La storia dell’emblema della Stato italiano è piuttosto curiosa: il simbolo nasce da un concorso pubblico bandito dalla neonata Repubblica italiana a pochi mesi dal referendum del 2 giugno del 1946: si chiedeva a tutti gli italiani, indistintamente – artisti, studiosi, dilettanti, tecnici, ecc. – di presentare un bozzetto in bianco e nero, di “libera ispirazione”, che proponesse un’immagine simbolica e identificativa dell’Italia, o meglio, “un simbolo che sintetizz[asse] ed esprim[esse] l’idea di rinascita del popolo italiano” (Ass. Cost. 31 gennaio 1948) . A fronte delle moltissime proposte presentate (più di 800 bozzetti a firma di almeno 500 italiani) alla Commissione tecnica che doveva decretare il vincitore nel 1946 e poi nel 1948 (sono stati banditi, infatti, due concorsi pubblici a breve distanza), sappiamo che venne scelto come vincitore per ben due volte lo stesso autore, Paolo Paschetto, artista e progettista piemontese, ben inserito nelle dinamiche della grafica e della comunicazione visiva di quegli anni. I due progetti di Paschetto, però, furono duramente criticati e l’autore più volte portato a rimettere mano alle sue proposte, l’ultima delle quali venne accettata – alla fine – dopo venti mesi di rimbalzi e rimandi da un’Assemblea costituente che, nel dibattito, si mostrava senza grande convinzione ed entusiasmo per il lavoro svolto.
Il design nella immagine della Costituzione
Gian Luca Conti
2019-01-01
Abstract
La storia dell’emblema della Stato italiano è piuttosto curiosa: il simbolo nasce da un concorso pubblico bandito dalla neonata Repubblica italiana a pochi mesi dal referendum del 2 giugno del 1946: si chiedeva a tutti gli italiani, indistintamente – artisti, studiosi, dilettanti, tecnici, ecc. – di presentare un bozzetto in bianco e nero, di “libera ispirazione”, che proponesse un’immagine simbolica e identificativa dell’Italia, o meglio, “un simbolo che sintetizz[asse] ed esprim[esse] l’idea di rinascita del popolo italiano” (Ass. Cost. 31 gennaio 1948) . A fronte delle moltissime proposte presentate (più di 800 bozzetti a firma di almeno 500 italiani) alla Commissione tecnica che doveva decretare il vincitore nel 1946 e poi nel 1948 (sono stati banditi, infatti, due concorsi pubblici a breve distanza), sappiamo che venne scelto come vincitore per ben due volte lo stesso autore, Paolo Paschetto, artista e progettista piemontese, ben inserito nelle dinamiche della grafica e della comunicazione visiva di quegli anni. I due progetti di Paschetto, però, furono duramente criticati e l’autore più volte portato a rimettere mano alle sue proposte, l’ultima delle quali venne accettata – alla fine – dopo venti mesi di rimbalzi e rimandi da un’Assemblea costituente che, nel dibattito, si mostrava senza grande convinzione ed entusiasmo per il lavoro svolto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.