L’intervento fa il punto sulla complessa situazione editoriale delle opere di Anton Francesco Doni, sia di quelle con esclusiva tradizione a stampa, sia dei manoscritti autografi. Si affrontano i problemi ecdotici relativi alle prime, evidenziando come le edizioni critiche più recenti abbiano recepito la necessità di non trascurare il fondamentale corredo iconografico delle cinquecentine. Si evidenziano le peculiarità dei manoscritti, relative in particolare alle grafie e alla questione di quale sia l’“ultima volontà dell’autore”. La soluzione più opportuna è quella di un accentuato conservatorismo grafico, sia perché si tratta di autografi (e le scelte grafiche dell’autore sono un indubbio elemento culturale d’interesse), sia perché spesso si gioca con singole lettere solitamente espunte nelle edizioni ortofoniche (come le h pseudoetimologiche), per esempio negli isopsefi dei Numeri (ossia le predizioni legate all’associazione di cifre ai nomi dei personaggi). Si dimostra come il Doni non tendesse a un singolo optimum testuale attraverso un percorso evolutivo che tende ad approssimarsi alla perfezione, ma aspirasse viceversa a moltiplicare il più possibile i suoi testi, diversificando il singolo esemplare attraverso varianti che con tutta evidenza mirano a “personalizzarlo” rispetto al destinatario; esemplari che, dunque, hanno tutti pari dignità e valore testuale.
Prospettive editoriali e questioni filologiche doniane
MASI, GIORGIO
2008-01-01
Abstract
L’intervento fa il punto sulla complessa situazione editoriale delle opere di Anton Francesco Doni, sia di quelle con esclusiva tradizione a stampa, sia dei manoscritti autografi. Si affrontano i problemi ecdotici relativi alle prime, evidenziando come le edizioni critiche più recenti abbiano recepito la necessità di non trascurare il fondamentale corredo iconografico delle cinquecentine. Si evidenziano le peculiarità dei manoscritti, relative in particolare alle grafie e alla questione di quale sia l’“ultima volontà dell’autore”. La soluzione più opportuna è quella di un accentuato conservatorismo grafico, sia perché si tratta di autografi (e le scelte grafiche dell’autore sono un indubbio elemento culturale d’interesse), sia perché spesso si gioca con singole lettere solitamente espunte nelle edizioni ortofoniche (come le h pseudoetimologiche), per esempio negli isopsefi dei Numeri (ossia le predizioni legate all’associazione di cifre ai nomi dei personaggi). Si dimostra come il Doni non tendesse a un singolo optimum testuale attraverso un percorso evolutivo che tende ad approssimarsi alla perfezione, ma aspirasse viceversa a moltiplicare il più possibile i suoi testi, diversificando il singolo esemplare attraverso varianti che con tutta evidenza mirano a “personalizzarlo” rispetto al destinatario; esemplari che, dunque, hanno tutti pari dignità e valore testuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.