La valutazione delle società che sono nei primi anni del loro ciclo di vita, che evidenziano una rapida crescita o quantomeno prospettive di un significativo sviluppo e in cui gran parte del valore è legato alle aspettative sul futuro, rappresenta un tema particolarmente attuale e sfidante per coloro che, per ragioni accademiche e professionali, si interessano alla valutazione d’azienda. A causa della loro unicità, la valutazione delle startup richiede un’attenzione particolare, essendo solitamente basata su un insieme di approcci quantitativi e di analisi qualitative finalizzate a ipotizzare le effettive possibilità di crescita aziendale. Poiché i flussi di reddito o di cassa attesi e la rischiosità percepita variano sensibilmente dall’una all’altra fase del ciclo di vita della startup, la valutazione può e deve essere condotta con approcci diversi a seconda dello stadio in cui la stessa è formulata. Ovviamente, un conto è valutare un’azienda che non ha ancora iniziato l’attività produttiva, un conto un’azienda che ha già dimostrato di essere in grado di raggiungere un certo fatturato e che, magari, ha già affrontato alcuni round di finanziamento. Al di là di questo, non va trascurato che molte startup vanno incontro al fallimento e alla chiusura. Spesso le incertezze nella valutazione di una startup possono rendere particolarmente ostico o, addirittura, impedire il processo di finanziamento dell’iniziativa imprenditoriale. I metodi tradizionali di valutazione più diffusi nella prassi professionale, come il metodo finanziario (Discounted Cash Flow o DCF) e il metodo dei multipli, nelle loro versioni più conosciute, sono di difficile applicazione in quanto presuppongono flussi reddituali o finanziari positivi e congrui su cui ancorarsi per generare valori accettabili della startup. D’altro canto, una troppo ottimistica considerazione del potenziale di crescita della startup in fase inziale può portare a evidenti sopravalutazioni, con ricadute negative sui rendimenti prospettici degli investitori e sul naturale processo di maturazione e sviluppo di aziende in fase di avvio. Ciò premesso, il volume è diviso in due parti: la prima, in cui si analizza il fenomeno delle startup e delle varie fasi del ciclo di vita delle stesse, dal punto di vista economico-aziendale. Nella seconda parte viene affrontato il tema della valutazione, presentando sia i metodi più tradizionali, opportunamente adeguati allo specifico oggetto della stima, sia i metodi più innovativi e qualitativi, non trascurando di approfondire il Venture Capital Method, impiegato sovente dai fondi di venture capital, e le specificità della valutazione in fase di exit tramite IPO. Completa questa seconda parte un esame delle metodologie per la stima periodica del valore di carico delle partecipazioni in startup acquisite da parte di fondi e investitori. Il contenuto del volume, in sintesi, è il seguente. Viene inizialmente inquadrato nella prospettiva aziendalistica il fenomeno startup, con particolare riferimento alle startup innovative, e individuate le varie fasi del ciclo di vita delle stesse (Capitolo 1). È, poi, approfondito il tema della pianificazione nelle startup e dell’elaborazione e comunicazione del business plan di tali iniziative (Capitolo 2). Particolare rilievo viene dato anche all’analisi dei fattori di rischio peculiari di tali imprese, sicuramente più vulnerabili di quelle più mature, anche ai fini di una corretta valutazione delle stesse (Capitolo 3). A seguire, si approfondisce il tema del giudizio diagnostico sulla strategia aziendale delle startup con riferimento all’idea imprenditoriale, al posizionamento nel contesto competitivo di riferimento, al sistema delle proposte di valore offerte agli stakeholder e alla dotazione del portafoglio di risorse e competenze (Capitolo 4). Un problema particolarmente sentito nelle startup, che può condizionarne lo sviluppo e la stessa valutazione, è quello del finanziamento dell’attività. Nell’esame di questo tema vengono definiti il ruolo degli acceleratori e incubatori, dei business angels e dei fondi di venture capital (Capitolo 5). Chiude la prima parte un inquadramento giuridico del fenomeno delle startup innovative, con specifico riferimento alle deroghe previste rispetto alla ordinaria disciplina societaria e ai vantaggi riconosciuti in ambito fiscale (Capitolo 6). Nella seconda parte sono illustrati i principali metodi, inclusi quelli più innovativi, adottati per la stima delle startup, non trascurando di esaminare le possibilità e i limiti applicativi di ciascuno di essi nelle diverse fasi del ciclo di vita (Capitolo 7). Sono, quindi, descritti i più diffusi metodi “qualitativi” di valutazione delle startup, idonei per le fasi inziali del ciclo di vita di tali attività, quali il Berkus Method, lo Scorecard Method e il Risk Factor Summation Method (Capitolo 8). Segue la disamina del Venture Capital Method, uno tra i metodi più usati durante nelle negoziazioni tra founder e potenziali investitori esterni (Capitolo 9). L’analisi si focalizza, poi, sul metodo finanziario (DCF) e, in particolare, sugli opportuni correttivi per adattare il modello tradizionale alle peculiarità dell’impresa startup (Modified DCF Method) (Capitolo 10). Successivamente, tramite una ricerca empirica sono indagate le metodologie valutative maggiormente impiegate per stimare le startup in fase di exit tramite IPO (Capitolo 11). Completa il volume un approfondimento sul tema della valutazione delle partecipazioni in startup nei bilanci dei fondi di venture capital e private equity, confrontando l’impostazione proposta da Banca d’Italia con l’approccio voluto dalle linee guida dell’International Private Equity and Venture Capital Valuation — IPEV (Capitolo 12).
