La Toscana si è scoperta vulnerabile in questo trentennio di ricorrenti crisi economiche che si sono succedute colpendo in fasi distinte i diversi settori dell’economia toscana: dal sistema bancario e del credito a partire dal 2008, alle profonde ripercussioni sull’economia reale, aggravate, dieci anni dopo, dall’emergenza pandemica COVID-19 e dalle restrizioni socio-economiche adottate per il suo contenimento. Nessun territorio è stato risparmiato dall’impatto di questi cambiamenti, ma in alcuni di questi alla crisi è corrisposto un complessivo declino dei sistemi produttivi locali – pensiamo a quelli tradizionali del cuoio-calzature e del tessile-abbigliamento – e del loro tessuto sociale, mettendo in discussione modelli, apparentemente resilienti, perché capaci di coniugare sviluppo locale e capitale sociale. I fenomeni di criminalità organizzata e di corruzione si innestano in questo contesto, rappresentando una variabile interveniente rispetto a processi che traggono origine in equilibri venuti a mancare in economia quanto in società. Alle sottovalutazioni di molte istituzioni e di vari segmenti della società civile, talvolta genuinamente mosse da una fiducia smisurata sulla resilienza di certe subculture contro fenomeni criminali che si ritenevano distanti geograficamente e culturalmente, nel tempo hanno messo radice nell’economia e non solo, cointeressenze con un fenomeno mafioso a tratti non interessato ad assoggettare, ma a corrompere. In queste ultime circostanze, però, la sottovalutazione si è spesso trasformata in rimozione utilitaristica del problema, e talvolta in condotte propriamente collusive, rispetto alle quali l’accertamento della loro rilevanza penale è soltanto complementare rispetto a meccanismi di stigmatizzazione sociale che ne dovrebbero far emergere il disvalore etico di fondo.

Sesto Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana

Alberto Vannucci
;
Salvatore Sberna
;
2022-01-01

Abstract

La Toscana si è scoperta vulnerabile in questo trentennio di ricorrenti crisi economiche che si sono succedute colpendo in fasi distinte i diversi settori dell’economia toscana: dal sistema bancario e del credito a partire dal 2008, alle profonde ripercussioni sull’economia reale, aggravate, dieci anni dopo, dall’emergenza pandemica COVID-19 e dalle restrizioni socio-economiche adottate per il suo contenimento. Nessun territorio è stato risparmiato dall’impatto di questi cambiamenti, ma in alcuni di questi alla crisi è corrisposto un complessivo declino dei sistemi produttivi locali – pensiamo a quelli tradizionali del cuoio-calzature e del tessile-abbigliamento – e del loro tessuto sociale, mettendo in discussione modelli, apparentemente resilienti, perché capaci di coniugare sviluppo locale e capitale sociale. I fenomeni di criminalità organizzata e di corruzione si innestano in questo contesto, rappresentando una variabile interveniente rispetto a processi che traggono origine in equilibri venuti a mancare in economia quanto in società. Alle sottovalutazioni di molte istituzioni e di vari segmenti della società civile, talvolta genuinamente mosse da una fiducia smisurata sulla resilienza di certe subculture contro fenomeni criminali che si ritenevano distanti geograficamente e culturalmente, nel tempo hanno messo radice nell’economia e non solo, cointeressenze con un fenomeno mafioso a tratti non interessato ad assoggettare, ma a corrompere. In queste ultime circostanze, però, la sottovalutazione si è spesso trasformata in rimozione utilitaristica del problema, e talvolta in condotte propriamente collusive, rispetto alle quali l’accertamento della loro rilevanza penale è soltanto complementare rispetto a meccanismi di stigmatizzazione sociale che ne dovrebbero far emergere il disvalore etico di fondo.
2022
Vannucci, Alberto; Sberna, Salvatore; Antonelli, Marco
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