Lo studio si sofferma su una serie di testi poetici anonimi apposti sui piedistalli di alcune statue a Firenze nel corso del Cinquecento: in particolare sull’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli e su altre statue dello stesso artista facenti parte dell’ornamentazione del Coro del Duomo (oggi dispersa), come l’Adamo ed Eva, il Dio Padre e il Cristo morto con un angelo. Si offrono aggiustamenti filologici ai testi, se ne correggono le interpretazioni e si formula una possibile attribuzione di uno di essi a Benvenuto Cellini. Si prende in considerazione come testo “pasquinesco” anche il celebre epigramma michelangiolesco della Notte, scritto in risposta a quello di Giovanni Strozzi: la possibilità di una tale rilettura è avvalorata dall’individuazione di una fonte dell’epigramma in una pasquinata. Ciò induce a ripensare il Michelangelo comico alla luce della tradizione burlesca, dominante a Firenze, evitando anacronistici e limitativi confinamenti dell’artista-poeta in un iperuranio platonico avulso dalle “cose”.

Le statue parlanti del Cavaliere e altri prodigi pasquineschi fiorentini (Bandinelli, Cellini, Michelangelo)

MASI, GIORGIO
2006-01-01

Abstract

Lo studio si sofferma su una serie di testi poetici anonimi apposti sui piedistalli di alcune statue a Firenze nel corso del Cinquecento: in particolare sull’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli e su altre statue dello stesso artista facenti parte dell’ornamentazione del Coro del Duomo (oggi dispersa), come l’Adamo ed Eva, il Dio Padre e il Cristo morto con un angelo. Si offrono aggiustamenti filologici ai testi, se ne correggono le interpretazioni e si formula una possibile attribuzione di uno di essi a Benvenuto Cellini. Si prende in considerazione come testo “pasquinesco” anche il celebre epigramma michelangiolesco della Notte, scritto in risposta a quello di Giovanni Strozzi: la possibilità di una tale rilettura è avvalorata dall’individuazione di una fonte dell’epigramma in una pasquinata. Ciò induce a ripensare il Michelangelo comico alla luce della tradizione burlesca, dominante a Firenze, evitando anacronistici e limitativi confinamenti dell’artista-poeta in un iperuranio platonico avulso dalle “cose”.
2006
88-8247-190-X
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/104566
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