Il volume offre un quadro ampio e articolato della produzione giovanile di Giovanni Testori, facendo luce su una stagione importante, fino a oggi poco studiata, del suo percorso di scrittore e artista. Nato nel 1923, Testori iniziò a collaborare prestissimo alle riviste dei Gruppi universitari fascisti (d’ora in poi Guf), esordendo – non ancora diciottenne – con una ricca serie di articoli dedicati all’arte contemporanea. Nel periodo conclusivo del ventennio fascista le riviste dei Guf furono particolarmente vivaci: al loro interno operavano infatti giovani artisti e intellettuali che, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, sarebbero stati protagonisti del rinnovamento culturale e politico italiano. Testori svolse un ruolo di primo piano entro questa cornice, diventando in brevissimo tempo voce autorevole e apprezzata in tutta Italia. Da Novate Milanese, ove era nato e ove viveva, riuscì a intessere una fitta rete di relazioni, collaborando alle riviste dei Guf di Novara, Bologna, Firenze e Pisa. Il capitolo principale di questa esperienza si consumò sulle pagine di “Pattuglia”, rivista del Guf di Forlì, stampata tra il 1942 e il 1943. L’esperienza di Testori all’interno delle riviste dei Guf è documentata 99 lettere a Walter Ronchi, redattore capo di “Pattuglia”, che costituiscono il cuore del volume. Il ricco epistolario, inedito e appartenente alla Biblioteca “Aurelio Saffi” di Forlì, fa luce su progetti, obiettivi e indirizzo culturale del giovane Testori e non solo. Dalle numerose lettere, contraddistinte spesso da una scrittura felice anche entro la dimensione privata, emerge la lucidità e la determinazione del giovane intellettuale. Le lettere sono qui restituite in edizione critica, annotata e commentata. Testori fu incaricato di gestire la pagina artistica: qui egli pubblicò articoli di grande spessore e densità critica e si fece promotore di iniziative editoriali di rilievo, che destarono molto interesse, provocando forti reazioni per la radicale apertura alla cultura artistica moderna internazionale. Per “Pattuglia”, infatti, Testori curò una collana di volumi dedicati all’arte, uno dei quali, un omaggio a Picasso, sorprendentemente riproduceva i disegni preparatori per Guernica, opera simbolo dell’opposizione alla violenza militare nazifascista. Per “Pattuglia”, ancora, nella primavera del 1943 Testori curò un fascicolo monografico dedicato alla storia della pittura italiana contemporanea, in cui – tra l’altro – ampio spazio era dato alla figura di Modigliani, artista inviso al regime per la sua origine ebraica. Quest’ultimo episodio determinò l’intervento della censura politica fascista e la chiusura della rivista forlivese. Introduce il volume un saggio del curatore, Mattia Patti, teso a delineare il profilo del giovane Testori nel contesto della cultura artistica italiana del tempo. Sono ripercorsi così gli oltre cinquanta testi critici dedicati ad artisti della tradizione moderna europea (Gauguin e Matisse), ma soprattutto a pittori e scultori italiani del XX secolo: da Carrà a Scipione, da Birolli a Manzù, fino a Guttuso e Cassinari. Dalla raccolta di scritti emerge la qualità della prosa testoriana, che fin da subito è caratterizzata da strappi e corse affannate, da aperture luminose che annunciano gli esiti della più piena maturità. Nel volume sono tra l’altro riprodotti i disegni che documentano la fase di avvio della produzione artistica di Testori. Stampati nelle pagine delle riviste dei Guf e fino a oggi dimenticati, queste prove grafiche raccontano il suo affacciarsi sul mondo dell’arte, il suo aderire a una linea di ricerca capace di coniugare la lezione dei grandi maestri della tradizione moderna dell’arte europea (Matisse in primis) e un nervosismo espressivo che nei primi anni Quaranta caratterizzava il linguaggio di molti giovani talenti della scena italiana (Guttuso e Morlotti su tutti).

