Il settore agroalimentare attualmente risulta caratterizzato da fenomeni contrastanti e ambivalenti legati da un lato alla globalizzazione dei mercati e all’ampliamento dei confini di riferimento per la commercializzazione dei beni, dall’altro alla necessità di accompagnare i prodotti scambiati (sembrerebbe incredibile) da garanzie di sicurezza, igiene e qualità. Un atteggiamento dicotomico si manifesta altresì negli stili di consumo: ad una omologazione degli alimenti nelle diverse aree geografiche si contrappone una riscoperta dei prodotti tradizionali e tipici. Accanto a questi rimangono aperti i problemi sull’incremento della produttività dell’agricoltura, sul tenore di vita delle popolazioni agricole, sulla garanzia degli approvvigionamenti e sull’equità intergenerazionale relativa ai rapporti tra Nord e Sud del pianeta. Si tratta invero di considerare in misura sempre meno rilevante la prospettiva nazionale per analizzare in un contesto più ampio, di natura sistemica, il rapporto tra mercato unico dell’Unione Europea e il resto del mondo. In questo quadro multiforme e variegato si contrappongono negli ultimi anni gli attori principali di riferimento: le istituzioni nazionali e sovranazionali, le imprese di grande, media e piccola dimensione e i consumatori interessati all’accesso ad alimenti quantitativamente e qualitativamente adeguati ai bisogni umani. Le prime sono intervenute ripetutamente con politiche volte a disciplinare i prodotti industriali, artigianali, tipici e tradizionali e all’introduzione di forme di certificazione appropriate; le seconde si sono orientate verso nuovi prodotti e nuovi mercati per riuscire a differenziare l’offerta, mentre i consumatori sono da dividere in due categorie: da una parte abbiamo coloro che, soddisfatto il fabbisogno primario, cercano, attraverso gli alimenti, di appagare bisogni a carattere voluttuario (scelta di prodotti di alta qualità e ad alto contenuto di servizio), dall’altra troviamo coloro che, a causa delle scarse disponibilità, sono alla ricerca dell’equilibrio inteso come apporto completo dei principi nutrizionali. Solo i primi sono in grado di esprimere le scelte tra un ventaglio di beni e possibilità estremamente vasto e articolato. Per questi ciò che appare evidente è solamente un aspetto: la grande confusione che oggi accompagna il momento di acquisto dei prodotti agroalimentari. Nel presente lavoro, dopo aver analizzato la disciplina legislativa che regolamenta le produzioni tipiche e tradizionali, ci si sofferma sulle principali caratteristiche merceologiche dei suddetti prodotti, sugli aspetti nutrizionali e di mercato evidenziando le possibili tecniche di valorizzazione alla luce del ruolo che essi occupano nell’economia del nostro paese.

Profili merceologici delle produzioni agricole “tradizionali"

TARABELLA, ANGELA;
2004-01-01

Abstract

Il settore agroalimentare attualmente risulta caratterizzato da fenomeni contrastanti e ambivalenti legati da un lato alla globalizzazione dei mercati e all’ampliamento dei confini di riferimento per la commercializzazione dei beni, dall’altro alla necessità di accompagnare i prodotti scambiati (sembrerebbe incredibile) da garanzie di sicurezza, igiene e qualità. Un atteggiamento dicotomico si manifesta altresì negli stili di consumo: ad una omologazione degli alimenti nelle diverse aree geografiche si contrappone una riscoperta dei prodotti tradizionali e tipici. Accanto a questi rimangono aperti i problemi sull’incremento della produttività dell’agricoltura, sul tenore di vita delle popolazioni agricole, sulla garanzia degli approvvigionamenti e sull’equità intergenerazionale relativa ai rapporti tra Nord e Sud del pianeta. Si tratta invero di considerare in misura sempre meno rilevante la prospettiva nazionale per analizzare in un contesto più ampio, di natura sistemica, il rapporto tra mercato unico dell’Unione Europea e il resto del mondo. In questo quadro multiforme e variegato si contrappongono negli ultimi anni gli attori principali di riferimento: le istituzioni nazionali e sovranazionali, le imprese di grande, media e piccola dimensione e i consumatori interessati all’accesso ad alimenti quantitativamente e qualitativamente adeguati ai bisogni umani. Le prime sono intervenute ripetutamente con politiche volte a disciplinare i prodotti industriali, artigianali, tipici e tradizionali e all’introduzione di forme di certificazione appropriate; le seconde si sono orientate verso nuovi prodotti e nuovi mercati per riuscire a differenziare l’offerta, mentre i consumatori sono da dividere in due categorie: da una parte abbiamo coloro che, soddisfatto il fabbisogno primario, cercano, attraverso gli alimenti, di appagare bisogni a carattere voluttuario (scelta di prodotti di alta qualità e ad alto contenuto di servizio), dall’altra troviamo coloro che, a causa delle scarse disponibilità, sono alla ricerca dell’equilibrio inteso come apporto completo dei principi nutrizionali. Solo i primi sono in grado di esprimere le scelte tra un ventaglio di beni e possibilità estremamente vasto e articolato. Per questi ciò che appare evidente è solamente un aspetto: la grande confusione che oggi accompagna il momento di acquisto dei prodotti agroalimentari. Nel presente lavoro, dopo aver analizzato la disciplina legislativa che regolamenta le produzioni tipiche e tradizionali, ci si sofferma sulle principali caratteristiche merceologiche dei suddetti prodotti, sugli aspetti nutrizionali e di mercato evidenziando le possibili tecniche di valorizzazione alla luce del ruolo che essi occupano nell’economia del nostro paese.
2004
Tarabella, Angela; Santoprete, G.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/89957
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