposta dalle vicende del sistema di pagamenti internazionali, dalle crisi petrolifere, dall’affermazione di industrie, soprattutto estere, che riuscivano a tenere meglio sotto controllo i costi. La crescita di attività produttive imperniate sulle piccole e medie imprese organizzate in distretti e una consistente espansione di un articolato settore terziario rappresenteranno, dagli anni 80, l’alternativa al declino delle grandi imprese manifatturiere locali.

L'industrializzazione imperfetta. Un profilo dell'esperienza industriale della Provincia di Pisa nella prima metà del Novecento

FALCO, GIANCARLO
2004-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce il processo di sviluppo della Provincia di Pisa tra la fine 800 e gli anni 1990 attraverso l’evoluzione strutturale del suo sistema industriale. Non si prende in considerazione lo sviluppo del polo siderurgico di Piombino, appartenente alla Provincia solo fino al 1925. L’industrializzazione non è endogena. Risulta dalla combinazione di processi avviati da alcuni investimenti internazionali e da investimenti di imprenditori che arrivano da altre province. Sono attratti da una manodopera relativamente abbondante e poco costosa (grazie anche a una consistente quota di donne giovani, in parte di estrazione contadina, a cui si ricorre anche per produzioni a domicilio); da una posizione logistica comoda per raggiungere i mercati dell’Italia centro meridionale e quelli affacciati sulle coste mediterranee; eventualmente dalla disponibilità di terreni e acqua. La struttura manifatturiera della provincia presenta molto presto un connotato dualistico, per le dimensioni e la localizzazione delle imprese. Le manifatture dinamiche sono relativamente grandi e concentrate su una limitata parte del territorio. Fino alla prima guerra mondiale, producono soprattutto beni di consumo maturi. Un buon numero di altre attività, piccole o artigiane, sono legate alla domanda locale e non hanno relazioni funzionali dirette con le imprese maggiori. Tra la prima guerra mondiale e i primi anni Venti si verifica una parziale riqualificazione del settore industriale, imperniata sulla meccanica. Ne deriverà uno sviluppo più consistente dalla a metà anni Trenta, sostenuto in parte dalla spesa militare. Esso riprenderà, grazie ad altri stimoli, dopo la ricostruzione postbellica, forse più agevole che in altre realtà grazie alla relativa diversificazione delle produzioni locali. Lo sviluppo si consoliderà grazie all’intensa crescita durata fino ai primi anni Settanta, di cui è ancora protagonista il ristretto gruppo delle maggiori imprese. Già dalla metà degli anni Sessanta, tuttavia, ciascuna di esse deve misurarsi, come conseguenza di dinamiche specifiche dei settori di appartenenza, con l’esigenza di ristrutturazioni profonde che finirono con l’imporre un drastico ridimensionamento di produzioni e occupazione. Si sommavano gli effetti dell’obsolescenza di produzioni ormai molto mature, una certa tensione nella disponibilità di manodopera solo parzialmente rimediata dall’integrazione di nuova forza lavoro, le trasformazioni di diversi mercati, le politiche di industrializzazione che favorivano aree diverse, la riorganizzazione delle strutture industriali imposta dalle vicende del sistema di pagamenti internazionali, dalle crisi petrolifere, dall’affermazione di industrie, soprattutto estere, che riuscivano a tenere meglio sotto controllo i costi. La crescita di attività produttive imperniate sulle piccole e medie imprese organizzate in distretti e una consistente espansione di un articolato settore terziario rappresenteranno, dagli anni 80, l’alternativa al declino delle grandi imprese manifatturiere locali.
2004
Falco, Giancarlo
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