Nella monografia Giacosa appare un personaggio emblematico della società teatrale dell'Italia Unita: della generazione di autori 'borghesi' che esordiscono negli anni Settanta, ancora fiduciosi di contribuire con la loro professionalità alla costruzione della nuova Italia, sarà fra i primi a rispecchiare (nel suo teatro) l'incrinarsi di quei valori su cui la sua classe, uscita dall'avventura risorgimentale, confidava di consolidarsi. Dalla crisi del microcosmo familiare, come luogo (anche scenico) dell'ordine morale e della produttività economica, nasce il più 'realistico' teatro giacosiano: quello dell'adulterio che si consuma e si esaurisce in un tinello borghese ("Tristi amori", 1887), e quello d'una famiglia borghese il cui capo, l'onesto «bue da lavoro» Giovanni Rovani, «non sa comandare» ("Come le foglie", 1900). Nel saggio si rileva, inoltre, la relativa novità dell'ultima drammaturgia dell'autore, che non limita più l'azione 'reale' all'azione 'scenica'; accanto al 'presente', all' hic et nunc della rappresentazione, si insinuano anche il 'passato' e il 'futuro' a dare una nota di inquietudine alla vita apparentemente conclusa dello spettacolo.
"Giuseppe Giacosa"
BARSOTTI, ANNA
1973-01-01
Abstract
Nella monografia Giacosa appare un personaggio emblematico della società teatrale dell'Italia Unita: della generazione di autori 'borghesi' che esordiscono negli anni Settanta, ancora fiduciosi di contribuire con la loro professionalità alla costruzione della nuova Italia, sarà fra i primi a rispecchiare (nel suo teatro) l'incrinarsi di quei valori su cui la sua classe, uscita dall'avventura risorgimentale, confidava di consolidarsi. Dalla crisi del microcosmo familiare, come luogo (anche scenico) dell'ordine morale e della produttività economica, nasce il più 'realistico' teatro giacosiano: quello dell'adulterio che si consuma e si esaurisce in un tinello borghese ("Tristi amori", 1887), e quello d'una famiglia borghese il cui capo, l'onesto «bue da lavoro» Giovanni Rovani, «non sa comandare» ("Come le foglie", 1900). Nel saggio si rileva, inoltre, la relativa novità dell'ultima drammaturgia dell'autore, che non limita più l'azione 'reale' all'azione 'scenica'; accanto al 'presente', all' hic et nunc della rappresentazione, si insinuano anche il 'passato' e il 'futuro' a dare una nota di inquietudine alla vita apparentemente conclusa dello spettacolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.