La riflessione, secondo un approccio propriamente di diritto pubblico, intende porre in evidenza la centralità della lotta alla povertà abitativa rispetto alla tutela di una vita dignitosa e alla realizzazione di una società di liberi ed eguali delineata in Costituzione (artt. 2e 3 Cost.) 24. Tale centralità è stata evidente sin dalle sentenze di fine anni Ottanta della Corte costituzionale (sentt. nn. 49/87, 217/88, 404/88) dalle quali è rilevabile più chiaramente un orientamento che si è andato poi consolidando fino alle recenti decisioni della Corte (ex multis, sentt. nn. 166/2008, 210/2021, 44/2020, 67/2024) molte delle quali, occupandosi dei requisiti per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica da parte degli stranieri lasciano emergere il valore relazionale della dignità, la sua accezione sociale e il suo legame con la garanzia di un bene primario quale è l’abitazione (Cap. I). In particolare, dopo aver dimostrato la rilevanza del contrasto alla povertà abitativa rispetto alla tutela di una vita dignitosa, anche sulla scorta della giurisprudenza costituzionale e sovranazionale, la riflessione si è concentrata sul principale diritto svilito dal tale forma di povertà: il diritto all’abitazione.La tutela del diritto all’abitazione da approntare attraverso le misure di contrasto alla povertà abitativa costituisce, infatti, un presupposto fondamentale per la partecipazione alla vita politica e sociale che non è concretamente possibile se questa è ostacolata dal bisogno; d’altronde, la pari dignità sociale si realizza non solo attraverso l’intervento dei pubblici poteri alla rimozione degli ostacoli per “passivi” destinatari, ma si realizza anche attraverso l’esercizio di quei diritti che consentono alla persona di “attivarsi”, di recuperare un ruolo nella società in cui è situato e la cui realizzazione presuppone una libertà dal bisogno che per oltre un milione di persone si concretizza principalmente con quello abitativo.Per questa ragione ci si è chiesti se esistessero margini di rafforzamento per il suddetto diritto e quali fossero i principali nodi costituzionali da sciogliere (Cap. II). In questa ottica si è riflettuto sulla configurabilità, analogamente a quanto previsto per il diritto alla salute, di un livello essenziale delle prestazioni (art. 117, comma 2, lett. m), Cost.) anche per il diritto all’abitazione. L’asse che lega la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni al principio di eguaglianza sostanziale (art. 3, comma 2, Cost.) ha evidenziato un altro nodo di rilievo costituzionale costituito dalla garanzia del diritto all’abitazione per gli stranieri. Si tratta di aspetti che sono da collegarsi alle più ampie questioni che il diritto all’abitazione pone rispetto alla proprietà privata e alla sua (regressiva) funzione sociale 29 (art. 42 Cost.), tema che è ripreso anche nella parte conclusiva del lavoro. La ricostruzione della letteratura e della giurisprudenza relativa ai principali nodi costituzionali è completata con un’analisi delle politiche abitative pubbliche, necessaria per comprendere l’impatto che tali politiche hanno avuto sulla lotta alla povertà abitativa e sull’effettività del diritto all’abitare (Cap. III).In particolare, l’osservazione di queste ultime è stata mirata a evidenziare la progressiva marginalizzazione della questione abitativa dall’agenda politica, un crescente disimpegno da parte dello Stato che, unito al processo di decentramento avviato negli anni Novanta poi costituzionalizzato con la riforma del 2001 e al contemporaneo processo di finanziarizzazione della casa, ha creato una frammentazione della risposta al disagio con un conseguente aumento della povertà abitativa che si coglie immediatamente nelle nostre città. Proprio guardando alle città, a come e a chi è consentito di abitarle, è apparso necessario riflettere sui modelli di città verso i quali si sta orientando lo sviluppo urbano e se questi siano coerenti con i principi di solidarietà ed eguaglianza (Cap. IV).L’obiettivo della ricerca non risiede solo nell’attirare l’attenzione su un tema complesso, a lungo trascurato dai pubblici poteri, ma è anche quello di riflettere sulla necessità di contrastare la povertà abitativa come passaggio di un percorso di inversione di rotta verso il ritorno al valore della persona rispetto alle cose, della primazia del costituzionale e del politico sull’economico e verso il responsabile esercizio della funzione di indirizzo politico da parte di Parlamento e Governo per l’attuazione del progetto di società affidatoci dalla Costituzione.

