Questo volume indaga criticamente alcuni progetti di Mies van der Rohe per Berlino nonché la costruzione di un’idea generale per la città moderna che tale opera complessivamente sottende. Un’esperienza concentrata nel tempo – poco più di dieci anni, dal 1922 al 1933, con un’affascinante e definitiva coda alla fine della sua parabola terrena, alla fine degli anni Sessanta – che, pur nascendo da alcune occasioni particolari, soprattutto concorsi o incarichi diretti per edifici pubblici, presenta a nostro avviso alcuni caratteri di esemplarità: attraverso questi edifici, Mies ricerca sia delle risposte locali ad alcune questioni urbane che si erano storicamente determinate nella città di Berlino, sia delle soluzioni universali e tipizzabili, con significativi caratteri di generalità, per l’architettura della metropoli contemporanea. Mettere in sequenza le tappe di una delle più straordinarie esperienze artistiche del Novecento significa non solo disvelare le linee di continuità e quelle di «faglia» di una ricerca paziente fino al limite dell’ossessione, ma soprattutto mettere in luce alcune tecniche relative alla progettazione urbana e al rapporto con una città – Berlino – che rappresenta uno dei capitoli decisivi di quella «autobiografia scientifica» che è la carriera e il più prezioso Nachlass di Ludwig Mies van der Rohe. Ma soprattutto ripercorrere l’Erfahrung di Mies van der Rohe significa ricondurre il discorso sull’architettura della città, come quello sull’architettura tout court, a una riflessione sulle sue forme costruite, sullo spazio della vita civile dell’uomo contemporaneo nella prospettiva di una città aperta alla natura e con essa finalmente riconciliata. Una relazione tra forme e vita che in architettura come nella città si manifesta in una dimensione assolutamente autonoma e che nell’opera di Mies appare nei termini di una radicalità senza compromessi o infingimenti.
Un architetto e una città. Ludwig Mies van der Rohe a Berlino
Luca Lanini;
2023-01-01
Abstract
Questo volume indaga criticamente alcuni progetti di Mies van der Rohe per Berlino nonché la costruzione di un’idea generale per la città moderna che tale opera complessivamente sottende. Un’esperienza concentrata nel tempo – poco più di dieci anni, dal 1922 al 1933, con un’affascinante e definitiva coda alla fine della sua parabola terrena, alla fine degli anni Sessanta – che, pur nascendo da alcune occasioni particolari, soprattutto concorsi o incarichi diretti per edifici pubblici, presenta a nostro avviso alcuni caratteri di esemplarità: attraverso questi edifici, Mies ricerca sia delle risposte locali ad alcune questioni urbane che si erano storicamente determinate nella città di Berlino, sia delle soluzioni universali e tipizzabili, con significativi caratteri di generalità, per l’architettura della metropoli contemporanea. Mettere in sequenza le tappe di una delle più straordinarie esperienze artistiche del Novecento significa non solo disvelare le linee di continuità e quelle di «faglia» di una ricerca paziente fino al limite dell’ossessione, ma soprattutto mettere in luce alcune tecniche relative alla progettazione urbana e al rapporto con una città – Berlino – che rappresenta uno dei capitoli decisivi di quella «autobiografia scientifica» che è la carriera e il più prezioso Nachlass di Ludwig Mies van der Rohe. Ma soprattutto ripercorrere l’Erfahrung di Mies van der Rohe significa ricondurre il discorso sull’architettura della città, come quello sull’architettura tout court, a una riflessione sulle sue forme costruite, sullo spazio della vita civile dell’uomo contemporaneo nella prospettiva di una città aperta alla natura e con essa finalmente riconciliata. Una relazione tra forme e vita che in architettura come nella città si manifesta in una dimensione assolutamente autonoma e che nell’opera di Mies appare nei termini di una radicalità senza compromessi o infingimenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.