Questo volume ha per oggetto il ridisegno su base cronologica delle ville progettate da Ludwig Mies van der Rohe nel corso della sua carriera. E questo perché il nucleo problematico dell’opera miesiana ci sembra risiedere proprio nell’abitare, secondo una linea ormai consolidata sia nella critica che nel sentire comune. Caratteristica essenziale dell’opera è il ridisegno critico-analitico, alla stessa scala e secondo medesime condizioni grafiche, di queste case che manifestano così il proprio carattere di costruzione logica e dunque di replicabilità di un processo. Da questo punto di vista, l’architettura delle ville di Mies van der Rohe è esemplare: un unico principio spaziale, associato alla forma della vita domestica, viene messo in opera attraverso l’iterazione di elementi architettonici coincidenti con quelli della costruzione (pilastri, setti, muri liberi, pareti vetrate, pavimenti e solai) e sperimentato attraverso la produzione di un gran numero di variazioni di questo tema. Mettere in sequenza le tappe di una delle più straordinarie esperienze artistiche del Novecento significa non solo disvelare le linee di continuità e quelle di «faglia» di una ricerca paziente fino al limite dell’ossessione, ma soprattutto mettere in luce alcune tecniche compositive ad essa sottese che sondano e incrociano principi antichissimi (assialità, proporzioni auree, rapporti tra pieni e vuoti, tra parti coperte e altre scoperte dell’edificio) con quelli enunciati dalla «nuova tradizione» del Moderno (slittamenti, smaterializzazione, essenzialità, trasparenze, riflessioni e velature). Questo repertorio ci appare un utile strumento per tornare a interrogarci oggi sul significato contemporaneo della vita domestica, sulle relazioni tra modi di vivere e un pensiero sull’architettura che si manifesta in una dimensione assolutamente autonoma, nei termini di una radicalità senza compromessi.
Le Ville di Ludwig Mies van der Rohe
Luca Lanini;
2022-01-01
Abstract
Questo volume ha per oggetto il ridisegno su base cronologica delle ville progettate da Ludwig Mies van der Rohe nel corso della sua carriera. E questo perché il nucleo problematico dell’opera miesiana ci sembra risiedere proprio nell’abitare, secondo una linea ormai consolidata sia nella critica che nel sentire comune. Caratteristica essenziale dell’opera è il ridisegno critico-analitico, alla stessa scala e secondo medesime condizioni grafiche, di queste case che manifestano così il proprio carattere di costruzione logica e dunque di replicabilità di un processo. Da questo punto di vista, l’architettura delle ville di Mies van der Rohe è esemplare: un unico principio spaziale, associato alla forma della vita domestica, viene messo in opera attraverso l’iterazione di elementi architettonici coincidenti con quelli della costruzione (pilastri, setti, muri liberi, pareti vetrate, pavimenti e solai) e sperimentato attraverso la produzione di un gran numero di variazioni di questo tema. Mettere in sequenza le tappe di una delle più straordinarie esperienze artistiche del Novecento significa non solo disvelare le linee di continuità e quelle di «faglia» di una ricerca paziente fino al limite dell’ossessione, ma soprattutto mettere in luce alcune tecniche compositive ad essa sottese che sondano e incrociano principi antichissimi (assialità, proporzioni auree, rapporti tra pieni e vuoti, tra parti coperte e altre scoperte dell’edificio) con quelli enunciati dalla «nuova tradizione» del Moderno (slittamenti, smaterializzazione, essenzialità, trasparenze, riflessioni e velature). Questo repertorio ci appare un utile strumento per tornare a interrogarci oggi sul significato contemporaneo della vita domestica, sulle relazioni tra modi di vivere e un pensiero sull’architettura che si manifesta in una dimensione assolutamente autonoma, nei termini di una radicalità senza compromessi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.