L’obiettivo è, secondo la line editoriale di Eurostudio che caratterizza la rivista sin dalla sua Prima serie, quello di pubblicare documentate e puntuali ricerche approfondite. Anche in questo volume le ricerche contribuiscono a superare la visione degli ebrei nella maggioranza delle epoche come “tendenzialmente più o meno estranei” alla società contemporanea, oppure peggio nel ruolo di “vittime” all’interno di realtà sempre dominate dall’anti-giudaismo e dunque il più delle volte ostili Al contrario, gli studi più puntuali hanno dimostrato e dimostrano come le collettività ebraiche abbiano saputo non solo reagire coese alle avversità e ai pregiudizi più attivi nelle fasi di rilancio dell’anti-giudaismo ma anche agire in contesti molto diversi fra loro dimostrando una capacità di interazione, di presenza e di riuscire a contrattare diversi gradi di inclusione all’interno delle diverse fasi storiche non sempre ostili. I saggi qui raccolti confermano il superamento di un altro stantio stereotipo: quello dell’ebreo usuraio. Infatti, sono molteplici le testimonianze che i banchi del “presto” dotati di sostanziali depositi remunerati, svolgevano spesso attività bancarie locali articolate verso una clientela di vario genere, in particolare tra i secoli XIV e XVI, anche con strutture complesse e testimonianze di reti di relazione di alto profilo sia, tra ebrei sia, prima della svolta anti-ebraica iniziata con Paolo IV e Pio V, con non ebrei. Interessante, a questo proposito, il ruolo degli ebrei nelle fasi di crescita economica che hanno caratterizzarono i processi di urbanizzazione tardomedievale e dei secoli successi6 vi. Dunque, banchi di qualche rilievo locale e anche attività mercantili talvolta protagoniste seppure minori di un sistema economico in profonda metamorfosi Ma non sono solo gli aspetti materiali a richiamare interesse, ma anche quelli culturali e identitari, come quelli legati al ruolo del Talmud nella formazione dell’ebraismo diasporico nelle sue diverse sfaccettature. A questa tematica va affiancata la strenua lotta contro le conversioni, più o meno forzate, della fase dei ghetti. In questo complesso periodo le compagini ebraiche emergono ancora vitali alla fine del secolo XVIII, al manifestarsi del pensiero illuminista e delle prime riforme; e poi fino agli esiti di indebolimento della tradizione e alla veloce secolarizzazione, un portato non previsto dalla piena emancipazione civile italiana conseguita a partire dallo Statuto di Carlo Alberto nel 1848. Sarà, dunque, il “Secolo breve” a mostrare il volto più drammatico del pregiudizio antiebraico.

Le reazioni ebraiche all'esclusione e agli stereotipi: dalla tarda antichità all'epoca contemporanea LES RÉPONSES JUIVES À L’EXCLUSION ET AUX STÉRÉOTYPES: DE L’ANTIQUITÉ TARDIVE À L’ÉPOQUE CONTEMPORAINE

alessandra veronese
2019-01-01

Abstract

L’obiettivo è, secondo la line editoriale di Eurostudio che caratterizza la rivista sin dalla sua Prima serie, quello di pubblicare documentate e puntuali ricerche approfondite. Anche in questo volume le ricerche contribuiscono a superare la visione degli ebrei nella maggioranza delle epoche come “tendenzialmente più o meno estranei” alla società contemporanea, oppure peggio nel ruolo di “vittime” all’interno di realtà sempre dominate dall’anti-giudaismo e dunque il più delle volte ostili Al contrario, gli studi più puntuali hanno dimostrato e dimostrano come le collettività ebraiche abbiano saputo non solo reagire coese alle avversità e ai pregiudizi più attivi nelle fasi di rilancio dell’anti-giudaismo ma anche agire in contesti molto diversi fra loro dimostrando una capacità di interazione, di presenza e di riuscire a contrattare diversi gradi di inclusione all’interno delle diverse fasi storiche non sempre ostili. I saggi qui raccolti confermano il superamento di un altro stantio stereotipo: quello dell’ebreo usuraio. Infatti, sono molteplici le testimonianze che i banchi del “presto” dotati di sostanziali depositi remunerati, svolgevano spesso attività bancarie locali articolate verso una clientela di vario genere, in particolare tra i secoli XIV e XVI, anche con strutture complesse e testimonianze di reti di relazione di alto profilo sia, tra ebrei sia, prima della svolta anti-ebraica iniziata con Paolo IV e Pio V, con non ebrei. Interessante, a questo proposito, il ruolo degli ebrei nelle fasi di crescita economica che hanno caratterizzarono i processi di urbanizzazione tardomedievale e dei secoli successi6 vi. Dunque, banchi di qualche rilievo locale e anche attività mercantili talvolta protagoniste seppure minori di un sistema economico in profonda metamorfosi Ma non sono solo gli aspetti materiali a richiamare interesse, ma anche quelli culturali e identitari, come quelli legati al ruolo del Talmud nella formazione dell’ebraismo diasporico nelle sue diverse sfaccettature. A questa tematica va affiancata la strenua lotta contro le conversioni, più o meno forzate, della fase dei ghetti. In questo complesso periodo le compagini ebraiche emergono ancora vitali alla fine del secolo XVIII, al manifestarsi del pensiero illuminista e delle prime riforme; e poi fino agli esiti di indebolimento della tradizione e alla veloce secolarizzazione, un portato non previsto dalla piena emancipazione civile italiana conseguita a partire dallo Statuto di Carlo Alberto nel 1848. Sarà, dunque, il “Secolo breve” a mostrare il volto più drammatico del pregiudizio antiebraico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1100954
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