Il testo è l’elaborazione di una ricerca condotta presso l’archivio e la biblioteca dell’ex manicomio di Sant’Artemio, a Treviso. Oggetto specifico della ricerca e quindi della monografia, è l’evoluzione dell’idea di disabilità psichica e di relazione di cura e le loro trasformazioni nella prima parte del XX secolo. La ricerca è basata sullo studio di alcune delle 28.000 cartelle cliniche conservate nell’archivio. Esse sono state selezionate nei limiti di un arco temporale che dal 1911 si snoda fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale, passando attraverso la prima, quando Sant’Artemio, diventato Ospedale militare, accolse numerosi soldati con malattie psichiatriche legate all’esperienza del fronte. Inizialmente tale struttura era concepita come asilo-custodia per degenti poveri, alcuni dei quali dichiaratamente malati psichiatrici, ma altri, più semplicemente, ritenuti pericolosi per sé e per gli altri: prostitute, piccoli delinquenti, alcolisti e anche soggetti con disabilità di varia tipologia. Ben presto, però, il luogo fu ingrandito e dotato di molti altri padiglioni tra i quali quelli per i cosiddetti “dozzinanti”, cioè persone appartenenti a famiglie abbienti e in grado di pagare una retta per avere in cambio una residenza diversa da una spartana corsia e varie altre agevolazioni e comodità. Si è considerata, non solo la condizione dei ricoverati, ma anche quella delle figure cui erano affidati, dall’inserviente al personale infermieristico, ai medici e al personale religioso (cappellano e suore-infermiere). Un ulteriore elemento di riflessione riguarda il rapporto tra stato e cittadini, attraverso le diverse vicissitudini storiche, in riferimento all’evoluzione dell’idea del farsi carico comunitario delle persone affette da patologie o disabilità, nel difficile equilibrio tra protezione e prigionia.

Un manicomio dismesso. Frammenti di vita, storie e relazioni di cura

Galanti Maria Antonella;Paolini Mario
2020-01-01

Abstract

Il testo è l’elaborazione di una ricerca condotta presso l’archivio e la biblioteca dell’ex manicomio di Sant’Artemio, a Treviso. Oggetto specifico della ricerca e quindi della monografia, è l’evoluzione dell’idea di disabilità psichica e di relazione di cura e le loro trasformazioni nella prima parte del XX secolo. La ricerca è basata sullo studio di alcune delle 28.000 cartelle cliniche conservate nell’archivio. Esse sono state selezionate nei limiti di un arco temporale che dal 1911 si snoda fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale, passando attraverso la prima, quando Sant’Artemio, diventato Ospedale militare, accolse numerosi soldati con malattie psichiatriche legate all’esperienza del fronte. Inizialmente tale struttura era concepita come asilo-custodia per degenti poveri, alcuni dei quali dichiaratamente malati psichiatrici, ma altri, più semplicemente, ritenuti pericolosi per sé e per gli altri: prostitute, piccoli delinquenti, alcolisti e anche soggetti con disabilità di varia tipologia. Ben presto, però, il luogo fu ingrandito e dotato di molti altri padiglioni tra i quali quelli per i cosiddetti “dozzinanti”, cioè persone appartenenti a famiglie abbienti e in grado di pagare una retta per avere in cambio una residenza diversa da una spartana corsia e varie altre agevolazioni e comodità. Si è considerata, non solo la condizione dei ricoverati, ma anche quella delle figure cui erano affidati, dall’inserviente al personale infermieristico, ai medici e al personale religioso (cappellano e suore-infermiere). Un ulteriore elemento di riflessione riguarda il rapporto tra stato e cittadini, attraverso le diverse vicissitudini storiche, in riferimento all’evoluzione dell’idea del farsi carico comunitario delle persone affette da patologie o disabilità, nel difficile equilibrio tra protezione e prigionia.
2020
Galanti, MARIA ANTONELLA; Paolini, Mario
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1043421
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