Povertà abitativa e Costituzione. Nuovi itinerari di ricerca

Francesca Nugnes
2024-01-01

Abstract

La riflessione, secondo un approccio propriamente di diritto pubblico, intende porre in evidenza la centralità della lotta alla povertà abitativa rispetto alla tutela di una vita dignitosa e alla realizzazione di una società di liberi ed eguali delineata in Costituzione (artt. 2e 3 Cost.) 24. Tale centralità è stata evidente sin dalle sentenze di fine anni Ottanta della Corte costituzionale (sentt. nn. 49/87, 217/88, 404/88) dalle quali è rilevabile più chiaramente un orientamento che si è andato poi consolidando fino alle recenti decisioni della Corte (ex multis, sentt. nn. 166/2008, 210/2021, 44/2020, 67/2024) molte delle quali, occupandosi dei requisiti per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica da parte degli stranieri lasciano emergere il valore relazionale della dignità, la sua accezione sociale e il suo legame con la garanzia di un bene primario quale è l’abitazione (Cap. I). In particolare, dopo aver dimostrato la rilevanza del contrasto alla povertà abitativa rispetto alla tutela di una vita dignitosa, anche sulla scorta della giurisprudenza costituzionale e sovranazionale, la riflessione si è concentrata sul principale diritto svilito dal tale forma di povertà: il diritto all’abitazione.La tutela del diritto all’abitazione da approntare attraverso le misure di contrasto alla povertà abitativa costituisce, infatti, un presupposto fondamentale per la partecipazione alla vita politica e sociale che non è concretamente possibile se questa è ostacolata dal bisogno; d’altronde, la pari dignità sociale si realizza non solo attraverso l’intervento dei pubblici poteri alla rimozione degli ostacoli per “passivi” destinatari, ma si realizza anche attraverso l’esercizio di quei diritti che consentono alla persona di “attivarsi”, di recuperare un ruolo nella società in cui è situato e la cui realizzazione presuppone una libertà dal bisogno che per oltre un milione di persone si concretizza principalmente con quello abitativo.Per questa ragione ci si è chiesti se esistessero margini di rafforzamento per il suddetto diritto e quali fossero i principali nodi costituzionali da sciogliere (Cap. II). In questa ottica si è riflettuto sulla configurabilità, analogamente a quanto previsto per il diritto alla salute, di un livello essenziale delle prestazioni (art. 117, comma 2, lett. m), Cost.) anche per il diritto all’abitazione. L’asse che lega la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni al principio di eguaglianza sostanziale (art. 3, comma 2, Cost.) ha evidenziato un altro nodo di rilievo costituzionale costituito dalla garanzia del diritto all’abitazione per gli stranieri. Si tratta di aspetti che sono da collegarsi alle più ampie questioni che il diritto all’abitazione pone rispetto alla proprietà privata e alla sua (regressiva) funzione sociale 29 (art. 42 Cost.), tema che è ripreso anche nella parte conclusiva del lavoro. La ricostruzione della letteratura e della giurisprudenza relativa ai principali nodi costituzionali è completata con un’analisi delle politiche abitative pubbliche, necessaria per comprendere l’impatto che tali politiche hanno avuto sulla lotta alla povertà abitativa e sull’effettività del diritto all’abitare (Cap. III).In particolare, l’osservazione di queste ultime è stata mirata a evidenziare la progressiva marginalizzazione della questione abitativa dall’agenda politica, un crescente disimpegno da parte dello Stato che, unito al processo di decentramento avviato negli anni Novanta poi costituzionalizzato con la riforma del 2001 e al contemporaneo processo di finanziarizzazione della casa, ha creato una frammentazione della risposta al disagio con un conseguente aumento della povertà abitativa che si coglie immediatamente nelle nostre città. Proprio guardando alle città, a come e a chi è consentito di abitarle, è apparso necessario riflettere sui modelli di città verso i quali si sta orientando lo sviluppo urbano e se questi siano coerenti con i principi di solidarietà ed eguaglianza (Cap. IV).L’obiettivo della ricerca non risiede solo nell’attirare l’attenzione su un tema complesso, a lungo trascurato dai pubblici poteri, ma è anche quello di riflettere sulla necessità di contrastare la povertà abitativa come passaggio di un percorso di inversione di rotta verso il ritorno al valore della persona rispetto alle cose, della primazia del costituzionale e del politico sull’economico e verso il responsabile esercizio della funzione di indirizzo politico da parte di Parlamento e Governo per l’attuazione del progetto di società affidatoci dalla Costituzione.
2024
Nugnes, Francesca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1272212
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