Avvalendosi di fondi dell’Archivio Storico-diplomatico della Farnesina, per la maggior parte inesplorati, il volume ripercorre le vicende dei rapporti diplomatici tra l’Italia repubblicana e la Tunisia di Bourguiba dal 1956 al 1965. Sino a che punto Roma si spinse nell’essere interprete del così detto neo-atlantismo e nel tessere relazioni volte ad aprire un canale preferenziale con il paese arabo più vicino geograficamente all’Italia, rispettando contemporaneamente i vincoli di amicizia con la Francia? Quali furono, al di là degli aspetti di cortesia diplomatica, i reali rapporti con un governo che sin dai suoi primi anni di vita si rivelò un regime autoritario? La ricerca tenterà di dare una risposta a queste domande, sottolineando il clima di eccessiva circospezione, e a volte anche di sostanziale disinteresse, che contraddistinse la politica estera italiana verso un paese vicino geograficamente e ricco di opportunità, ma anche in perenne contrasto su questioni che per l’Italia erano di rilevante importanza: lo status e gli interessi della comunità degli italiani in Tunisia, la questione della pesca nel canale di Sicilia e la concorrenza dei prodotti agricoli tunisini. Ma dall’analisi archivistica emerge anche l’impossibilità di trovare un equilibrio tra una politica filo-tunisina e una filofrancese, che portò assai spesso l’Italia a privilegiare il rapporto con la Francia a discapito della Tunisia. Il risultato fu quello di tessere con il paese maghrebino relazioni diplomatiche estremamente complesse, a tratti drammatiche, nelle quali l’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo di rilievo, anche nella visione di un contesto più ampio come lo scacchiere mediterraneo.
Italia e Tunisia dal 1956 al 1965: un egoismo a due
Francesco Tamburini
Primo
2019-01-01
Abstract
Avvalendosi di fondi dell’Archivio Storico-diplomatico della Farnesina, per la maggior parte inesplorati, il volume ripercorre le vicende dei rapporti diplomatici tra l’Italia repubblicana e la Tunisia di Bourguiba dal 1956 al 1965. Sino a che punto Roma si spinse nell’essere interprete del così detto neo-atlantismo e nel tessere relazioni volte ad aprire un canale preferenziale con il paese arabo più vicino geograficamente all’Italia, rispettando contemporaneamente i vincoli di amicizia con la Francia? Quali furono, al di là degli aspetti di cortesia diplomatica, i reali rapporti con un governo che sin dai suoi primi anni di vita si rivelò un regime autoritario? La ricerca tenterà di dare una risposta a queste domande, sottolineando il clima di eccessiva circospezione, e a volte anche di sostanziale disinteresse, che contraddistinse la politica estera italiana verso un paese vicino geograficamente e ricco di opportunità, ma anche in perenne contrasto su questioni che per l’Italia erano di rilevante importanza: lo status e gli interessi della comunità degli italiani in Tunisia, la questione della pesca nel canale di Sicilia e la concorrenza dei prodotti agricoli tunisini. Ma dall’analisi archivistica emerge anche l’impossibilità di trovare un equilibrio tra una politica filo-tunisina e una filofrancese, che portò assai spesso l’Italia a privilegiare il rapporto con la Francia a discapito della Tunisia. Il risultato fu quello di tessere con il paese maghrebino relazioni diplomatiche estremamente complesse, a tratti drammatiche, nelle quali l’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo di rilievo, anche nella visione di un contesto più ampio come lo scacchiere mediterraneo.File | Dimensione | Formato | |
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