La valutazione delle startup
Enrico GonnellaCo-primo
;
2022-01-01
Abstract
La valutazione delle società che sono nei primi anni del loro ciclo di vita, che evidenziano una rapida crescita o quantomeno prospettive di un significativo sviluppo e in cui gran parte del valore è legato alle aspettative sul futuro, rappresenta un tema particolarmente attuale e sfidante per coloro che, per ragioni accademiche e professionali, si interessano alla valutazione d’azienda. A causa della loro unicità, la valutazione delle startup richiede un’attenzione particolare, essendo solitamente basata su un insieme di approcci quantitativi e di analisi qualitative finalizzate a ipotizzare le effettive possibilità di crescita aziendale. Poiché i flussi di reddito o di cassa attesi e la rischiosità percepita variano sensibilmente dall’una all’altra fase del ciclo di vita della startup, la valutazione può e deve essere condotta con approcci diversi a seconda dello stadio in cui la stessa è formulata. Ovviamente, un conto è valutare un’azienda che non ha ancora iniziato l’attività produttiva, un conto un’azienda che ha già dimostrato di essere in grado di raggiungere un certo fatturato e che, magari, ha già affrontato alcuni round di finanziamento. Al di là di questo, non va trascurato che molte startup vanno incontro al fallimento e alla chiusura. Spesso le incertezze nella valutazione di una startup possono rendere particolarmente ostico o, addirittura, impedire il processo di finanziamento dell’iniziativa imprenditoriale. I metodi tradizionali di valutazione più diffusi nella prassi professionale, come il metodo finanziario (Discounted Cash Flow o DCF) e il metodo dei multipli, nelle loro versioni più conosciute, sono di difficile applicazione in quanto presuppongono flussi reddituali o finanziari positivi e congrui su cui ancorarsi per generare valori accettabili della startup. D’altro canto, una troppo ottimistica considerazione del potenziale di crescita della startup in fase inziale può portare a evidenti sopravalutazioni, con ricadute negative sui rendimenti prospettici degli investitori e sul naturale processo di maturazione e sviluppo di aziende in fase di avvio. Ciò premesso, il volume è diviso in due parti: la prima, in cui si analizza il fenomeno delle startup e delle varie fasi del ciclo di vita delle stesse, dal punto di vista economico-aziendale. Nella seconda parte viene affrontato il tema della valutazione, presentando sia i metodi più tradizionali, opportunamente adeguati allo specifico oggetto della stima, sia i metodi più innovativi e qualitativi, non trascurando di approfondire il Venture Capital Method, impiegato sovente dai fondi di venture capital, e le specificità della valutazione in fase di exit tramite IPO. Completa questa seconda parte un esame delle metodologie per la stima periodica del valore di carico delle partecipazioni in startup acquisite da parte di fondi e investitori. Il contenuto del volume, in sintesi, è il seguente. Viene inizialmente inquadrato nella prospettiva aziendalistica il fenomeno startup, con particolare riferimento alle startup innovative, e individuate le varie fasi del ciclo di vita delle stesse (Capitolo 1). È, poi, approfondito il tema della pianificazione nelle startup e dell’elaborazione e comunicazione del business plan di tali iniziative (Capitolo 2). Particolare rilievo viene dato anche all’analisi dei fattori di rischio peculiari di tali imprese, sicuramente più vulnerabili di quelle più mature, anche ai fini di una corretta valutazione delle stesse (Capitolo 3). A seguire, si approfondisce il tema del giudizio diagnostico sulla strategia aziendale delle startup con riferimento all’idea imprenditoriale, al posizionamento nel contesto competitivo di riferimento, al sistema delle proposte di valore offerte agli stakeholder e alla dotazione del portafoglio di risorse e competenze (Capitolo 4). Un problema particolarmente sentito nelle startup, che può condizionarne lo sviluppo e la stessa valutazione, è quello del finanziamento dell’attività. Nell’esame di questo tema vengono definiti il ruolo degli acceleratori e incubatori, dei business angels e dei fondi di venture capital (Capitolo 5). Chiude la prima parte un inquadramento giuridico del fenomeno delle startup innovative, con specifico riferimento alle deroghe previste rispetto alla ordinaria disciplina societaria e ai vantaggi riconosciuti in ambito fiscale (Capitolo 6). Nella seconda parte sono illustrati i principali metodi, inclusi quelli più innovativi, adottati per la stima delle startup, non trascurando di esaminare le possibilità e i limiti applicativi di ciascuno di essi nelle diverse fasi del ciclo di vita (Capitolo 7). Sono, quindi, descritti i più diffusi metodi “qualitativi” di valutazione delle startup, idonei per le fasi inziali del ciclo di vita di tali attività, quali il Berkus Method, lo Scorecard Method e il Risk Factor Summation Method (Capitolo 8). Segue la disamina del Venture Capital Method, uno tra i metodi più usati durante nelle negoziazioni tra founder e potenziali investitori esterni (Capitolo 9). L’analisi si focalizza, poi, sul metodo finanziario (DCF) e, in particolare, sugli opportuni correttivi per adattare il modello tradizionale alle peculiarità dell’impresa startup (Modified DCF Method) (Capitolo 10). Successivamente, tramite una ricerca empirica sono indagate le metodologie valutative maggiormente impiegate per stimare le startup in fase di exit tramite IPO (Capitolo 11). Completa il volume un approfondimento sul tema della valutazione delle partecipazioni in startup nei bilanci dei fondi di venture capital e private equity, confrontando l’impostazione proposta da Banca d’Italia con l’approccio voluto dalle linee guida dell’International Private Equity and Venture Capital Valuation — IPEV (Capitolo 12).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.