Circa due secoli separano la prima edizione moderna della Legenda aurea, curata da Theodor Graesse e pubblicata nel 1846, dal declino che il leggendario del domenicano Iacopo da Varazze conosce a partire dalla metà del XVII secolo: un declino che segna un autentico oblio dell’opera che per almeno tre secoli, fra Tre e Cinquecento, ha tracciato l’orizzonte della narrazione agiografica in Occidente. È tuttavia solo negli ultimi decenni che il leggendario medievale ha conosciuto una vera e propria rinascita, a partire dalle indagini sulla diffusione dell’opera tra versante latino e volgare, sull’uso delle fonti e sulle strategie narrative messe in atto dall’autore, per arrivare a un primo studio dell’enorme tradizione manoscritta in un volume di Barbara Fleith del 1991 e a una nuova edizione critica del testo, curata da Giovanni Paolo Maggioni (1998 e 2007). Nel quadro che la diffusione della Legenda aurea volgare disegna a livello europeo l’Italia è rimasta tuttavia, e paradossalmente, in ombra: la difficoltà oggettiva di accedere all’imponente patrimonio dell’agiografia volgare italiana, solo da pochi anni repertoriato dalla Biblioteca Agiografica Italiana e formato da testi in larga parte inediti, ha finora scoraggiato un’indagine ad ampio raggio sulle traduzioni italiane del leggendario, delle quali si ignorano l’effettiva consistenza, la diffusione e le specificità redazionali. Questo lavoro è nato dal proposito di colmare la lacuna, partendo dal censimento della tradizione manoscritta delle traduzioni italiane prodotte fra XIII e XV secolo: l’indagine si è concentrata sulle dinamiche di trasmissione dell’opera in ambito volgare e sulle caratteristiche della ricezione, fornendo un primo approccio alle strategie di traduzione e adattamento del testo originale e presentando un Repertorio dei testi che censisce e ordina le versioni italiane per singoli capitoli del leggendario.

I volgarizzamenti italiani della Legenda aurea. Testi, tradizioni, testimoni

Speranza Cerullo
Primo
2018-01-01

Abstract

Circa due secoli separano la prima edizione moderna della Legenda aurea, curata da Theodor Graesse e pubblicata nel 1846, dal declino che il leggendario del domenicano Iacopo da Varazze conosce a partire dalla metà del XVII secolo: un declino che segna un autentico oblio dell’opera che per almeno tre secoli, fra Tre e Cinquecento, ha tracciato l’orizzonte della narrazione agiografica in Occidente. È tuttavia solo negli ultimi decenni che il leggendario medievale ha conosciuto una vera e propria rinascita, a partire dalle indagini sulla diffusione dell’opera tra versante latino e volgare, sull’uso delle fonti e sulle strategie narrative messe in atto dall’autore, per arrivare a un primo studio dell’enorme tradizione manoscritta in un volume di Barbara Fleith del 1991 e a una nuova edizione critica del testo, curata da Giovanni Paolo Maggioni (1998 e 2007). Nel quadro che la diffusione della Legenda aurea volgare disegna a livello europeo l’Italia è rimasta tuttavia, e paradossalmente, in ombra: la difficoltà oggettiva di accedere all’imponente patrimonio dell’agiografia volgare italiana, solo da pochi anni repertoriato dalla Biblioteca Agiografica Italiana e formato da testi in larga parte inediti, ha finora scoraggiato un’indagine ad ampio raggio sulle traduzioni italiane del leggendario, delle quali si ignorano l’effettiva consistenza, la diffusione e le specificità redazionali. Questo lavoro è nato dal proposito di colmare la lacuna, partendo dal censimento della tradizione manoscritta delle traduzioni italiane prodotte fra XIII e XV secolo: l’indagine si è concentrata sulle dinamiche di trasmissione dell’opera in ambito volgare e sulle caratteristiche della ricezione, fornendo un primo approccio alle strategie di traduzione e adattamento del testo originale e presentando un Repertorio dei testi che censisce e ordina le versioni italiane per singoli capitoli del leggendario.
2018
Cerullo, Speranza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1027656
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