Giovanni Testori, "Una dolcissima violenza sulle cose". Lettere e scritti negli anni di "Pattuglia"

Mattia Patti
2022-01-01

Abstract

Il volume offre un quadro ampio e articolato della produzione giovanile di Giovanni Testori, facendo luce su una stagione importante, fino a oggi poco studiata, del suo percorso di scrittore e artista. Nato nel 1923, Testori iniziò a collaborare prestissimo alle riviste dei Gruppi universitari fascisti (d’ora in poi Guf), esordendo – non ancora diciottenne – con una ricca serie di articoli dedicati all’arte contemporanea. Nel periodo conclusivo del ventennio fascista le riviste dei Guf furono particolarmente vivaci: al loro interno operavano infatti giovani artisti e intellettuali che, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, sarebbero stati protagonisti del rinnovamento culturale e politico italiano. Testori svolse un ruolo di primo piano entro questa cornice, diventando in brevissimo tempo voce autorevole e apprezzata in tutta Italia. Da Novate Milanese, ove era nato e ove viveva, riuscì a intessere una fitta rete di relazioni, collaborando alle riviste dei Guf di Novara, Bologna, Firenze e Pisa. Il capitolo principale di questa esperienza si consumò sulle pagine di “Pattuglia”, rivista del Guf di Forlì, stampata tra il 1942 e il 1943. L’esperienza di Testori all’interno delle riviste dei Guf è documentata 99 lettere a Walter Ronchi, redattore capo di “Pattuglia”, che costituiscono il cuore del volume. Il ricco epistolario, inedito e appartenente alla Biblioteca “Aurelio Saffi” di Forlì, fa luce su progetti, obiettivi e indirizzo culturale del giovane Testori e non solo. Dalle numerose lettere, contraddistinte spesso da una scrittura felice anche entro la dimensione privata, emerge la lucidità e la determinazione del giovane intellettuale. Le lettere sono qui restituite in edizione critica, annotata e commentata. Testori fu incaricato di gestire la pagina artistica: qui egli pubblicò articoli di grande spessore e densità critica e si fece promotore di iniziative editoriali di rilievo, che destarono molto interesse, provocando forti reazioni per la radicale apertura alla cultura artistica moderna internazionale. Per “Pattuglia”, infatti, Testori curò una collana di volumi dedicati all’arte, uno dei quali, un omaggio a Picasso, sorprendentemente riproduceva i disegni preparatori per Guernica, opera simbolo dell’opposizione alla violenza militare nazifascista. Per “Pattuglia”, ancora, nella primavera del 1943 Testori curò un fascicolo monografico dedicato alla storia della pittura italiana contemporanea, in cui – tra l’altro – ampio spazio era dato alla figura di Modigliani, artista inviso al regime per la sua origine ebraica. Quest’ultimo episodio determinò l’intervento della censura politica fascista e la chiusura della rivista forlivese. Introduce il volume un saggio del curatore, Mattia Patti, teso a delineare il profilo del giovane Testori nel contesto della cultura artistica italiana del tempo. Sono ripercorsi così gli oltre cinquanta testi critici dedicati ad artisti della tradizione moderna europea (Gauguin e Matisse), ma soprattutto a pittori e scultori italiani del XX secolo: da Carrà a Scipione, da Birolli a Manzù, fino a Guttuso e Cassinari. Dalla raccolta di scritti emerge la qualità della prosa testoriana, che fin da subito è caratterizzata da strappi e corse affannate, da aperture luminose che annunciano gli esiti della più piena maturità. Nel volume sono tra l’altro riprodotti i disegni che documentano la fase di avvio della produzione artistica di Testori. Stampati nelle pagine delle riviste dei Guf e fino a oggi dimenticati, queste prove grafiche raccontano il suo affacciarsi sul mondo dell’arte, il suo aderire a una linea di ricerca capace di coniugare la lezione dei grandi maestri della tradizione moderna dell’arte europea (Matisse in primis) e un nervosismo espressivo che nei primi anni Quaranta caratterizzava il linguaggio di molti giovani talenti della scena italiana (Guttuso e Morlotti su tutti).
2022
Patti, Mattia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1177787
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