La Corsica ha costituito un’area “cerniera” fra la Francia e l’Italia in un periodo storico, il XIX secolo, denso di trasformazioni politiche, istituzionali ed economiche per entrambi i Paesi. Acquisita dalla Francia nel 1768, l’isola ha conservato per circa un secolo solidi legami di carattere politico-culturale ed economico con alcuni Stati della penisola italiana, e i suoi ceti dirigenti hanno a lungo condiviso con le elite italiane ottocentesche una cultura politica che presentava intrinsiche alterità rispetto al liberalismo francese. I rapporti culturali intrattenuti dal notabilato insulare con i principali centri di cultura italiani e il ruolo avuto dagli esuli che soggiornarono nell’isola nella prima metà dell’Ottocento – da Tommaseo a Benci, da Ricciardi a Guerrazzi – concorsero al consolidamento di questo quadro, e consentirono ai ceti liberali còrsi di concorrere a plasmare un immaginario simbolico che, anche negli Stati italiani preunitari, permeò il dibattito politico rispetto ai concetti di “nazione” e di “popolo”. Proprio tali circostanze condizionarono pesantemente i processi di “francesizzazione” e di integrazione dell’isola nell’ensemble politico-culturale transalpino nel periodo che va dalla restaurazione della monarchia borbonica al Secondo Impero, e posero pesanti ipoteche di carattere culturale e identitario nei rapporti fra la Francia e l’isola destinate a riemergere periodicamente nei decenni successivi.
Un’integrazione nazionale imperfetta. Élite e culture politiche in Corsica nella prima metà dell’Ottocento
Cini, Marco
2022-01-01
Abstract
La Corsica ha costituito un’area “cerniera” fra la Francia e l’Italia in un periodo storico, il XIX secolo, denso di trasformazioni politiche, istituzionali ed economiche per entrambi i Paesi. Acquisita dalla Francia nel 1768, l’isola ha conservato per circa un secolo solidi legami di carattere politico-culturale ed economico con alcuni Stati della penisola italiana, e i suoi ceti dirigenti hanno a lungo condiviso con le elite italiane ottocentesche una cultura politica che presentava intrinsiche alterità rispetto al liberalismo francese. I rapporti culturali intrattenuti dal notabilato insulare con i principali centri di cultura italiani e il ruolo avuto dagli esuli che soggiornarono nell’isola nella prima metà dell’Ottocento – da Tommaseo a Benci, da Ricciardi a Guerrazzi – concorsero al consolidamento di questo quadro, e consentirono ai ceti liberali còrsi di concorrere a plasmare un immaginario simbolico che, anche negli Stati italiani preunitari, permeò il dibattito politico rispetto ai concetti di “nazione” e di “popolo”. Proprio tali circostanze condizionarono pesantemente i processi di “francesizzazione” e di integrazione dell’isola nell’ensemble politico-culturale transalpino nel periodo che va dalla restaurazione della monarchia borbonica al Secondo Impero, e posero pesanti ipoteche di carattere culturale e identitario nei rapporti fra la Francia e l’isola destinate a riemergere periodicamente nei decenni successivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.