Il volume prende le mosse dal convegno, organizzato con il patrocinio dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, del Dipartimento di scienze della Politica dell’Università degli Studi di Pisa e del Comité Español de Ciencias Históricas ed è dedicato all’approfondimento di aspetti ancora inediti dell’influenza spagnola sul Granducato di Toscana ed all’importanza che questa relazione tra i due paesi ebbe su uno tra i più importanti ordini militari italiani di età moderna, l’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano, istituito da Cosimo Medici a metà del XVI secolo e sopravvissuto fino all’Unità d’Italia. L’approccio comparativo che si propone prevede, anzitutto, una prima parte di più ampio respiro storiografico tesa a chiarire il legame profondo instauratosi tra il granducato di Toscana, e la politica medicea, con la Spagna. Gli interventi mireranno dunque a chiarire la natura molteplice delle relazioni che, in ambiti differenti, appaiono rilevanti nella costruzione del rapporto istituitosi fra le due realtà. Si delineano infatti aspetti comuni o interdipendenti in merito alle politiche mediterranee ed alle strategie di potenza, quanto in ambito economico, commerciale, culturale e letterario, una congerie di elementi che seppero incidere anche sui meccanismi di costruzione dei ceti dirigenti, con particolare riguardo alla nobiltà cavalleresca. Chiarito il contesto generale e il quadro d’insieme, nella seconda sessione del convegno la riflessione si sposta su quest’ultimo aspetto, alla ricerca di elementi di analisi che possano rivelare nuovi filoni di indagine quanto a simmetrie e reciproche contaminazioni. Ci si soffermerà sull’ascendente dei regolamenti cavallereschi iberici sull’ordinamento statutario toscano, nonché sulla significativa presenza, da un lato, degli spagnoli divenuti cavalieri stefaniani, dall’altro quella pur indicativa dei toscani all’interno dei principali ordini cavallereschi spagnoli, approfondendo in particolare l’uso che alcune famiglie fecero della vestizione d’abito quali veri e propri strumenti di ascesa sociale e di inserimento politico. Si intende esaminare come queste istituzioni, sia in Toscana che in Spagna, abbiano potuto svolgere una importante funzione nella formazione dei gruppi dirigenti, contribuendo alla diffusione di nuove dinamiche di partecipazione socio-politica. Per comprendere fino a che punto ci si trovi di fronte a fenomeni di trasmissione di modelli, si prenderanno in esame gli accesi dibattiti circa lo status nobiliare, i criteri di ammissibilità agli ordini cavallereschi, le possibili eccezioni alla regola, le evoluzioni diacroniche di queste stesse istituzioni e il riflesso in termini di costruzione di una propria identità politica da parte delle élites. Si confronteranno infine le riflessioni di intellettuali, letterati e giuristi del tempo, di ambito iberico e italiano, accomunati dall’aver partecipato alla costruzione di un immaginario specifico intorno alla figura del cavaliere, contribuendo alla creazione di nuovi stereotipi sociali. L’esame critico e metodologico delle fonti d’archivio spagnole e toscane andrà di pari passo all’analisi storica ed interpretativa, così da offrire il necessario supporto documentale agli studi condotti (o ancora da condurre) per la ricostruzione dei rapporti tra i due Stati e per delineare rilevanti elementi nella genesi dei ceti dirigenti di età moderna. Il ricorso alla documentazione in prospettiva comparata appare infatti quale indispensabile supporto per superare i limiti intrinseci di una storiografia troppo spesso orientata a un unico punto d’osservazione.

Istituzioni, Potere e Società.Le relazioni tra Spagna e Toscana per una storia mediterranea dell'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano

AGLIETTI, MARCELLA
2007-01-01

Abstract

Il volume prende le mosse dal convegno, organizzato con il patrocinio dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, del Dipartimento di scienze della Politica dell’Università degli Studi di Pisa e del Comité Español de Ciencias Históricas ed è dedicato all’approfondimento di aspetti ancora inediti dell’influenza spagnola sul Granducato di Toscana ed all’importanza che questa relazione tra i due paesi ebbe su uno tra i più importanti ordini militari italiani di età moderna, l’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano, istituito da Cosimo Medici a metà del XVI secolo e sopravvissuto fino all’Unità d’Italia. L’approccio comparativo che si propone prevede, anzitutto, una prima parte di più ampio respiro storiografico tesa a chiarire il legame profondo instauratosi tra il granducato di Toscana, e la politica medicea, con la Spagna. Gli interventi mireranno dunque a chiarire la natura molteplice delle relazioni che, in ambiti differenti, appaiono rilevanti nella costruzione del rapporto istituitosi fra le due realtà. Si delineano infatti aspetti comuni o interdipendenti in merito alle politiche mediterranee ed alle strategie di potenza, quanto in ambito economico, commerciale, culturale e letterario, una congerie di elementi che seppero incidere anche sui meccanismi di costruzione dei ceti dirigenti, con particolare riguardo alla nobiltà cavalleresca. Chiarito il contesto generale e il quadro d’insieme, nella seconda sessione del convegno la riflessione si sposta su quest’ultimo aspetto, alla ricerca di elementi di analisi che possano rivelare nuovi filoni di indagine quanto a simmetrie e reciproche contaminazioni. Ci si soffermerà sull’ascendente dei regolamenti cavallereschi iberici sull’ordinamento statutario toscano, nonché sulla significativa presenza, da un lato, degli spagnoli divenuti cavalieri stefaniani, dall’altro quella pur indicativa dei toscani all’interno dei principali ordini cavallereschi spagnoli, approfondendo in particolare l’uso che alcune famiglie fecero della vestizione d’abito quali veri e propri strumenti di ascesa sociale e di inserimento politico. Si intende esaminare come queste istituzioni, sia in Toscana che in Spagna, abbiano potuto svolgere una importante funzione nella formazione dei gruppi dirigenti, contribuendo alla diffusione di nuove dinamiche di partecipazione socio-politica. Per comprendere fino a che punto ci si trovi di fronte a fenomeni di trasmissione di modelli, si prenderanno in esame gli accesi dibattiti circa lo status nobiliare, i criteri di ammissibilità agli ordini cavallereschi, le possibili eccezioni alla regola, le evoluzioni diacroniche di queste stesse istituzioni e il riflesso in termini di costruzione di una propria identità politica da parte delle élites. Si confronteranno infine le riflessioni di intellettuali, letterati e giuristi del tempo, di ambito iberico e italiano, accomunati dall’aver partecipato alla costruzione di un immaginario specifico intorno alla figura del cavaliere, contribuendo alla creazione di nuovi stereotipi sociali. L’esame critico e metodologico delle fonti d’archivio spagnole e toscane andrà di pari passo all’analisi storica ed interpretativa, così da offrire il necessario supporto documentale agli studi condotti (o ancora da condurre) per la ricostruzione dei rapporti tra i due Stati e per delineare rilevanti elementi nella genesi dei ceti dirigenti di età moderna. Il ricorso alla documentazione in prospettiva comparata appare infatti quale indispensabile supporto per superare i limiti intrinseci di una storiografia troppo spesso orientata a un unico punto d’osservazione.
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