La ricognizione di San Ciriaco del 1755 accertò la presenza di un corpo mummificato nel sarcofago centrale della cripta, identificato con quello di San Ciriaco, con accanto i sarcofagi di San Liberio e di San Marcellino. Non ci sono pervenute notizie di ricognizioni avvenute prima di questa data, anche se il telo di seta e le monete ritrovate nel sarcofago attestano quantomeno il culto del corpo in un arco di tempo compreso fra la fine del X e i primi decenni del XII secolo. La ricognizione scientifica del 1979 permise di stabilire che il corpo apparteneva ad un individuo di sesso maschile e di corporatura robusta, alto circa m 1,75 e deceduto intorno ai 65 anni di età. Le radiografie evidenziarono una frattura del collo del femore destro risalente ad alcuni mesi prima del decesso, gli esiti di vecchie fratture costali ed una frattura peri-mortem, interessante la faccia e la fossa cranica anteriore di destra. Gli esami istologici e chimici rilevarono la presenza di tracce di piombo sulla cute e nel palato, molto più elevate a livello tracheale (78,9 ppm). Anche se i valori rilevati in trachea non sono tali da giustificare l’introduzione orale di piombo fuso, come ipotizzato dagli studiosi degli anni ’70 , che avrebbe comportato la distruzione delle strutture ossee buccali e faringo-tracheali, si tratta certamente di valori elevati, verosimilmente riferibili all’inalazione di fumi di piombo. Una nuova ricognizione con metodi più moderni, come la determinazione degli isotopi stabili dello Stronzio e dell’Ossigeno, per determinare la provenienza geografica del Santo, e una datazione radiocarbonica con acceleratore su minuti frammenti, potrebbe gettare nuova luce su questo ed altri aspetti del Patrono di Ancona rimasti ancora problematici.

Le ricognizioni del corpo di S. Ciriaco

FORNACIARI GINO
2020-01-01

Abstract

La ricognizione di San Ciriaco del 1755 accertò la presenza di un corpo mummificato nel sarcofago centrale della cripta, identificato con quello di San Ciriaco, con accanto i sarcofagi di San Liberio e di San Marcellino. Non ci sono pervenute notizie di ricognizioni avvenute prima di questa data, anche se il telo di seta e le monete ritrovate nel sarcofago attestano quantomeno il culto del corpo in un arco di tempo compreso fra la fine del X e i primi decenni del XII secolo. La ricognizione scientifica del 1979 permise di stabilire che il corpo apparteneva ad un individuo di sesso maschile e di corporatura robusta, alto circa m 1,75 e deceduto intorno ai 65 anni di età. Le radiografie evidenziarono una frattura del collo del femore destro risalente ad alcuni mesi prima del decesso, gli esiti di vecchie fratture costali ed una frattura peri-mortem, interessante la faccia e la fossa cranica anteriore di destra. Gli esami istologici e chimici rilevarono la presenza di tracce di piombo sulla cute e nel palato, molto più elevate a livello tracheale (78,9 ppm). Anche se i valori rilevati in trachea non sono tali da giustificare l’introduzione orale di piombo fuso, come ipotizzato dagli studiosi degli anni ’70 , che avrebbe comportato la distruzione delle strutture ossee buccali e faringo-tracheali, si tratta certamente di valori elevati, verosimilmente riferibili all’inalazione di fumi di piombo. Una nuova ricognizione con metodi più moderni, come la determinazione degli isotopi stabili dello Stronzio e dell’Ossigeno, per determinare la provenienza geografica del Santo, e una datazione radiocarbonica con acceleratore su minuti frammenti, potrebbe gettare nuova luce su questo ed altri aspetti del Patrono di Ancona rimasti ancora problematici.
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