INTRODUZIONE. I risultati di vari studi, cosí come diverse considerazioni teoriche, suggeriscono che le aspettative di autoefficacia (EA) (Bandura, 1991) possono essere un importante meccanismo mediatore dei risultati dei trattamenti per l’obesità. OBIETTIVI. Lo studio qui presentato analizza la sensibilità ai risultati terapeutici della Eating Self-Efficacy Scale (ESES, Glynn y Ruderman, 1986; adattamento spagnolo di Ruiz et al., 2003) – disegnata per valutare l’autoefficacia in relazione a comportamenti alimentari – e il ruolo delle EA nei risultati dei programmi di trattamento cognitivo-comportamentale per l’obesità. METODI. Il campione era formato da 95 soggetti obesi (81 donne e 14 uomini) che partecipavano in programmi cognitivo-comportamentali per l’obesità. Sono stati misurati peso, taglia ed EA (mediante la ESES) durante il pre-trattamento, il post-trattamento e dopo sei mesi di follow-up. I soggetti sono stati divisi in due gruppi, alti e bassi in autoefficacia, secondo i punteggi ESES del pre-trattamento. I gruppi non mostravano differenze statisticamente significative di livello culturale, età, sesso o sovrappeso iniziale. RISULTATI E CONCLUSIONI. Sono state osservate, in entrambi i gruppi, una perdita del sovrappeso e un incremento delle EA durante il post-trattamento e dopo sei mesi di follow-up. Tuttavia, la perdite di peso sono state significativamente maggiori, e le percentuali di abbandono minori, nel gruppo con EA alte. I risultati supportano la validità di costrutto della ESES, suggerendo che si tratta di un mezzo sensibile per individuare modifiche terapeutici, e indicano che le EA costituiscono un importante meccanismo mediatore dei risultati dei programmi cognitivo-comportamentali per l’obesità.
Effetti delle aspettative di autoefficacia nei risultati dei trattamenti cognitivo-comportamentali per l´obesità
BERROCAL MONTIEL, CARMEN;
2006-01-01
Abstract
INTRODUZIONE. I risultati di vari studi, cosí come diverse considerazioni teoriche, suggeriscono che le aspettative di autoefficacia (EA) (Bandura, 1991) possono essere un importante meccanismo mediatore dei risultati dei trattamenti per l’obesità. OBIETTIVI. Lo studio qui presentato analizza la sensibilità ai risultati terapeutici della Eating Self-Efficacy Scale (ESES, Glynn y Ruderman, 1986; adattamento spagnolo di Ruiz et al., 2003) – disegnata per valutare l’autoefficacia in relazione a comportamenti alimentari – e il ruolo delle EA nei risultati dei programmi di trattamento cognitivo-comportamentale per l’obesità. METODI. Il campione era formato da 95 soggetti obesi (81 donne e 14 uomini) che partecipavano in programmi cognitivo-comportamentali per l’obesità. Sono stati misurati peso, taglia ed EA (mediante la ESES) durante il pre-trattamento, il post-trattamento e dopo sei mesi di follow-up. I soggetti sono stati divisi in due gruppi, alti e bassi in autoefficacia, secondo i punteggi ESES del pre-trattamento. I gruppi non mostravano differenze statisticamente significative di livello culturale, età, sesso o sovrappeso iniziale. RISULTATI E CONCLUSIONI. Sono state osservate, in entrambi i gruppi, una perdita del sovrappeso e un incremento delle EA durante il post-trattamento e dopo sei mesi di follow-up. Tuttavia, la perdite di peso sono state significativamente maggiori, e le percentuali di abbandono minori, nel gruppo con EA alte. I risultati supportano la validità di costrutto della ESES, suggerendo che si tratta di un mezzo sensibile per individuare modifiche terapeutici, e indicano che le EA costituiscono un importante meccanismo mediatore dei risultati dei programmi cognitivo-comportamentali per l’obesità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.