L’intervento intende riflettere su un aspetto rilevante (dalla duplice valenza poetica e politica) della “maschera” di Antigone sulla scena contemporanea, in particolare per la riscrittura e messa in scena di Bertolt Brecht (Chur, 1948) e per l’allestimento del Living Theatre (Krefeld, 1967). Tale aspetto riguarda il peso del corpo di Polinice e la sua fungenza mitico-storica. Il corpo insepolto del fratello è polo attrattivo dell’intero spettacolo del Living – trasportato infine da Antigone-Judith Malina sulle spalle – ed è stato, altresì, elemento “rimosso” in quello di Brecht, dove il corpo in scena non si vede mai, sostituito da un elemento “scenografico”: la tavola che Antigone-Helene Weigel porta su di sé, simbolo della sottomissione del popolo al tiranno («non è patria dove curva è la schiena», recitano i Brüchenverse brechtiani), ma anche metafora iconica del corpo del defunto, quale corpo del reato. Entrambe le attrici che interpretano l’eroina tragica, incarnazione della “legge non scritta”, si fanno carico, letteralmente, del corpo dell’altro: “altro” anche in quanto maschile. Si va ricomponendo, così, quella ambiguità di “genere” già contenuta nel nome Anti-gonè e sottolineata più volte dagli appellativi al maschile e al neutro usati per indicarla, onde giustificare il testa a testa con Creonte (cfr. il v. 378: παĩδ’ Άντιγόνην – dove paidion è termine indicante il/la fanciullo/a in età prepuberale; ma anche, più icasticamente, i vv. 484-85, quando il potere e l’identità del tiranno vacillano di fronte alla ribelle: « […] non più io sono l’uomo (ανήρ), ma lo è lei (αύτη δ’ανήρ)»). Il corpo/tavola, che nella prima versione brechtiana era un giogo (come risulta dai bozzetti di scena di Caspar Neher), non rappresenta, come è ovvio, una scelta di natura puramente estetica. Ecco che, infatti, l’ὑπὸ ζυγῷ sofocleo («sotto il giogo», v. 291) viene stigmatizzato dalla dimensione visiva e didascalica del teatro, la quale fornisce così un modello, un esempio tangibile di attualizzazione del mito.

Antigone sulla scena. Il peso del corpo insepolto, da Brecht al Living Theatre

eva marinai
2018-01-01

Abstract

L’intervento intende riflettere su un aspetto rilevante (dalla duplice valenza poetica e politica) della “maschera” di Antigone sulla scena contemporanea, in particolare per la riscrittura e messa in scena di Bertolt Brecht (Chur, 1948) e per l’allestimento del Living Theatre (Krefeld, 1967). Tale aspetto riguarda il peso del corpo di Polinice e la sua fungenza mitico-storica. Il corpo insepolto del fratello è polo attrattivo dell’intero spettacolo del Living – trasportato infine da Antigone-Judith Malina sulle spalle – ed è stato, altresì, elemento “rimosso” in quello di Brecht, dove il corpo in scena non si vede mai, sostituito da un elemento “scenografico”: la tavola che Antigone-Helene Weigel porta su di sé, simbolo della sottomissione del popolo al tiranno («non è patria dove curva è la schiena», recitano i Brüchenverse brechtiani), ma anche metafora iconica del corpo del defunto, quale corpo del reato. Entrambe le attrici che interpretano l’eroina tragica, incarnazione della “legge non scritta”, si fanno carico, letteralmente, del corpo dell’altro: “altro” anche in quanto maschile. Si va ricomponendo, così, quella ambiguità di “genere” già contenuta nel nome Anti-gonè e sottolineata più volte dagli appellativi al maschile e al neutro usati per indicarla, onde giustificare il testa a testa con Creonte (cfr. il v. 378: παĩδ’ Άντιγόνην – dove paidion è termine indicante il/la fanciullo/a in età prepuberale; ma anche, più icasticamente, i vv. 484-85, quando il potere e l’identità del tiranno vacillano di fronte alla ribelle: « […] non più io sono l’uomo (ανήρ), ma lo è lei (αύτη δ’ανήρ)»). Il corpo/tavola, che nella prima versione brechtiana era un giogo (come risulta dai bozzetti di scena di Caspar Neher), non rappresenta, come è ovvio, una scelta di natura puramente estetica. Ecco che, infatti, l’ὑπὸ ζυγῷ sofocleo («sotto il giogo», v. 291) viene stigmatizzato dalla dimensione visiva e didascalica del teatro, la quale fornisce così un modello, un esempio tangibile di attualizzazione del mito.
2018
Marinai, Eva
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