C'è sempre, nella Comédie humaine, un retroscena ‘politico’, anche dove la politica (o la storia) è in apparenza assente. Si consideri l’Avant-propos, per esempio, e in particolare le analogie e le differenze tra animalità e umanità. Può esserci un crinale che più di questo attenga all’ontologia della politica, almeno da Aristotele in avanti? C’è poi il Balzac tradizionalmente politico, che non dovrebbe smettere di sollecitare gli storici che vogliano misurare l’attrito del pensiero con le dottrine. Si aggiunga l’analisi virtuosistica delle ‘epoche’ e delle ‘forme’ della borghesia, la cui fisionomia, in tutta La Comédie humaine appare frastagliatissima, con differenziazioni interne a tal punto radicali da renderla irriducibile ad unum. Per non dire delle ‘premonizioni’ lugubri sulla finanziarizzazione dell’economia, anticipatrici quanto meno dello Zola di L’argent (1891). Un discorso a parte, connesso al peculiare ‘realismo politico’ balzachiano, meriterebbe quella che nelle sue pagine si configura come una vera e propria analitica dei poteri – su tutti quello giudiziario – in particolare nella trilogia di Vautrin. . Il problematico ‘realismo’ attribuito al Balzac della maturità, sul quale è inevitabile continuare a interrogarsi, rimanda a un realismo politico che presuppone una moltiplicazione dei punti di vista. Ed è questo un processo da cui trae alimento anche la machina narrativa tout court.

Maison Balzac

cristina cassina
2019-01-01

Abstract

C'è sempre, nella Comédie humaine, un retroscena ‘politico’, anche dove la politica (o la storia) è in apparenza assente. Si consideri l’Avant-propos, per esempio, e in particolare le analogie e le differenze tra animalità e umanità. Può esserci un crinale che più di questo attenga all’ontologia della politica, almeno da Aristotele in avanti? C’è poi il Balzac tradizionalmente politico, che non dovrebbe smettere di sollecitare gli storici che vogliano misurare l’attrito del pensiero con le dottrine. Si aggiunga l’analisi virtuosistica delle ‘epoche’ e delle ‘forme’ della borghesia, la cui fisionomia, in tutta La Comédie humaine appare frastagliatissima, con differenziazioni interne a tal punto radicali da renderla irriducibile ad unum. Per non dire delle ‘premonizioni’ lugubri sulla finanziarizzazione dell’economia, anticipatrici quanto meno dello Zola di L’argent (1891). Un discorso a parte, connesso al peculiare ‘realismo politico’ balzachiano, meriterebbe quella che nelle sue pagine si configura come una vera e propria analitica dei poteri – su tutti quello giudiziario – in particolare nella trilogia di Vautrin. . Il problematico ‘realismo’ attribuito al Balzac della maturità, sul quale è inevitabile continuare a interrogarsi, rimanda a un realismo politico che presuppone una moltiplicazione dei punti di vista. Ed è questo un processo da cui trae alimento anche la machina narrativa tout court.
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